Bisognerà scriverla bene e tutta, la storia figura della costruzione dell’aeroporto palermitano di punta Raisi. L’opera venne progettata a partire dal 1954, ed è noto solo nei suoi contorni lo scontro politico ed affaristico-mafioso che giustificò la querelle circa la scelta finale del sito, fra la piana di Bagheria e punta Raisi; quest’ultima località alla fine prevalse nella preferenza di Stato e Regione, malgrado l’inadeguatezza delle condizioni di volo e le ingerenze negli appalti della mafia di Castellammare del Golfo, Carini e Terrasini ( un interesse legato anche all’utilizzo dello scalo aereo per il trasporto di droga da e per gli Stati Uniti ).
Fra le pieghe delle tante contraddizioni in cui
nacque l’impianto di punta Raisi – entrato in funzione nel gennaio del 1961 –
vi è anche la storia delle due vaste caverne sulle quali venne gettato il
cemento della pista di rullaggio.
Già ben prima della progettazione dell’aeroporto, le
grotte – ubicate ad Est della vecchia aerostazione e della torre di controllo -
erano conosciute dai pastori della zona, che vi ricoveravano le loro greggi. Altrettanto
note avrebbero dovuto essere anche ai tanti tecnici incaricati di svolgere i
sopralluoghi che anticiparono l’avvio dei cantieri; la presenza delle vaste
cavità tuttavia non fermò i lavori, salvo poi riproporsi – come nel gennaio del
1972 - con periodici cedimenti del piano di rullaggio, causati dal transito dei
pesanti jet.
Delle due grotte di punta Raisi oggi non c’è più
traccia visibile.
Rimane invece quasi integra un’altra grande cavità –
la grotta dello Zubbio o Biondo - riscoperta nel maggio del 1980 duranti i
lavori per la costruzione degli svincoli di accesso all’autostrada per punta
Raisi e Mazara del Vallo, nei pressi di Villa Malatacca.
La caverna – già nota nel Settecento ed ispezionata
in parte nel 1932 da un ingegnere ungherese, Aspel Kirner – offre lo spettacolo
di coloratissime stalattiti e stalagmiti a piramide, a colonna e drappeggiate:
un monumento della natura poco o per nulla noto ai palermitani, ma che almeno
non ha subìto quelle colate di cemento che hanno invece cancellato le grotte di
punta Raisi.
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