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lunedì 28 ottobre 2024

LA RACCOLTA DELLE OLIVE A CASTELLUZZO

Foto
Ernesto Oliva-ReportageSicilia


Dallo scorso 5 ottobre in molte zone della Sicilia - come a Castelluzzo, nel trapanese - è iniziata la raccolta delle olive. Sono giorni in cui migliaia di braccianti sono impegnati in una vendemmia che si svolge secondo consuetudini secolari, rinnovate solo dall'utilizzo di sempre più comodi ed efficaci "abbacchiatori" elettrici. La raccolta delle olive riesce a coinvolgere intere famiglie. Alcune le ammassano ancora all'interno di "panàra" in vimini foderati con sacchi di juta: una protezione che evita le ammaccature delle olive, conservandole integre per la molitura. Specie gli olivicoltori che dispongono di uliveti più estesi, preferiscono invece utilizzare ceste in plastica. In ogni caso, per ottenere una buona resa dal raccolto, ciascuna pianta dovrà essere accuratamente "annittata",  cioè ripulita dai frutti che di lì a breve forniranno il prezioso olio.

giovedì 24 ottobre 2024

PALERMO, METROPOLI PROVINCIALE E CAPITALE INCOMPRENSIBILE



"Forse poche città come Palermo - ha scritto il giornalista, scrittore e saggista agrigentino Pasquale Hamel in "Palermo. Passeggiate d'autore" ( Bruno Leopardi Editore, Palermo, 2001 ) - hanno avuto tanto spazio nelle cronache quotidiane, nell'informazione, nel comune sentire di gente d'ogni parte, ma come spesso accade di un oggetto del quale tanto si parla, si scopre che ben pochi lo conoscono. Pochissimi, infatti, conoscono realmente questa metropoli...

... Palermo è una città forte, densa di umori, carica di sentimenti, incapace, ed è il suo limite, di menare vanto della sua storia e per questo, troppo spesso, chiusa in un provincialismo che non fa giustizia di anni, di secoli, di grande cultura. Eppure basta dare un'occhiata, anche di sfuggita, a quell'imponente complesso edificato del centro storico per rendersi conto che ci trova di fronte non ad una città qualsiasi, ma ad una capitale, una grande capitale le cui fabbriche riflettono livelli di civiltà altissime..." 

La fotografia del post attribuita a Brassai ( Gyula Halasz )  ritrae Porta Nuova a Palermo ed è tratta dalla rivista "Ciclope" edita nel gennaio del 1958 a Palermo da De Giacomo e La Zara 


lunedì 21 ottobre 2024

domenica 20 ottobre 2024

L'ADDIO E I RICORDI DEGLI ULTIMI "CORDARI" DELLA GROTTA A SIRACUSA

La "Grotta dei Cordari" a Siracusa.
Foto tratta dall'opera "Sicilia d'Oggi"
edita dall'Istituto Poligrafico dello Stato nel 1955


Il 7 maggio del 1968 a Siracusa, Vincenzo Ambrogio senior ed il nipote Vincenzo, all'epoca di 80 e 48 anni, lasciarono il loro storico lavoro di "cordari" all'interno della omonima grotta, adiacente all'Orecchio di Dionisio. Per anni, i due Ambrogio avevano resistito alla tentazione di interrompere l'attività, sconfitta dall'avvento delle fibre sintetiche e dalla produzione di canapa ritorta a macchina. Le cronache del tempo ricordano che il più anziano degli Ambrogio, prima di abbandonare la grotta, volle bere un bicchiere di vino insieme ad alcuni amici ed a un paio di giornalisti accorsi per raccontare l'evento. A questi ultimi ricordò una precedente e più affollata ressa di cronisti e fotografi all'interno della "Grotta dei Cordari". Era l'aprile del 1955, quando Winston Churchill, protetto da un cordone di addetti alla sicurezza, vi piazzò il suo cavalletto da pittura per raffigurare i "cordari" al lavoro. Un giornalista tedesco cercò allora di convincere Vincenzo Ambrogio senior a ricevere in prestito una macchina fotografica; dietro compenso di centomila lire, avrebbe dovuto scattare di nascosto un paio di fotografie all'ex premier inglese. Ambrogio rifiutò l'offerta, dando ai cronisti siracusani questa motivazione:

"Come potevo tradire quell'ottimo amico che quando beveva un sorso di ottimo whisky mi passava sempre la bottiglia prima di riporla nella sua borsa?"



