La scalinata che conduce al Duomo di Erice. Le fotografie sono di ReportageSicilia |
Così nel 1969 il giornalista triestino Silvano Villani descrisse Erice, ricordandone le lustre stradine e le millenarie e confuse vicende mitologiche, oggi evocate dai pochissimi resti del tempio di Venere.
Molti anni dopo, la giornalista americana Francine Prose ( "Odissea siciliana" , Feltrinelli, 2004 ) avrebbe sottolineato il rigore della pavimentazione lapidea delle strade nel centro storico ericino:
"Erice è così severa e glaciale che sembra di essere all'interno di un diamante: la sua perfezione ha un che di aspro, di tagliente.
Perfino la pavimentazione stradale risponde a questo carattere estetico.
L'erba che cresce lungo i bordi dei ciottoli disposti secondo un preciso disegno geometrico è di un verde così perfetto che sembra uscito da una paletta di pittore.
Sembra più un plastico che una città reale.
Fatta eccezione per i televisori che trasmettono programmi sportivi nei pochi caffè aperti, e le rare auto che osano avventurarsi per le minuscole strade a consegnare i bagagli in qualche albergo locale, non c'è niente che turbi la nostra illusione di aver lasciato il nostro secolo per fare un viaggio nel tempo..."
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