lunedì 23 dicembre 2013

LA RICAMATRICE DI ISNELLO


Fra i tanti motivi per visitare le Madonie vi è quello di scoprire tradizioni ed attività locali che raccontano la storia di paesi dove la cultura del lavoro ha rappresentato un bene primario, e non solo da un punto di vista economico.
E' il caso dell'arte del ricamo ad Isnello, documentata da ReportageSicilia grazie alla riproposizione di alcune fotografie tratte dal numero 31 della rivista "Sicilia" edita dalla Fondazione per l'incremento economico-culturale e turistico "Ignazio Mormino" del Banco di Sicilia nel settembre del 1961.



A queste quattro immagini, attribuite a Pubblifoto, se ne aggiunge una quinta della stessa agenzia e che sarebbe stata pubblicata qualche mese dopo - nel 1962 - nel I volume dell'opera "Sicilia", edita per la collana "tuttitalia" da Sansoni e dall'Istituto Geografico De Agostini.
Gli scatti furono ambientati nei laboratori di ricamo allestiti sino a qualche anno ad Isnello all'interno della Casa delle Fanciulle SS.Rosario delle Suore Passioniste. 
Secondo quanto ricostruito da ReportageSicilia, la ragazza ritratta dal fotografo, Filippa, ha preso il nome di Suor Maria Stella ed ancor oggi, probabilmente, produce quei ricami ritratti dalle immagini di Pubblifoto.  
L'arte del ricamo ad Isnello venne così messa in relazione dalla storica dell'arte Maria Accascina alla condizione sociale vissuta in passato dalla donna nelle Madonie:



"L'atavico riserbo delle donne e la loro scarsa partecipazione alla vita agricola e alla vita pubblica - scriveva l'Accascina nel 1966 - favorì anche un artigianato femminile volto soprattutto alla tessitura e ai ricami.
Non si ha testimonianza di una particolare produzione di tessitura serica nelle Madonie, anche il gelso vi fu in particolare modo coltivato, ma non si può avere alcun dubbio per la quantità di esempi rimasti in alcune chiese e nelle case private di una intensa attività nella tessitura del lino, del cotone e della lana... Ma questa attività femminile, che nel Seicento e nel settecento fu massima, andò lentamente diminuendo per l'importazione di stoffe, merletti e ricami eseguiti a macchina".




Nel paese madonìta le donne erano specializzate nel filet, o rete ricamata, che raggiunse il massimo fulgore nella prima metà del secolo XVIII in Francia, e nello sfilato siciliano, che è uno dei più antichi ricami italiani già praticato nel secolo XIV.
Secondo quanto scritto dalla studiosa Lucia Petrali Castaldi, veniva eseguito sfilando interamente la zona della tela dove si vuole fare apparire il motivo ornamentale.
"Si sottraggono quindi alternativamente tre fili - scriveva la Petrali Castaldi - e si esegue una rete sulla quale viene poi lavorato un punto in bianco o oro antico; questo sfilato è noto come 'tipo Quattrocentesco'.
Nello sfilato 'tipo Cinquecento' la sottrazione dei fili si presenta tale da rispettare, anzi da delineare, un dato disegno ( in genere animali )".
Il disegno è rappresentato dalla parte di tela rimasta che deve essere rada e cedevole; il disegno e il fondo hanno un contorno a cordoncino.
Lo sfilato 'tipo Settecento', particolarmente difficile da eseguire, è ottenuto sfilando il campo interno del ricamo.
Durante l'esecuzione si procede per punti di riferimento contando i fili e seguendo le linee del disegno.
Il filet è ottenuto lavorando prima una rete a nodi e eseguendo quindi su questa vari tipi di ricamo".



Dal 2009, Isnello ospita un Museo denominato "Trame di filo".
Al suo interno, diviso in tre sezioni, il visitatore può approfondire la storia del ricamo madonìta e i legami fra quest'arte femminile ed i temi decorativi siciliani d'età araba e normanna.
Rimane purtroppo chiusa da anni invece la Scuola del Ricamo, che potrebbe costituire una preziosa risorsa per la valorizzazione di un'attività artigianale dagli interessanti risvolti occupazionali. 

  

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