lunedì 26 agosto 2013

SUL CARRETTO, SENZA PALADINI NE' EROI


 
Un carretto nelle campagne nissene di Gela, 
ai margini dell'area industriale del petrolchimico.
L'immagine, senza data, porta la firma
del fotografo ragusano Giuseppe Leone.
Lo scatto è tratto dall'opera 
"Scritture di paesaggio", edita nel 200
da Alloro Editrice di Palermo

Sopra e sotto, altre immagini di carretti
fotografati nei decenni passati nella piana di Gela.
Il primo scatto è accreditato a Foto PGS
ed è stato pubblicato nell'opera "Sicilia",
edita da UTET nel 1968.
La fotografia del carretto nei pressi di una fornace
è invece opera di Ezio Quiresi
ed è stata pubblicata nel II volume
dell'opera "Sicilia" edita nel 1962
da Sansoni ed Istituto Geografico De Agostini 

La diffusione in Sicilia del carretto per il trasporto di merci o di persone risale probabilmente agli inizi del secolo XIX, quando le condizioni della viabilità isolana cominciarono lentamente a migliorare.
Fu allora che un crescente numero di artigiani iniziò a specializzarsi nelle costruzione di questi mezzi a due ruote, che in seguito avrebbero iniziato ad impreziosirsi grazie alle fastose decorazioni commissionate dai proprietari più ricchi ad abili pittori.
"Fino al 1815 - ha notato lo studioso Antonino Buttitta nel saggio "Il carretto racconta", edito da Edizioni Giada" nel 1982 - le industrie straniere, soprattutto inglesi, occuparono letteralmente l'intero mercato della Sicilia con i loro prodotti. A partire da tale anno una nuova politica doganale del governo borbonico, intesa a favorire le esportazioni e colpire le importazioni, determina i primi segni di un risveglio economico.

Carretti e carrettieri al lavoro
lungo due strade dell'isola, un sessantina
di anni fa: sopra, nei pressi
del ponte sul torrente Rosmarino,
presso Sant'Agata di Militello-
Sotto, a Termini Imerese.
La prima fotografia è attribuita
a Josip Ciganovic ed è tratta dalla citata opera
"Sicilia" edita da UTET.
La seconda immagine è invece firmata
Foto Ass.Turismo Palermo
ed è tratta dal I volume dell'opera
"Sicilia" edita da Sansoni e De Agostini


Un progresso notevole in questa direzione si ha infine a seguito della nuova tariffa doganale del 30 settembre 1824 che veniva a sopprimere completamente i dazi nelle esportazioni mentre aggravava ulteriormente quelli sulle importazioni. Dai positivi effetti di questi fatti si origina quel progresso dell'economia isolana a metà dell'Ottocento cui è strettamente connessa l'espansione dell'universo culturale siciliano anche a livello popolare. Come conseguenza delle mutate condizioni economiche dell'isola si ha infatti la nascita di nuove attività artigianali o la rinascita di quelle da gran tempo già quasi estinte...".

Ancora dal volume "Sicilia" edito da UTET,
questa fotografia di un carretto
sembra volere sottolineare
il contrasto fra il vecchio ed il nuovo
nell'isola degli anni Cinquanta.
Lo scatto è stato eseguito nei pressi
della miniera di San Cataldo di sali potassici
ed è accreditato all'ufficio stampa
della Montecatini-Edison,
proprietaria dell'impianto 

La diffusione del carretto come mezzo di lavoro e di trasporto fu insomma uno dei segni di quell'epoca di sviluppo economico.
Questi strumenti di locomozione ebbero in Sicilia dimensioni piuttosto ridotte rispetto ai modelli costruiti in altre regioni italiane.

Trasporto di zolfo a bordo di una nave
a Porto Empedocle.
La fotografia è tratta ancora una volta
dall'opera "Sicilia" edita da Sansoni e De Agostini
ed è accredita a Foto Pedone

Questa caratteristica sembra essere legata allo scarso sviluppo della rete viaria isolana, che per gran parte dell'Ottocento permetteva di percorre brevi distanze e che quindi scoraggiava la costruzione di carretti adatti ad affrontare lunghi viaggi.

