Scena di vita quotidiana a Pollina negli anni Sessanta dello scorso secolo. Fotografia tratta dalla rivista "Palermo", edita dalla Provincia di Palermo nel giugno del 1965 |
"Pittoresco borgo" definì Pollina lo storico dell'arte Cesare Brandi, dando lustro al piccolo comune delle Madonie abbarbicato in piena solitudine a 760 metri sul livello del mare. Qui la torre del castello venne utilizzata nel 1548 dal matematico ed astronomo messinese Francesco Maurolico per l'osservazione del cielo e la correzione delle tavole Alfonsine, le Effemeridi astronomiche del suo tempo.
Tre secoli dopo, Vito Amico lo descrisse come un paese "fondato nella vetta di un monte, che soprastando sugli altri alla spiaggia aquilonare della Sicilia, sovraneggia a tutta la regione ed all'opposto mar Tirreno..."
Insieme a Castelbuono, Pollina ha conservato per lungo tempo il primato siciliano nella produzione della manna, un prodotto che sino alla vigilia del secondo dopoguerra veniva coltivato in una ventina di comuni del palermitano e del trapanese. Come tanti altri centri montani, oggi Pollina soffre gli effetti dello spopolamento, qui accentuato dallo sviluppo turistico e commerciale del sottostante centro abitato di Finale di Pollina, lungo la statale 113. Nel giugno del 1993, uno sciame sismico provocò nel vecchio centro storico il crollo di alcune palazzine e seri danni al patrimonio monumentale: una calamità naturale che accrebbe allora il numero di famiglie che decisero di abbandonare il "pittoresco borgo" descritto anni prima da Brandi.
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