mercoledì 20 settembre 2023

LA COMPRENSIONE FRA MIGRANTI E REPORTER A PORTO EMPEDOCLE

Migranti a Porto Empedocle.
Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia


"Bambino, bambino!" Da dietro l'inferriata il grido dell'uomo è diretto a operatori tv e fotografi che stanno per rivolgere i propri obiettivi verso il figlio dall'apparente età di 5 o 6 anni.  L'invito a non riprenderlo - accorato e risoluto insieme - viene accolto con un segno, ricambiato, di pollice alzato. Dopo ore di coesistenza ravvicinata sul piazzale di Porto Empedocle - 330 migranti rinchiusi all'interno del centro di identificazione, i reporter distanti da loro appena una decina di metri, in strada - si è creata una situazione di comprensione reciproca. Chi aspetta in una condizione simile a quella di un recluso una nuova destinazione nel travagliato viaggio partito dall'Africa, asseconda in silenzio l'invadente lavoro fatto da telecamere e macchine fotografiche. 



Sembra che la rassicurazione sul rispetto dell'immagine di quel bambino abbia reso i migranti tolleranti, o forse solo indifferenti, nei confronti della morbosa attenzione che proviene dall'altra parte dell'inferriata. Ciò che sopportano adesso deve apparire un aspetto assolutamente marginale nella storia della loro migrazione che, per il momento, li ha portati in un'isola che è solo il profondo Sud dell'Europa.


 

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