mercoledì 6 giugno 2018

UN'INCHIESTA SULLA PALERMO MONDANA DEL 1959

Telefonata da un locale pubblico
a Palermo nel 1959.
Le fotografie riproposte da ReportageSicilia
furono scattate dal Giancarlo Bonora
ed illustrarono un reportage di "Epoca"
firmato dal giornalista Nicola Orsini
Con il titolo "La vita mondana di Palermo capitale" - definizione che evoca quella di "Capitale della Cultura", assegnata nel 2018 - il 17 maggio del 1959 il settimanale "Epoca" dedicò un reportage al capoluogo dell'Isola.
Il giornalista Nicola Orsini ed il fotografo Giancarlo Bonora raccontarono il costume ed il carattere della città attraverso la descrizione delle abitudini dei palermitani; ne venne fuori un ritratto sarcastico ed impietoso della società locale, negli anni in cui Palermo iniziava a perdere il fascino di "città meravigliosa" descritto pochi anni prima da Carlo Levi.
Lo scrittore di "Le parole sono pietre" aveva descritto le figure dei cantastorie che agli inizi degli anni Cinquanta declamavano le antiche gesta di Ruggero, in una città ancora vaporosa di giardini fioriti ed azzurri scorci del mare.
Nel reportage dei "Epoca", gli autori non fanno riferimento allo stravolgimento urbanistico e paesaggistico di Palermo ( è il periodo del così detto "sacco edilizio" di Palermo ).
Nicola Orsini e Giancarlo Bonora concentrano piuttosto la loro attenzione sul provincialismo e sull'inettitudine dei "nuovi" palermitani: gli eredi delle vecchie famiglie aristocratiche - i "baroni depressi", improduttivi e legati ai residui di vecchi privilegi - e la nuova borghesia, compiaciuta nel suo ruolo burocratico di "élite" di rappresentanza della città, nel chiuso dei salotti e delle convenzioni più retrive.


Serata in un salotto palermitano
Il reportage sottolinea così le difficoltà di emancipazione dei giovani palermitani del tempo - in special modo, le ragazze - e la pratica di un perbenismo che pregiudica lo sviluppo delle relazioni sociali: 

"A Palermo la temperatura media è di 18 gradi sopra lo zero.
Il sole splende, dieci mesi all'anno, in un cielo turchino cupo, i dintorni della città sono un sogno: il monte Pellegrino, il parco della Favorita, la spiaggia di Mondello, il golfo di Castellammare, la stupenda costa fino a Cefalù, Gibilmanna, l'Aspra, Monreale.
In un così felice paradiso, per chi dispone di mezzi la vita dovrebbe fluire dolcemente; divertirsi dovrebbe essere uno scherzo.
In realtà, com'è la vita nella capitale della Sicilia?
'Noiosa', gemono all'unanimità i rappresentanti di quel''élite' aristocratico-borghese ( esigua minoranza in una popolazione di più che seicentomila abitanti ), la quale passa le sue serate nei circoli e nelle case private.
All'una e alle otto, le ore dell'aperitivo, la gioventù dorata si affolla al 'bar del viale', il Caflish di via della Libertà.
I giovanotti arrivano in 'Seicento' o in 'MG'; le ragazze in abiti che mettono in risalto ( forse più che a via Veneto, certo più che a Montenapoleone ) la loro bellezza.
Ci si saluta, si chiacchiera un pò, difficilmente si combina qualcosa di nuovo, di originale, di divertente.
Anche la 'jeunesse dorée' finisce, dopo cena, in casa di questo o di quella, raramente a far quattro salti, sotto l'occhio vigile di onnipresenti mamme o zie, più spesso ad assistere al 'Musichiere'.
Qualcuno, invece, va al cinema.
I cinematografi di prima visione sono tre o quattro, i film vi restano non più di tre giorni, l'ultimo spettacolo finisce verso l'una.
Nelle altre sale, si chiude non oltre le dieci di sera: che è l'ora massima consentita dalle rigide tradizioni popolari per una ragazza di famiglia costumata.



