lunedì 4 febbraio 2013

VECCHIE ESCURSIONI SUL FIUME CIANE

Escursione in barca fra i papiri del fiume Ciane, nel siracusano.
L'immagine, insieme ad altre tre riproposte di seguito da ReportageSicilia,
è antecedente
al 1930 ed è tratta dall'opera "Siracusa e la Valle dell'Anapo", edita dall'Istituto Italiano d'Arti Grafiche di Bergamo.
Lo scatto è attribuito al fotografo siracusano
Angelo Maltese ( 1896-1978 )  

E’ di questi giorni la notizia dello stato di degrado in cui versa a Siracusa la Riserva del fiume Ciane http://www.siracusanews.it/node/34325.
La denuncia porta la firma di tre associazioni ambientaliste, che hanno documentato gravi violazioni ( prelievo di acque, accesso di quad ed imbarcazioni a motore, scarsa pulizia ) in un’area che dovrebbe essere invece tutelata dall’ente gestore della riserva, vale a dire la Provincia di Siracusa.
Il fiume Ciane deve la sua fama all’eccezionale crescita del papiro, pianta tutelata d’autorità già dal 1780, quando pescatori e contadini della zona se ne appropriavano per realizzare sandali, corde, ceste ed altri attrezzi da lavoro.

La fitta macchia fluviale di papiri si riflette sulla superfice del Ciane, in un gioco prospettico cui prendono parte le figure umane ritratte da un fotografo rimasto in questo caso senza nome.
I primi provvedimenti di tutela ambientale del Ciane risalgono al 1780.
In tempi moderni, l'istituzione di una vera riserva porta la data del 1984, in conseguenza del clamore suscitato dal rischio di scomparsa dei papiri, causato dallo sfruttamento industriale delle acque del fiume.
Oggi le associazioni ambientaliste siracusane denunciano lo stato di sostanziale incuria sofferto dal Ciane  
Nel 1957, Guido Piovene avrebbe così descritto nel suo “Viaggio in Italia” l’esperienza di una navigazione lungo il corso d’acqua: “Portarsi all’imbocco del Ciane e penetrarvi in barca, specie nell’ora del tramonto, è una delle gite più graziose d’Italia. Si scivola nella prima parte tra gli eucalipti ed i giardini di aranci, nel fondo lontano si può scorgere l’Etna, mentre sulle due rive cominciano a mostrarsi i papiri, prima in gruppi isolati, poi sempre più alti e fitti, finchè ci si trova perduti in quella selva di lunghissimi gambi privi di foglie, un po’ piegati per il peso del ciuffo di crini spioventi che li fa assomigliare a larve di palme”.
Nei decenni passati, i quattro chilometri del fiume siracusano  sono stati più volte messi a rischio dall’azione dell’uomo, in ossequio ad uno sviluppo delle attività industriali che negli anni Cinquanta e Sessanta dello scorso secolo ha fatto scempio di tanto patrimonio ambientale isolano.

Un anziano costruttore di nasse per la pesca delle anguille presenti nel Ciane.
L'uomo utilizza gli stessi fusti dei papiri, già impiegati in passato da pescatori e contadini siracusani per la costruzione di corde, ceste, sandali
ed altri oggetti di lavoro.
Anche in questo caso, il fotografo autore dello scatto è ignoto
Nel 1975, il prelievo di centinaia di ettolitri di acqua per usi industriali compiuto dalla Sincat Montedison di Priolo provocò l’abbassamento del livello del corso d’acqua: prive di sostanze nutrienti ed attaccate da funghi, le piante di papiro – alte sino a cinque metri e con il loro tipico culmo ad ombrello – cominciarono a rallentare la crescita, sino a seccare.
Neppure le gelate del 1929 e del 1962 erano riuscite a piegare la resistenza di una specie botanica rappresentata in Europa solo in quest’angolo di Sicilia. Una relazione dettagliata sulle cause del degrado venne allora compiuta dal botanico inglese Keith Thompson, secondo cui l’abbassamento del livello del Ciane sotto il livello di melma poneva le radici delle piante a contatto con l’ossigeno, causando la perdita della capacità di assorbire le sostanze nutritive.

Raccolta di papiro dalle sponde del Ciane in uno scatto attribuito al fotografo taorminese Giovanni Crupi ( 1859-1925 ).
Crupi è stato autore di numerose fotografie di nudi maschili realizzati 
tra le zone archeologiche di Siracusa e Taormina
Nel 1981, permanendo le condizioni di sofferenza delle piante, Legambiente ed Italia Nostra denunciarono la prossima scomparsa del papiro; soltanto tre anni dopo il comune di Siracusa avrebbe disposto un’ordinanza che vietava la sottrazione di acqua dal Ciane, dando il via libera all’istituzione della riserva naturale.
Le storiche immagini del fiume e dei papiri riproposte in questo post da ReportageSicilia sono tratte da due opere di non facile reperibilità: “Siracusa e la Valle dell’Anapo”, numero 47 della serie “Italia Artistica” edita nel 1930 dall’Istituto Italiano d’Arti Grafiche di Bergamo (a cura dello storico dell’arte siracusano Enrico Mauceri, all’epoca progettista del locale Museo d’Arte Medievale e Moderna di palazzo Bellomo ) e dal volume “La Sicilie”, collana “Couleurs du Monde” edito nel 1955 (?) da Del Duca – Parigi ( a cura di Jean-Louis Vaudoyer ).

L'ultima fotografia storica del Ciane riproposta da ReportageSicilia - malgrafo la didascalia in francese - suscita qualche perplessità sulla sua effettiva ambientazione. Il gozzo ritratto dal fotografo Patrice Molinard alla metà degli anni Cinquanta dello scorso secolo sembra infatti essere alla fonda
nel più navigabile fiume Simeto.
L'immagine è tratta dall'opera "La Sicile" della collana
"Couleurs du Monde",
edita nello stesso periodo da Del Duca Parigi    

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