giovedì 26 settembre 2013

VILLA IGIEA, IN PRINCIPIO FU L'IGAZOLO


Villa Igiea in un disegno
allegato ad una pubblicità
dell'albergo e pubblicato
in un numero speciale della rivista
"Illustrazione Italiana", nel 1909


Eminenti studiosi di architettura, di storia del costume e di economia della vecchia Palermo hanno ricostruito in modo esauriente la storia di Villa Igiea e del suo famoso albergo. 
Questo post si limita ad aggiungere a quanto già pubblicato sull'argomento anche il contribuito poco noto di un disegno dell'edificio, di quattro fotografie di interni ed esterni e di una inserzione pubblicitaria del Grande Hotel Villa Igiea, datati 1909 ( l'anno successivo all'inaugurazione ): il materiale riproposto da ReportageSicilia è tratto dalla rivista "Natale e Capo d'Anno dell'Illustrazione Italiana" dedicata a "La Sicilia-La Conca d'Oro", edita da Fratelli Treves Milano.


Pochi anni prima quella pubblicazione - alla fine del secolo XIX - Villa Igiea era stata costruita su iniziativa di Ignazio Florio allo scopo di ospitare un sanatorio per la cura della tubercolosi.
La struttura sanitaria - destinata a degenti facoltosi - sarebbe stata affidata alla direzione del professore palermitano Vincenzo Cervello, all'epoca considerato un luminare nella cura della tisi e sperimentatore di un farmaco denominato "igazolo".


Il porticato d'ingresso di Villa Igiea, e, sotto,
la statua della Rinascita, opera di Ettore Ximenes.
A seguire, due scatti
delle sale interne della Villa,
decorate da Ettore de Maria Bergler.
Le fotografie sono tratte
dal citato numero speciale della rivista
"Illustrazione Italiana"



L'iniziativa venne promossa con l'acquisto di un edificio residenziale in stile neogotico con annesso giardino nella borgata marinara dell'Acquasanta: la proprietà era di un ammiraglio inglese in pensione, Sir Cecil Domville, del quale si tramandano le quotidiane nuotate lungo questo tratto di costa palermitana.
  


Pietro Zullino - autore nel 1973 di una sarcastica e ben informata "Guida ai misteri e piaceri di Palermo" edita da Sugar Editore - avrebbe scritto che "si scoprì, purtroppo, che non soltanto la prossimità del mare era dannosa ai ricoverati, ma che la stessa terapia del medico panormita era letale. 
Dopo i primi decessi, i Florio trasformarono prudentemente la clinica in albergo di lusso... 
Ora al Villa Igiea si tengono riunioni politiche molto esclusive e riservate. Un altro genere di terapia letale per il popolo siciliano".


Un veliero alla fonda dinanzi Villa Igiea.
L'immagine, riproposta dall'opera
"Vincenzo Florio, il gusto della modernità",
edita da Eidos Edizioni nel 2003,
offre una testimonianza
delle ricche frequentazioni dell'albergo

L'albergo sorto nelle strutture del sanatorio - come ha scritto Eva di Stefano nel volume "Vincenzo Florio, il gusto della modernità", edito nel 2003 da Eidos Edizioni - diventò per possidenti ed industriali un luogo della vecchia Europa "dove ci si poteva sottrarre per mesi o per anni alle frenetiche attività produttive, e consumare la vita all'ombra confortevole del proprio patrimonio".
L'ambientazione paesaggistica e le raffinatezze architettoniche del Basile e degli altri artisti ( De Maria Bergler, Di Giovanni, Cortegiani, Ximenes, Ducrot ) assicurarono prestigio e rilevanza mondana all'albergo. 


Visite regali e serate mondane
al Villa Igiea:
le prime due fotografie ritraggono
la famiglia reale inglese in visita nel 1909
ed i reali d'Inghilterra nel 1925.
La terza immagine mostra invece
l'interno del Circolo degli Stranieri,
luogo di incontro della borghesia del tempo.
Le tre fotografie sono tratte dal saggio
"Palermo Felicissima", edito nel 1974
da Edizioni Il Punto
con testi di Leonardo Sciascia e Rosario La Duca



Rosario La Duca aggiungerà quindi che Villa Igiea "fu riconcepita come stazione invernale ed era destinata, nelle intenzioni di Ignazio Florio, a battere il lungomare di Nizza. Ospitò molte teste coronate: Eduardo VII d'Inghilterra e la concorte Vittoria di Danimarca, il Kaiser Guglielmo II, il re del Siam, la regina di Romania, Giorgio V di Inghilterra ed altri ancora. 
In una delle sue camere morì in silenzioso esilio re Costantino di Grecia.
Il padiglione, detto "Circolo degli Stranieri" - staccato dal complesso edilizio, cui era collegato con una galleria sospesa a vetrate con struttura portante in ferro, oggi non più esistente - vide le serate mondane dell'aristocrazia e della migliore borghesia palermitane".



Dopo la disfatta economica dei Florio, Villa Igiea avrebbe vissuto una stagione di declino strutturale e gestionale.
La proprietà passò dalla famiglia di origini calabresi alla Società dei Grandi Alberghi Siciliani.
Nel secondo dopoguerra, l'edificio entrò a far parte del patrimonio del Banco di Sicilia, che nel 1980 decise di affittare la struttura alberghiera alla società ATA HOTELS di Salsomaggiore.
Infine, dalla fine degli anni Novanta l'ex sanatorio per tubercolotici è passato di mano al romano Francesco Bellavista Caltagirone, presidente di Acqua Pia Antica Marcia: passaggi di proprietà e ristrutturazioni che hanno del tutto cancellato il ricordo dei tempi in cui il professor Cervello somministrava inutilmente ai suoi degenti i fumi dell'"igazolo".  

1 commento:

  1. Quella di villa Igiea è la storia che mi piace sentire evocare e raccontare a sua volta perchè legata ad un'epoca di splendore per Palermo e la Sicilia.
    Erano anni in cui città come Milano o genova sul piano imprenditoriale e commerciale facevano a gara per superare l'espansione economica di Palermo. Erano anni in cui la sicilia godeva di privilegi connessi con i reggenti dei paesi
    più industrializzati del mondo, erano gli anni della grande famiglia Florio.

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