Scena bucolica nella valle dell'Anapo, nel siracusano. Le foto del post vennero pubblicate dalla rivista del TCI "Le vie d'Italia" nell'ottobre 1954 ed illustrarono un reportage di Francesco Cataluccio |
In un reportage intitolato "Dal porto di Siracusa al Monte Lauro" pubblicato nell'ottobre del 1954 dalla rivista del TCI "Le vie d'Italia", lo storico e politologo Francesco Cataluccio ricostruì l'aspetto paesaggistico e le condizioni economiche di Siracusa e della valle dell'Anapo.
Di quest'ultimo territorio agricolo, Cataluccio - studioso formatosi alla scuola del trapanese Niccolò Rodolico - evidenziò la ricchezza delle colture mediterranee: limoni, aranci, carrubi, mandorli, ulivi, viti, peri, palme, melagrani, gelsi, noci, fichi, sovrapposti "in un gioco stordente di colori" a frumento e granoturco, legumi e verdure d'ogni specie.
"Non un palmo di terra è inattivo - osservò Cataluccio - anche carrarecce e sentieri si snodano tra i filari di fichidindia e, tra le pietre dei muri confinari, svettano asparagi selvatici d'ineguagliabile sapore..."
A fronte di tanta ricchezza agricola, la situazione sociale di quest'angolo di Sicilia di settant'anni fa soffriva però di una condizione sociale ed economica gravata dalla distribuzione della proprietà terriera e dalla deficienza delle infrastrutture.
Scrisse a questo proposito Cataluccio:
"La terra o è di grandi proprietari o di medi e piccoli proprietari che la danno in affitto o in mezzadria. La piccola proprietà coltivata direttamente ha vita difficile, malgrado i prezzi remunerativi di alcuni prodotti, sia per il peso delle imposte sia per il gioco di speculazione che si svolge attorno al coltivatore, il quale ha urgenza al momento del raccolto di venderlo, per assoluta esigenza di realizzo, a prezzi talvolta irrisori, a grossi imprenditori.
Gli agricoltori della val d'Anapo subiscono le conseguenze negative dell'assoluta mancanza di spirito associativo e del prevalere di un esasperato individualismo. Associazioni, consorzi sono stati sempre nomi senza significato reale in questa zona. Non hanno certamente educato allo spirito associativo gli ammassi d'iniziativa statale, non sempre preoccupati degli interessi del produttore e gestiti con una burocrazia insensibile al bisogno di chiarezza di gente sulla quale esperienze passate hanno stratificato diffidenze e sospetti verso gli organi statali...
Floridia è il gran tetto sotto il quale si raccolgono le migliaia di contadini che coltivano questa zona. Salvo infatti poche e sparse fattorie, con nucleo stabile di 'massari', si tratta di terre senza case, che costringono i contadini a percorrere svariati chilometri per giungere sul posto di lavoro al mattino e per far ritorno in famiglia a sera..."
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