Sopra e sotto, due visioni d'insieme
di carretti nella Palermo di oltre un secolo fa.
La prima immagine, datata 1895 e firmata Alinari,
è ambientata presso
la stazione di caricamento del porto.
La fotografia è tratta dall'opera
"Fotografi e fotografie a Palermo nell'Ottocento",
edita nel 2000 da Alinari.
L'altro scatto, attribuito a Eugenio Interguglielmi,
ritrae un gruppo di carretti nei pressi
del mercato di piazza Sant'Anna.
L'immagine è tratta dall'opera
"Natale e Capo d'Anno
dell'Illustrazione Italiana, la Sicilia
e la Conca d'Oro", edita da Treves nel 1909

 

Ancora nel 1865, l'isola aveva appena 500 chilometri di strade su una superficie di quasi 26.000 chilometri quadrati, e cioè neppure 2 chilometri di carreggiabili per ogni 100 chilometri di superficie; di fatto, ben 177 comuni siciliani erano privi di strade.


Carreti sul corso del fiume Oreto,
nella Palermo della fine del secolo XIX.
Anche questa fotografia è opera
di Eugenio Interguglielmi
ed è tratta, come quella che segue, 
dal volume
"Fotografi e fotografie a Palermo
nell'Ottocento" citato in precedenza

  
Le fotografie riproposte nel post da ReportageSicilia offrono un'antologia di carretti siciliani per lo più privi dei decori che celebrano le gesta di Orlando e Rinaldo o di Garibaldi.
Sono i discendenti dei primi umili carretti da lavoro agricolo, generalmente dipinti in giallo.
"Il carro - ha scritto il giornalista e scrittore Orio Vergani nel saggio "Colori di Sicilia", edito da ERI nel 1953 - era costruito a stretta regola d'arte nelle misure e nel peso adatti alle irregolarità delle mulattiere sassose e alle forze non grandi dei cavallucci di razza siciliana, infaticabili e intelligenti, ma non certamente robusti come quelli delle razze nordiche. 
Il carrettiere chiese al pittore del paese, che quasi sempre era un modesto pittore di ex-voto, di dipingere sulle fiancate del carro qualche immagine sacra: le scene della Passione o le storie di Santa Rosalia e di Sant'Agata.
Così, nella lenta marcia attraverso le solitudini dei latifondi e delle montagne, le immagini della fede accompagnarono di villaggio in villaggio i primi carrettieri...". 
In seguito, la decorazione del carretto sarebbe diventata il segno di prestigio e di ricchezza dei proprietari; vi si contarono numerosi commercianti che ostentavano il loro stato sociale anche allo scopo di attirare la clientela verso la propria mercanzia.

Altri carretti palermitani dinanzi Porta Felice.
Il periodo è lo stesso delle fotografie
di Interguglielmi, ma in questo
caso l'immagine si deve a Giovanni Crupi.

Non per questo, ai nostri giorni queste immagini di semplici e nudi carretti hanno un minore valore documentario: con la loro semplicità costruttiva, testimoniano infatti l'attività di tanti anonimi artigiani costruttori e la vita del mondo rurale e commerciale di una Sicilia ormai scomparsa.

Un gruppo familiare al centro della scena
di un gruppo di carretti
nella borgata palermitana della Guadagna.
La fotografia è tratta
dalla già citata opera
"Natale e Capo d'Anno dell'Illustrazione Italiana".
L'immagine è firmata
Istituto Ettore Ximenes 
Alcuni di questi elementari mezzi di trasporto percorsero strade e trazzere siciliane sino a qualche decennio fa, quando già in gran parte del resto d'Italia circolavano motocarri e furgoni: un segno dell'arretratezza di una parte della società siciliana. 
Non del tutto scomparso, in verità: la si può infatti cogliere ancora oggi in quartieri popolari e nelle zone più depresse dell'isola, dove vecchi carretti accompagnano il lavoro di anziani braccianti e venditori ambulanti.

L'ultima fotografia riproposta
in questo post da ReportageSicilia
mostra un altro carretto utilizzato
nell'isola dei primi del Novecento
per il trasporto di un gruppo familiare.
La scena è ambientata nella provincia
di Messina, forse lungo l'attuale
percorso della SS 113 che collega
Palermo alla città dello Stretto.
Lo scatto è tratta dal fondo Giaconia
dell'Archivio Fotografico della facoltà
di Lettere e Filosofia
dell'Università di Palermo


    

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