Verso l'una di notte, il bar del viale è di nuovo colmo di gente che esce dalle 'prime visioni', ci si risaluta, si chiacchiera un pò, ci si avvia a letto.
Nella buona società palermitana primeggiano tuttora i rampolli della vecchia aristocrazia cittadina, discendenti di quelle antiche casate che conservarono tenacemente il potere politico e amministrativo, tra invasioni e aggressioni e, di volta in volta, si angioinizzarono, si spagnolizzarono, si borbonizzarono, si garibaldinizzarono, resistettero sempre.
C'è poi l'aristocrazia terriera, di costumi più rigidi e villerecci, che sino a poco tempo fa viveva nei feudi e solo di recente si è inurbata.
Oggi, che il potere politico è perduto  la riforma ha tagliato immense fette di feudi, il reddito agrario è sceso a cifre irrisorie ( in certe zone è dell'uno per cento ), costoro, tranne rarissime eccezioni, non hanno saputo o voluto inserirsi in un processo produttivo industriale.
Tra principi e baroni non si trova un solo capitano d'industria.
Un Florio, oggi, non esiste più.
Una tenuta di cento ettari dà un reddito di settanta, ottanta mila lire.
Per questo li chiamano 'baroni depressi'.
Le loro entrate, ancora sufficientemente alte da consentire di non far nulla, più che dalla terra, vengono dagli appartamenti e dai negozi cittadini.
C'è poi l'alta borghesia agiata, tuttora in fase di formazione, la quale tende, irresistibilmente, a sostituirsi all'aristocrazia non solo come autorità amministrativa, ma anche come società, come costume.
Il che non avviene certamente senza difficoltà, contrasti ed opposizioni.
La nobiltà infatti si difende, accanitamente con i circoli.
Ve ne sono di chiusissimi, come il 'Bellini' o il 'Circolo della Vela', dove non si accettano soci che posseggano meno di quattro quarti di nobiltà.
Il 'Bellini', il più esclusivo, un tempo era in comunicazione coi palchi dell'omonimo teatro: i suoi membri, appartenenti all'aristocrazia più eletta, alternavano il gioco d'azzardo con fugaci e doverose apparizioni alle 'prime'.
Tomasi di Lampedusa vi scrisse molte pagine del suo 'Gattopardo'.
Da poco il circolo ha ammesso anche le nobildonne.
Il socio frequentatore più giovane sfiora gli ottant'anni.



I circoli 'Savoia-Sport' e 'Lauria', meno esclusivi, annoverano tra i loro membri l'élite mondana della capitale, gente che sostiene il fardello di un 'cocktail' al giorno e che non mette mai piede nei due 'night club' cittadini che sono il 'Mirage' e 'Tavernetta' dell'albergo 'Sole'.
Entrare in un 'night' sarebbe considerata una bizzarria imperdonabile.
Ai rampolli di rango è consentito farlo solo quando accompagnano ricche ereditiere del ceto borghese.
Le borghesi palermitane di pingue lignaggio, infatti, ambiscono ai titolati regionali al punto di osare di infrangere, pur di raggiungere lo scopo, inveterate rigidezze ambientali ( una ragazza di famiglia costumata, infatti, non frequenta, in ogni caso, locali notturni ).
Nei circoli ( e nei salotti privati ) si gioca a carte.
E' questa un'inveterata abitudine della buona e tediata società palermitana.
In certi periodi festivi ( per esempio sotto il Natale ) il gioco infuria, letteralmente, nei salotti della gente bene.
Dacchè è giunto a Palermo il nuovo questore Jacovacci, le strade della capitale sicula, la notte, sono diventate sicure.
Da un mese non si registra un solo assassinio in città.
La cronaca nera dei locali quotidiani langue.
Fuori Palermo, però, il discorso è ancora diverso.
In attesa del riscatto, si può languire come ostaggi per settimane.
Dopo le nove di sera, la statale Palermo-Trapani è l'arteria più deserta d'Italia.
E' una delle ragioni, questa, per cui non esistono a Palermo, gite o escursioni notturne.
Non c'è l'abitudine di andare a cenare fuori porta, come a Roma, Firenze, Milano.
I luoghi sarebbero incantevoli, la cucina probabilmente ottima, ma il rischio - per i locali - eccessivo.
E poi, le ragazze non avrebbero mai il permesso.
La cosa curiosa, infatti, è che non sono in voga neppure le gite diurne.
Uscire di città in macchina non è stimato corretto per una ragazza.
Abbiamo conosciuto ragazze che pilotano personalmente l'automobile.
Usano la macchina in città, ma non possono oltrepassarne la cinta.
Arrivano tranquillamente fino in fondo a Corso Calatafimi, ma se vogliono spingersi a Monreale, che dista due o tre chilometri, a casa ( e soprattutto nella cerchia di amici e conoscenti ) nessuno deve saperlo.
Ci si preoccupa non di fare o non fare una cosa, ma di farla 'bene', cioè pulitamente, senza scandalo.


