martedì 14 aprile 2020

IL VIZIO E LA FISSAZIONE DEI SICILIANI PER LA LETTERATURA

Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia

"Non so se si accorse di me, ma certo dei miei libri, in pile sul marmo di un comò.
Accostatovisi, strizzò gli occhi dietro i vetri degli occhiali, lesse i titoli sui dorsi, i nomi di quegli autori, Sartre Moravia Brancati Pavese Vittorini, che in quegli anni si andavano pubblicando.
Un'espressione di sconcerto si disegnò sulla sua faccia tonda.
Si girò verso di me, ancora a letto ( il pigro, lo svogliato ), disse:

'Voi siciliani, come divagate, che fissazione avete con questa letteratura'"

Vincenzo Consolo, "Grandi carriere di vecchi amici"
La Stampa, 14 maggio 1978

Bisognerà pure capire perché, negli ultimi due secoli, la Sicilia abbia generato con fissazione un numero esorbitante di scrittori e narratori, certo superiore ad ogni altra zona d'Italia.
La loro lista ( De Roberto, Capuana, Verga, Pirandello, Rosso di San Secondo, Borgese, Piccolo, Tomasi di Lampedusa, RomanoVittorini, Brancati, Patti, Russello, Ripellino, FioreD'Arrigo, Sciascia, Consolo, Bufalino, Camilleri, i primi a venire alla memoria ) mette insieme nomi di protagonisti e di comprimari; questo ultimi, tali solo perché i loro meriti sono stati offuscati dalla maggior notorietà dei primi. 
Certo, alla proliferazione degli scrittori in Sicilia ha contribuito la stratificazione delle esperienze umane e culturali accumulate dalla storia stessa dell'Isola, capace di diventare fonte di ispirazione ed espressione di una capacità letteraria.
La natura antica e persistente dei problemi storici e sociali siciliani - ha scritto Giovanni Russo - ha così costituito una "dimora senza la quale non si giustificano i suoi scrittori, poeti ed artisti". 


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