Pochi anni prima quella pubblicazione - alla fine del secolo XIX - Villa Igiea era stata costruita su iniziativa di Ignazio Florio allo scopo di ospitare un sanatorio per la cura della tubercolosi.
La struttura sanitaria - destinata a degenti facoltosi - sarebbe stata affidata alla direzione del professore palermitano Vincenzo Cervello, all'epoca considerato un luminare nella cura della tisi e sperimentatore di un farmaco denominato "igazolo".
L'iniziativa venne promossa con l'acquisto di un edificio residenziale in stile neogotico con annesso giardino nella borgata marinara dell'Acquasanta: la proprietà era di un ammiraglio inglese in pensione, Sir Cecil Domville, del quale si tramandano le quotidiane nuotate lungo questo tratto di costa palermitana.
Pietro Zullino - autore nel 1973 di una sarcastica e ben informata "Guida ai misteri e piaceri di Palermo" edita da Sugar Editore - avrebbe scritto che "si scoprì, purtroppo, che non soltanto la prossimità del mare era dannosa ai ricoverati, ma che la stessa terapia del medico panormita era letale.
Dopo i primi decessi, i Florio trasformarono prudentemente la clinica in albergo di lusso...
Ora al Villa Igiea si tengono riunioni politiche molto esclusive e riservate. Un altro genere di terapia letale per il popolo siciliano".
L'albergo sorto nelle strutture del sanatorio - come ha scritto Eva di Stefano nel volume "Vincenzo Florio, il gusto della modernità", edito nel 2003 da Eidos Edizioni - diventò per possidenti ed industriali un luogo della vecchia Europa "dove ci si poteva sottrarre per mesi o per anni alle frenetiche attività produttive, e consumare la vita all'ombra confortevole del proprio patrimonio".
L'ambientazione paesaggistica e le raffinatezze architettoniche del Basile e degli altri artisti ( De Maria Bergler, Di Giovanni, Cortegiani, Ximenes, Ducrot ) assicurarono prestigio e rilevanza mondana all'albergo.
Rosario La Duca aggiungerà quindi che Villa Igiea "fu riconcepita come stazione invernale ed era destinata, nelle intenzioni di Ignazio Florio, a battere il lungomare di Nizza. Ospitò molte teste coronate: Eduardo VII d'Inghilterra e la concorte Vittoria di Danimarca, il Kaiser Guglielmo II, il re del Siam, la regina di Romania, Giorgio V di Inghilterra ed altri ancora.
In una delle sue camere morì in silenzioso esilio re Costantino di Grecia.
Il padiglione, detto "Circolo degli Stranieri" - staccato dal complesso edilizio, cui era collegato con una galleria sospesa a vetrate con struttura portante in ferro, oggi non più esistente - vide le serate mondane dell'aristocrazia e della migliore borghesia palermitane".
Dopo la disfatta economica dei Florio, Villa Igiea avrebbe vissuto una stagione di declino strutturale e gestionale.
La proprietà passò dalla famiglia di origini calabresi alla Società dei Grandi Alberghi Siciliani.
Nel secondo dopoguerra, l'edificio entrò a far parte del patrimonio del Banco di Sicilia, che nel 1980 decise di affittare la struttura alberghiera alla società ATA HOTELS di Salsomaggiore.
Infine, dalla fine degli anni Novanta l'ex sanatorio per tubercolotici è passato di mano al romano Francesco Bellavista Caltagirone, presidente di Acqua Pia Antica Marcia: passaggi di proprietà e ristrutturazioni che hanno del tutto cancellato il ricordo dei tempi in cui il professor Cervello somministrava inutilmente ai suoi degenti i fumi dell'"igazolo".
Dopo i primi decessi, i Florio trasformarono prudentemente la clinica in albergo di lusso...
Ora al Villa Igiea si tengono riunioni politiche molto esclusive e riservate. Un altro genere di terapia letale per il popolo siciliano".
L'albergo sorto nelle strutture del sanatorio - come ha scritto Eva di Stefano nel volume "Vincenzo Florio, il gusto della modernità", edito nel 2003 da Eidos Edizioni - diventò per possidenti ed industriali un luogo della vecchia Europa "dove ci si poteva sottrarre per mesi o per anni alle frenetiche attività produttive, e consumare la vita all'ombra confortevole del proprio patrimonio".
L'ambientazione paesaggistica e le raffinatezze architettoniche del Basile e degli altri artisti ( De Maria Bergler, Di Giovanni, Cortegiani, Ximenes, Ducrot ) assicurarono prestigio e rilevanza mondana all'albergo.
Rosario La Duca aggiungerà quindi che Villa Igiea "fu riconcepita come stazione invernale ed era destinata, nelle intenzioni di Ignazio Florio, a battere il lungomare di Nizza. Ospitò molte teste coronate: Eduardo VII d'Inghilterra e la concorte Vittoria di Danimarca, il Kaiser Guglielmo II, il re del Siam, la regina di Romania, Giorgio V di Inghilterra ed altri ancora.
In una delle sue camere morì in silenzioso esilio re Costantino di Grecia.
Il padiglione, detto "Circolo degli Stranieri" - staccato dal complesso edilizio, cui era collegato con una galleria sospesa a vetrate con struttura portante in ferro, oggi non più esistente - vide le serate mondane dell'aristocrazia e della migliore borghesia palermitane".
Dopo la disfatta economica dei Florio, Villa Igiea avrebbe vissuto una stagione di declino strutturale e gestionale.
La proprietà passò dalla famiglia di origini calabresi alla Società dei Grandi Alberghi Siciliani.
Nel secondo dopoguerra, l'edificio entrò a far parte del patrimonio del Banco di Sicilia, che nel 1980 decise di affittare la struttura alberghiera alla società ATA HOTELS di Salsomaggiore.
Infine, dalla fine degli anni Novanta l'ex sanatorio per tubercolotici è passato di mano al romano Francesco Bellavista Caltagirone, presidente di Acqua Pia Antica Marcia: passaggi di proprietà e ristrutturazioni che hanno del tutto cancellato il ricordo dei tempi in cui il professor Cervello somministrava inutilmente ai suoi degenti i fumi dell'"igazolo".
Quella di villa Igiea è la storia che mi piace sentire evocare e raccontare a sua volta perchè legata ad un'epoca di splendore per Palermo e la Sicilia.
RispondiEliminaErano anni in cui città come Milano o genova sul piano imprenditoriale e commerciale facevano a gara per superare l'espansione economica di Palermo. Erano anni in cui la sicilia godeva di privilegi connessi con i reggenti dei paesi
più industrializzati del mondo, erano gli anni della grande famiglia Florio.