Incontro serale dinanzi
la storica pasticceria "Caflish"
in via Libertà
La plurisecolare tradizione di rigidezza siciliana è sempre stata poco rispettata dalla grande aristocrazia cittadina.
La guerra ha finito di spezzare, anche nella classe dei baroni terrieri e dell'alta borghesia, le ultime catene.
Prima della guerra, le ragazze di famiglia andavano a ballare presso famiglie amiche solo se accompagnate dai fratelli.
Dice Renata zanca, nata baronessina Pucci:

'Nel 1940, quando avevamo 16 anni, per convincere i fratelli renitenti dovevamo comprarli, offrire loro cento, duecento lire ( e allora era una somma ) perché ci accompagnassero'

Poi ci furono la guerra, l'invasione, la fame.
Quando arrivarono gli americani, anche gli ultimi ostacoli furono rimossi.
Fece la sua comparsa, per la prima volta a Palermo, l'istituzione dello 'chaperon': un ragazzo cioè di famiglia perbene al quale venivano affidate sei o sette ragazze da scortare.
Oggi le ragazze della buona società vanno a ballare senza 'chaperon' di scorta.
I genitori, affidandole a giovanotti bennati del loro stesso ceto, concedono perfino le chiavi di casa.
Nel corso dei ricevimenti in case private, che si susseguono a ritmo incalzante durante tutto l'anno, i rapporti si sono fatti meno rigidi e convenzionali.
A un certo rango sociale, perfino le esasperazioni della gelosia siciliana sono considerate un mito.
Ma se scendiamo un gradino o due della scala sociale, ritroviamo gli eterni, immobili pregiudizi della Sicilia irriducibile.
La gelosia ( del marito, del fidanzato, del fratello, del padre ) non è affatto un mito, ma un'autentica realtà.
Il popolo, la borghesia minuta e ampi strati di quella media, vivono ancora in un mondo rigido e severo, dove la libertà per un adolescente è inconcepibile.
Dalle elementari a tutto il liceo non esistono classi miste nelle scuole palermitane.
Dall'asilo all'università, praticamente una femmina vive in segregazione, divisa dall'altro sesso.
Quando poi la bambina, intorno ai dodici anni, comincia a farsi donna, la si chiude in casa; da cui uscirà soltanto in compagnia dei genitori, di un parente o della domestica.
Non esiste più possibilità di rapporti con l'altro sesso fino ai diciotto anni, quando la ragazza frequenterà l'università.


Le terrazze di palazzo De Seta,
tra il Foro Italico ed il quartiere della Kalsa
Ma il professore D'Alessandro, docente di Pedagogia all'Ateneo di Palermo, ricorda che qualche anno fa agli esami si presentò una fanciulla la quale si scusò di non avere mai frequentato le lezioni perché la madre non vedeva di buon occhio che la figliola si trovasse nella stessa aula con studenti maschi.
Piazzatevi all'entrata di un bar o di un caffè del centro verso le undici e mezzo di sera: osserverete gruppi di fratelli, mamme, parenti che attendono l'uscita delle commesse per accompagnarle a casa.
Nei ceti popolari, piccolo e medio borghese, la separazione assoluta tra i giovani dei due sessi, la clausura per le ragazze oltre i dodici anni, sono principi intangibili.
In occasione di un dibattito sui rapporti tra i giovani siciliani, indetto la settimana scorsa dal giornale 'L'Ora' al circolo della stampa, abbiamo udito un professionista, medico cinquantenne, affermare che dai dodici ai diciott'anni, alla raggiunta maturità fisiologica, nelle fanciulle non corrisponde una pari maturità morale, talchè si renderebbero necessari il controllo, la segregazione, la clausura.
La clausura ha un corrispettivo, che è la 'fuiuta', cioè la fuga.
Vi sono alcuni paesi della provincia palermitana, come Bagheria, Carini, Partinico, dove la 'fuiuta' è endemica.
D'altra parte il costume della fuga ha spesso basi nient'affatto romantiche: si fugge, cioè, con il consenso dei genitori, per sottrarsi alle forti spese cui si andrebbe incontro con regolari sponsali.


Il regista palermitano
 di prosa e teatro Alberto Fassini
ritratto sulle terrazze di palazzo De Seta
Circa un mese fa il quotidiano della sera palermitano fece un'inchiesta tra i giovani.
Che cosa ne pensano dei loro coetanei le ragazze di Palermo?
Una ragazza rispose:

'L'amicizia disinteressata fra due giovani non può esistere.
La prerogativa dei ragazzi siciliani è quella di essere poco seri, di avere la mania delle conquiste'.

