venerdì 17 ottobre 2014

CEFALU', LA SOLENNE LUCE DELL'OCCIDENTE


Le pagine di Steno Vazzana descrivono le ore della bellezza cefaludese: quelle del sole calante sulle pietre degli edifici storici e dell'imponente rocca 
   
La natura ed il volto urbano di una irripetibile Cefalù
agli inizi degli anni Cinquanta.
La fotografia porta la firma di Fosco Maraini e venne pubblicata
nel libro di Roger Peyrefitte "Dal Vesuvio all'Etna",
edito nel 1954 da "Leonardo da Vinci" Editrice Bari


A Steno Vazzana, professore di liceo nella sua Cefalù sino al 1959, si deve uno dei più belli ed interessanti libri sulla cittadina palermitana.
"Cefalù fuori le mura" ( Edizioni DELL'ARNIA, Roma, 1981 ), "non è una guida turistica - si legge nella seconda di copertina - nè un'illustrazione storica o geografica della città di Cefalù.
E' una raccolta di osservazioni nate dalla comunione affettuosa con quelle cose che a Cefalù parlano un linguaggio universale intellegibile - non meno fuori le sue mura che dentro - a chiunque porga orecchio alla scoperta della bellezza...".
Le pagine di Vazzana - poeta e autore di saggi letterari su Eschilo, Dante, Manzoni, Pascoli e D'Annunzio - passano in rassegna vari aspetti dell'arte e della cultura cefaludese.


Una fotografia della costa palermitana
con il profilo della costa delimitato verso il mare dalla rocca di Cefalù.
L'immagine venne realizzata da Rudolf Pestalozzi
e pubblicata nel saggio di Giovanni Comisso "Sicilia",
edito nel 1953 a Ginevra da Pierre Cailler

Accanto all'esposizione degli aspetti architettonici del duomo ( che segnala la non facile sintesi dei disparati elementi storico-artistici che ne hanno consentito la creazione ) o alla descrizione del "Sorriso dell'ignoto marinaio", Steno Vazzana ci guida alla scoperta del barocco di Cefalù, del santuario di Gibilmanna o della figura del cefaludese Jacopo Del Duca, collaboratore di Michelangelo.
Il capitolo iniziale di "Cefalù fuori le mura" pone subito la chiave di lettura che guida il reportage di Vazzana fra i luoghi artistici "di una terra che è un bene da far proprio e da non dimenticare".



Il riflesso del sole sulle pietre del duomo
e su quelle della rocca di Cefalù.
La fotografia è di Josip Ciganovic e venne pubblicata nel 1962
nel I volume dell'opera "Sicilia", edita da Sansoni
e dall'Istituto Geografico De Agostini

"Cefalù - scrive Vazzana - è città di vocazione occidentale.
Adagiata sull'unica striscia di terra idonea a un abitato appoggiato alla difesa della rupe, che a nord cade quasi a picco sul mare strozzando ogni espansione verso est, si apre tutto a ponente su un terreno quasi pianeggiante...
E' vero perciò che il volto classico di Cefalù è e sarà quello occidentale, che si specchia nei riflessi della sua piccola baia tra il molo e Santa Lucia, quello diffuso in tutto il mondo come una carta d'identità dalle cartoline illustrate e caro ai cefalutani stessi, che vi si riconoscono come in un ideogramma di significato apertissimo...
Tutti i popoli che costruirono a Cefalù ebbero una predilezione occidentale. Nè soltanto la città nel suo insieme, ma i suoi più significativi edifici guardano al sole calante...
Non il sole che sorge, nascosto alla loro spalle dalla mole della montagna, ma la solennità dei tramonti, si attarda sulle loro fronti...
Per questo orientamento del paese nel suo insieme e dei suoi monumenti più grandi in particolare l'ora classica della bellezza di Cefalù è l'ultima parte del giorno.
Chi la voglia godere in tutto il suo splendore la contempli nel pomeriggio da santa Lucia o dal lungomare: quanto più il sole si china sul mare, quanto più la luce va facendosi morbida e calda, tanto più penetra gli spazi della città e della sua montagna.
  

Uno dei vicoli cefaludesi ai piedi della rocca.
Anche questa fotografia è di Josip Ciganovic, opera citata





E, come se si liquefacesse nell'impasto di terra e di acque, si diffonde dappertutto in una tonalità pacata.
La luce del mattino non ha a Cefalù questo splendore, perché non illumina il volto ma le spalle della città.
Nelle prime ore, quando il paese appare tutto raccolto nell'ombra del monte che si allunga fino al mare, le linee e i colori si perdono nello sfumato; aria e acqua si fondono alle sue spalle e ai suoi piedi in un'unica luce chiara tutta riflessa all'esterno.
Della città vedi solo il profilo elegante e sottile, una lama oscura sul mare, l'impennarsi delle due guglie del duomo, la rocca cilestrina contornata di dorature come in un'eclisse.


Man mano che il sole aggira la montagna e il paese esce fuori dall'ombra, lo sfumato si condensa in masse sempre più concrete, le case prendono forma, si staccano l'una dall'altra individuandosi nell'insieme pur sempre compatto, si dispongono in piani e profondità.
Più tardi, quando il sole è passato a ponente e la città dispone tutte le sue fronti in direzione della luce che la penetra, emerge l'evidenza dei colori, l'intrico dell'abitato si chiarisce anche nelle sue linee più sottili.
E' questo il momento più completo della bellezza di Cefalù..."



Ad oltre trent'anni dalla descrizione che ne fece allora Steno Vazzana, il sole dell'ovest continua a regalare calore alle pietre di Cefalù.
All'opera magnifica della natura - come già  altre volte scritto da ReportageSicilia - non ha corrisposto negli ultimi decenni quella della mano dell'uomo; la luce occidentale si riflette anche sulle cortine di residence e "appartamenti-villette" che sovraccaricano di cemento un paesaggio che un tempo integrava perfettamente ambiente ed edilizia storica.
Per questo motivo, nella Cefalù di oggi quello stupefacente splendore del sole non esprime più il "momento di perfezione" evocato da Steno Vazzana.  







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