mercoledì 8 agosto 2018

I PALERMITANI ALL'INGLESE DI TACCARI E SAVATTERI

La fotografia del barone Francesco La Lumia
pubblicata nel saggio di Mario Taccari
"Palermo l'altro ieri", edito nel 1966 da S.F.Flaccovio
Il ponderoso saggio di Raleigh Trevelyan "Principi sotto il vulcano" ( Rizzoli editore, 1977 ) fornisce un esauriente quadro circa l'influenza delle dinastie inglesi nella Sicilia fra Ottocento e primi anni del Novecento.
I cognomi Whitaker, WoodhouseIngham - i "Gattopardi anglosiciliani", secondo l'autore - segnarono le vicende commerciali e del costume dell'Isola, insieme a quelli di altre famiglie sbarcate in Sicilia nel periodo delle guerre napoleoniche ( Corlett, Cossins, Clark, Gray, Wood, Turnburn, Rose, Lowel... ).
La loro presenza - ed i contatti con certa parte della società siciliana del tempo - fu significativa soprattutto nelle città portuali: Marsala, Trapani, Palermo e Messina.
E' forse per questa lontana presenza britannica nelle vicende locali che sopravvive oggi la teoria secondo cui alcuni siciliani - e fra questi, in primo luogo i palermitani - ricordino per modi e costume i gentlemen inglesi.
La corrispondenza è stata sottolineata a distanza di decenni da due giornalisti e saggisti siciliani: Mario Taccari ( "Palermo l'altro ieri", S.F.Flaccovio, 1966 ) e Gaetano Savatteri ( "Non c'è più la Sicilia di una volta", Editori Laterza2017 ).
Taccari commentò così la fotografia del barone Francesco La Lumia elegantemente vestito a Palermo sul parterre del campo ostacoli del Parco della Favorita:

"Adesso si può comprendere perché i palermitani si lasciassero definire 'gli inglesi di Sicilia'"

Più legato all'indole ed all'approccio dei modi è il cromosoma inglese di taluni palermitani secondo il giudizio di Savatteri.
L'esempio citato riguarda lo scrittore Santo Piazzese ed il  personaggio letterario da lui creato, il professore di biologia ed investigatore Lorenzo La Marca:

"Ho conosciuto Piazzese al festival del giallo che da oltre dieci anni Fabrizio Quadranti organizza a Massagno, prolungamento urbanistico di Lugano, nel Canton Ticino.
Io nascondevo a fatica la pudicizia del siciliano ospite per la prima volta in Svizzera ( timoroso di sembrare troppo chiassoso, invadente, in definitiva meridionale ), mentre Piazzese sembrava proprio a casa sua: mi consigliava piatti e ristoranti, mi spiegava la differenza tra la gente di Lugano e di Ginevra, mi parlava dei suoi precedenti viaggi per l'Europa.
A me sembrava sembrava di parlare con Lorenzo La Marca, riconoscevo il tratto palermitano colto capace di stare al mondo senza mai perdere il suo aplomb.
In verità, alcuni palermitani sono autentici inglesi, ma con le vocali più aperte..."

Tornando infine alle pagine di Raleigh Trevelyan - essenziali per scoprire vecchi legami ed affinità tra sudditi della Corona e siciliani - è utile riferire il pensiero degli inglesi verso gli abitanti dell'Isola che in passato tanto ha dato alle loro fortune commerciali:

"Per un inglese la Sicilia è per molti aspetti l'Irlanda d'Italia, con la sua diversa civiltà, i suoi enigmi, il suo Cristianesimo per metà paganeggiante, la sua perversità, i suoi odi intestini, le sue disperate correnti di emigrazione prodotte da un sistema economico semplicemente mostruoso..."


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