VISIONI ED ASPIRAZIONI A LAMPEDUSA PRIMA DELL'INDUSTRIA DEL TURISMO

Il porto di Lampedusa
alla fine degli anni Sessanta dello scorso secolo.
Fotografie di Francesco Conforti,
opera citata nel post


"Il grosso rinnovamento di questo estremo lembo d'Italia dove si può quasi vedere la costa africana è quasi iniziato. Sarà il turismo a farlo camminare rapidamente? Chi ha comunque ancora interesse a vedere Lampedusa quale è stata da sempre, si affretti: le novità in via di realizzazione ne cambieranno presto l'aspetto, tanto semplice e suggestivo"

Con questa considerazione, il giornalista Francesco Conforti concluse il suo reportage dedicato alle isole Pelagie pubblicato nel febbraio del 1970 dalla rivista del TCI "Le Vie d'Italia e del Mondo". L'articolo - corredato dalle fotografie riproposte nel post - fornisce oggi parecchie informazioni sulla vita quotidiana a Lampedusa pochi anni prima che la "profezia" di Conforti si avverasse, facendo prevalere l'economia del turismo su quella della pesca. A partire dal 1969, grazie anche all'attivazione di regolari collegamenti aerei fra l'isola e gli aeroporti di Trapani e Palermo, il numero dei turisti lampedusani aveva fatto registrare un primo storico incremento: 4.000, rispetto ai 1.500 dell'anno precedente ed ai 700 del 1967. Quando il giornalista sbarcò sull'isola, Lampedusa contava 4.620 abitanti, una decina di piccoli stabilimenti per la preparazione degli sgombri sott'olio in scatola, circa 200 fra piccole e grandi barche da pesca ed un solo albergo, ancora in costruzione a cala Guitcia.



"Circolano circa cento fra automobili e autocarri - si legge nell'articolo - mentre altrettanti sono gli scooter e le motorette. Dal centro di Lampedusa partono tre strade in terra battuta. La prima in direzione di levante e per un paio di chilometri fino al faro; la seconda corre parallelamente al lato a mezzogiorno dell'isola per sette chilometri, fino al punto panoramico più alto, Capo Ponente, metri 113; la terza è quella che per un chilometro costeggia la pista dell'aeroporto e arriva al molo di cala Pisana"

Prima del secondo conflitto mondiale, l'interno dell'isola era stato coltivato da pastori e pecorai: attività in seguito abbandonate per le scarse risorse idriche ed il basso reddito che offriva la terra. Molti lampedusani erano così emigrati in Germania, Svizzera e Francia; chi aveva preferito non emigrare, viveva quasi esclusivamente grazie alle risorse offerte dal mare, spiegando a Conforti:

"Siamo pescatori. Solo a pochi puzzano i piedi di capra..."



Durante il soggiorno del giornalista del TCI, la maggioranza dei visitatori di Lampedusa era costituita da pescatori subacquei. Erano appassionati delle immersioni provenienti da tutta Italia e dall'estero, attirati nel cuore del Canale di Sicilia dalla possibilità di catturare un consistente numero di pesci.  Fra questi, Conforti cita Guido Pfeiffer, uno storico "profondista" che da lì a qualche anno avrebbe anche diretto alcune riviste specializzate. La presenza dei pescatori subacquei, che pure alimentavano un discreto indotto economico, non era troppo apprezzata dagli isolani:

"L'isola è piccola e perciò basta la presenza d'estate di 300 o 400 subacquei per ripulire in breve tempo quello che c'è ancora da pescare. Lo stesso Salvatore Loverde, il solo lampedusano che peschi con gli autorespiratori ad aria, non è favorito nella sua attività. Prima pescava anche sottocosta, oggi anche Loverde per prendere delle belle cernie deve scendere a profondità superiori ai 40 metri ed allontanarsi dalla costa..."

