Le fotografie di Santa Maria la Scala riproposte in questo post da ReportageSicilia sono tratte dall’opera “Acireale d’altri tempi” edita dalla Regione Siciliana-Assessorato per il Turismo e curata nel 1970 da Cristoforo Cosentini, allora presidente dell’Accademia di Scienze, Lettere e Belle Arti degli Zelanti e dei Dafnici di Acireale.
| Una veduta del borgo di pescatori con gli edifici da villeggiatura estiva costruiti dalle ricche famiglie di Acireale |
Le immagini del borgo marinaro, lungo il tratto di costa ionica che da Taormina raggiunge Capo Mulini, risalgono alla fine dell’Ottocento, quando – come scriveva ancora nel 1984 Matteo Collura in “Sicilia Sconosciuta, cento itinerari insoliti e curiosi” edito da Rizzoli – “il resto è silenzio, interrotto dal cinguettio degli uccelli, dallo stormire dei platani e dallo sciacquio della vicina risacca; e tanto verde, quel verde prorompente un po’ aspro che in queste zone fa da contrasto con la bruna terra”.
| Altra veduta di Santa Maria la Scala, cui il saggista Matteo Collura - nel 1985 - dedicò uno dei capitoli del libro "Sicilia Sconosciuta, cento itinerari insoliti e curiosi" |
Nell’opera di Cosentini, si ricorda che Santa Maria la Scala venne collegata ad Acireale da una mulattiera panoramica a sette rampe – le “chiazzette” – costruita con grande dispendio economico fra il 1687 ed il 1726.
Sino agli inizi del secolo XIX, il trasporto a dorso di mulo costava cinque centesimi, tariffa che non scoraggiò le più ricche famiglie acesi a costruire intorno al borgo di pescatori le proprie case di villeggiatura estiva.
In due fotografie riproposte da ReportageSicilia, si osservano alcune costruzioni in legno, in prossimità del mare.
| Stabilimenti balneari in legno costruiti sulle rocce laviche della borgata |
“Un noto artigiano acese – scriveva a questo proposito Cristoforo Cosentini – costruiva ogni anno gli stabilimenti balneari ( le così dette “baracche” ), tenendo ben separato il reparto uomini da quello donne. C’erano inoltre baracche e baracchini privati dei nobili acesi, che si distinguevano per le loro estrose sagome orientaleggianti”: cineserie ottocentesche approdate allora su queste sponde siciliane del mar Jonio, secondo i gusti di una moda europea accolta all’ombra dell’Etna.
La copertina del libro "Acireale d'altri tempi" da cui ReportageSicilia ha tratto le fotografie di questo post |
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