mercoledì 13 marzo 2024

FATICHE E SOFFERENZE DEI SALINARI DI TRAPANI

Salinari al lavoro a Trapani.
Foto tratta dalla rivista
"Vie Mediterranee"
edita da Palermo nel settembre del 1959


Si deve a Guido Piovene ed al suo "Viaggio in Italia" ( Arnoldo Mondadori Editore, 1957, Milano ) una non comune descrizione dell'organizzazione del lavoro allora adottata nella raccolta del sale a Trapani. Prima di lui, la narrazione delle saline da parte di viaggiatori e saggisti di passaggio a Trapani si era limitata a sottolineare la suggestione del paesaggio, ignorando la durissima opera dei salinari. Daniel Simond, ad esempio, pochi mesi prima aveva scritto in "Sicilia" ( Edizioni Salvatore Sciascia, Caltanissetta-Roma, 1956 ):

"Il sole ed il vento agevolano l'evaporazione, trasformando queste lagune in altrettante tovaglie abbaglianti di neve. Gli operai, a loro volta, ammucchiano il sale in coni cristallini. Tutto questo candore, aggiunto al volo dei gabbiani, alle vele che solcano il vicino mare, al bianco delle case che in esso si specchiano, dona a Trapani un aspetto singolarissimo..."



Ben più attento alle condizioni di impiego degli operai impegnati nelle saline è il racconto di Piovene:

"I lavoratori del sale sono divisi quasi in due caste distinte, i trapanesi addetti alle saline tutto l'anno, e gli stagionali, braccianti agricoli provenienti dalle campagne circostanti per la raccolta. L'andamento di una salina è molto simile del resto a quello di un'azienda agricola, con un fattore responsabile, che prende il nome di curatolo. Fissi o stagionali che siano, i lavoratori del sale devono possedere una grande robustezza fisica, ed essere immunizzati per abitudine dagli effetti nocivi.



Infatti il sale si trasporta per lunghi tratti a spalla, chiuso in grossi sacchi e di corsa, perché il compenso è a cottimo; e l'acqua delle salamoie, che corrode e brucia, copre di piaghe i piedi degli inesperti, come in tempo di guerra coi lavoratori avventizi..."

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