Un'altra ragazza affermò:

'Da un lato i giovani siciliani vogliono che la ragazza sia moderna, per poi criticarla.
Dicono che può uscire sola la sera, che può andare a ballare; però quando la ragazza fa questo, dicono che è poco seria'

Un'altra ragazza ancora mise il dito sulla piaga:

'Il motivo per cui non può esistere amicizia fra giovani siciliani dei due sessi è molto semplice: in Sicilia siamo abituati a non avere amicizie fin da bambini, quindi i giovani crescono per conto loro, le ragazze anche; poi, a diciotto, vent'anni cercano l'amicizia e allora le famiglie, i grandi, credono che questa ricerca non sia una esigenza della personalità, ma un darsi allo scherzo, al divertirsi'



L'inchiesta mise in evidenza anche che i giovani sono assai meno spregiudicati delle ragazze.
Ecco, infatti, quanto dichiarò un ragazzo:

'Se una giovane non può uscire dopo le nove di sera, non è limitata la sua libertà, anzi è protetta'

E un altro:

'Il comportamento dei giovani con le ragazze dipende da loro: se ci comportiamo male, è colpa delle ragazze, così se ci comportiamo bene'

Uno studente, del quinto anno di medicina, disse:

'Io personalmente sposerei una ragazza che sia stata fidanzata tre quattro volte, ma mi rendo conto che generalmente un giovane siciliano non è disposto a farlo'

Interessante il punto di vista di una tedesca, che frequenta il quarto anno di medicina:

'Trovo i ragazzi palermitani, forse perché non sono siciliana, molto più amabili di tanti altri.
Sono un pò all'antica, specialmente quelli che studiano, ammettono a  parole delle idee moderne, in pratica restano con le vecchie idee dei genitori.
Ho constatato che appena il giovane siciliano esce dalla Sicilia, diventa un altrove più semplice, più libero'

D'estate, c'è Mondello, la stupenda spiaggia di Palermo.
Mondello costituisce per le ragazze la grande vacanza sospirata tutto l'anno.
Le famiglie vi si trasferiscono in massa e vi trascorrono l'intera giornata davanti ai capanni, mangiando sul posto.
ragazzi e ragazze ( finalmente ) posso fare qualche gita in bicicletta.
Anche le mamme sono contente: a Mondello si combinano spesso i futuri matrimoni.
C'è anche un'altra possibilità d'evasione: la comitiva.
Dice una commessa ventiquattrenne:

'Nessun genitore trova mai da ridire su una comitiva affiatata, formata da persone per bene e che si conoscono.
L'importante è non andare nei locali notturni.
Così siamo noi a crearci i nostri locali notturni, portandoci il giradischi.
Unica difficoltà è il rientro a casa, non per i miei ma 'per i vicini di casa' che, non sapendo come passare la serata, la riempiono occupandosi dei fatti degli altri'

Un giovanotto di 23 anni, sulla vita notturna della capitale, è più pessimista:

'Per combinare qualcosa, qui a Palermo, bisogna disporre di quattro cose: una macchina, una discreta posizione, una reputazione di ragazzo di tutta fiducia e, infine, un fisico passabile: allora si viene accettati dalle comitive.
In caso contrario, non resta che trascorrere le serate passeggiando o davanti alla televisione'

Uno studente di 24 anni ha detto:

'Passano settimane prima che si possa entrare in una comitiva, diventare di casa e potere ballare con le ragazze o anche semplicemente rivolgere loro la parola.
Fuori dalle comitive, restano solo cinema e biliardo'



Certo, imperano sempre i circoli e le case private.
Molte case sono attrezzate per ricevimenti di grande impegno.
Anche presso famiglie non ricche è raro non trovare un cameriere in livrea: costa poco, sulle quindicimila lire al mese.
Palermo mondana e nottambula spera nel marchese Emanuele De Seta, che ai primi di giugno aprirà un 'night club' sulla terrazza del suo magnifico palazzo 'La Khalesa', che si affaccia sul mare.
Il club si chiamerà 'Circolo dei Forestieri' e vi entrerà solo per inviti.
Alla terrazza si accede a mezzo di un ascensore celere e di una magnifica scalinata di legno.
La pista da ballo è piccolissima perché, dice il marchese, 'bisogna starci stretti'.
Non vi sarà luce, solo il chiarore della luna e delle stelle"



  

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