venerdì 22 dicembre 2017

UNA SILFIDE FRA LE STATUE DEL POLITEAMA

La "Silfide" dello scultore Benedetto De Lisi junior
collocata all'esterno del teatro Politeama di Palermo.
Le fotografie sono di ReportageSicilia

Fra le opere di scultura che adornano l'area esterna del teatro Politeama di Palermo c'è una statua in marmo che raffigura una giovane donna dallo sguardo quasi evanescente.
La scultura ritrae il personaggio mitologico di una Silfide e si deve alla mano di Benedetto De Lisi junior ( 1898-1967 ), figlio di Domenico ed allievo di Antonio Ugo.
Le notizie sulla genesi di questa statua sono scarne.
Nell'opera "Sicilia Liberty", Eugenio Rizzo e Maria Cristina Sirchia  ( Dario Flaccovio, 1986 ) citano l'opera nel capitolo dedicato alla scultura del periodo a Palermo, datandola al 1928.
La Silfide di De Lisi dunque sarebbe stata posizionata all'esterno del Politeama mezzo secolo dopo la fondazione del nuovo edificio destinato ad accogliere un vario genere di spettacoli.


La scelta del soggetto da parte dello scultore - un essere femminile  di natura immateriale ma capace di consolidarsi in sembianze umane e di vegliare sugli uomini addormentati - attinge alla mitologia celtica e germanica.
Nel corso dell'Ottocento, la figura della Silfide - donna insieme crepuscolare e romantica, trascendente ed ultraterrena - suggestionò i coreografi e le affermate attrici e ballerine del tempo.
Fu così che i maggiori teatri europei ( fra questi, l'Opera di Parigi e la Scala di Milano ), ospitarono diverse opere dedicate o ispirate dal personaggio poi scolpito da De Lisi per il Politeama: "La Silfide, ovvero il Genio dell'Aria" del coreografo franco italiano Louis Henry, un balletto di Filippo Taglioni, la "Sylfiden" di Bournoville e "Silfide" di Antonio Cortesi.


E' quindi lecito ipotizzare che Benedetto De Lisi junior abbia voluto rendere omaggio ad un personaggio mitologico che nell'Ottocento aveva appassionato il pubblico dei teatri europei, grazie anche alle interpretazioni delle attrici Teresa Héberlé, Maria Taglioni, Lucile Grahn e Fanny Cerrito.
Se la data del 1928 è quella della reale collocazione dell'opera al Politeama di Palermo, non si può non notare come la sua valenza mitologica e romantica arrivasse in ritardo rispetto alle tematiche del tempo. 
Due anni prima, Luigi Pirandello con "Uno, nessuno e centomila" aveva rivoluzionato i temi del teatro moderno, relegando le Silfidi fra le vecchie suggestioni degli spettatori di un secolo ormai lontanissimo. 





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