"L'uomo non ha cessato, neanche nei tempi storici, di favoleggiare sulla Sicilia, che è la terra stessa del mito: qualsiasi seme vi cada, - ha scritto Cesare Brandi in "Sicilia mia" ( Sellerio editore Palermo, 2003, p.19 ) - invece della pianta che se ne aspetta, diviene una favola, nasce una favola.
Si pensi a cosa era diventato Giuliano: un bandito sia pure, ma così vicino al mito da superare la sua sorte: e il tradimento che lo fece cadavere, fu tradimento non una sistemazione dei conti con la giustizia.
Ma perché la cosa accadeva in Sicilia: in qualsiasi altro luogo sarebbe rimasto un bandito senza aggettivi, e la sua morte un fatto collegato alla vita abominevole che aveva condotto.
Questa è la forza e la spontaneità del mito siciliano..."
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