Agli occhi del giornalista, la Lampedusa di 54 anni fa mostrava un aspetto paesaggistico non ancora intaccato dall'edilizia turistica dei nostri giorni:

"Tutto è rimasto come sempre, niente ville, niente turismo organizzato nel senso tradizionale della parola. L'isola ha conservato intatto tutto il suo fascino. Nelle sue deliziose spiaggette: l'isola dei Conigli, cala Guitcia, cala Francese, cala Madonna, cala Pisana e cala Croce, di una stagione turistica sono rimasti solo qualche scatoletta di carne sventrata e i frammenti di bottiglie di acqua minerale. Chi si reca perciò nell'isola ancora oggi ha l'impressione di esserci arrivato per primo..."



Nel reportage, Francesco Conforti non mancò di segnalare che i lampedusani prospettavano allora un futuro diverso per la loro isola, non ancora entrata nella storia per l'epocale e talora drammatico flusso di migranti dalle coste del Nord Africa:

"Le grandi speranze degli isolani sono rappresentate da due società immobiliari che hanno acquistato a 50 lire il metro i terreni migliori in riva al mare nelle zone più suggestive, ripromettendosi di costruire dei villeggi turistici capaci di ospitare quattromila persone. I tempi, comunque, non sono ancora maturi. Per il momento, l'isola resta affidata all'iniziativa di un marinaio, Virgilio Ferrari, di origine parmigiana, che oltre ad avere costruito dei bungalow e un ristorante all'isola dei Conigli, è stato capace di orientare con successo i lampedusani verso questo nuovo tipo di mentalità turistica, inducendoli ad aprire le loro case ai forestieri..."



Dal 2012, una nuova aerostazione ha contribuito ad incrementare il numero di turisti che da tutta Italia raggiungono abitualmente Lampedusa in poche ore. Nel 2023, ne sono sbarcati 320.000. Le previsioni indicano che in prossimo futuro potrebbero raggiungere quota 400.000: un dato che spiega meglio di ogni altro i cambiamenti subiti da un'isola che nel 1970 poteva ancora mostrarsi a Conforti come "un luogo dove la natura non è ancora stata contaminata, dove il paesaggio ci è stato tramandato intatto da millenni" . 

venerdì 18 ottobre 2024

LA RESISTENZA DI ALLEVATORI ED AGRICOLTORI A GANGI

Una mandria di mucche a Gangi.
Fotografia
Ernesto Oliva-ReportageSicilia

In questo fine settimana Gangi ospita la nona edizione di una Mostra Agrozootecnica, evento cui partecipano decine di allevatori ed agricoltori provenienti anche delle provincie di Agrigento, Enna, Caltanissetta e Catania. La manifestazione si svolge in un periodo critico per la zootecnia e l'agricoltura siciliana, gravate da una perdurante siccità e, soprattutto, dalle storiche deficienze strutturali delle infrastrutture idriche isolane. La Mostra assume così un significato di resistenza da parte di centinaia di piccole e medie aziende, spesso a carattere familiare, che dalle attività di coltivazione e di allevamento degli animali nelle aree interne della Sicilia traggono primaria fonte di sostentamento.  

lunedì 14 ottobre 2024

UN ANONIMO PESCATORE SICILIANO DI BRONZO A CHICAGO

Il "Pescatore siciliano"
della scultrice Malvina Hoffman
conservato a Chicago.
Riproduzione di una cartolina
del "Field Museum of Natural History"


Alla ricerca di tracce che potessero ricordare la Sicilia a Chicago, il giornalista, scrittore e saggista catanese Giuseppe Quatriglio alla fine degli anni Cinquanta dello scorso secolo trovò in due musei il segno dell'identità siciliana nella capitale del Middlewest americano. Il primo, in una sala del Museo delle Scienze e dell'Industria, dedicata all'esposizione di mezzi di trasporto nel mondo: un carretto, "un pò vecchio ormai, dai colori appiattiti", sulle cui fiancate erano ancora visibili le scene cavalleresche dipinte da chissà quale pittore dell'Isola. Il secondo manufatto, in bronzo, si materializzò alla vista di Quatriglio all'interno di un museo di storia naturale, il "Field Museum of Natural History". Si trattava di una statua - alta una volta e mezzo la figura naturale - raffigurante un pescatore nel gesto di lanciare una rete in mare. La scultura fissa con realismo l'attività dell'anonimo pescatore: lo sguardo è concentrato sulle onde, le gambe sono divaricate a sostenere e bilanciare il peso del corpo: "un solido uomo di mare - scrisse in seguito Quatriglio in un articolo pubblicato dalla rivista "Sicilia Mondo" nel maggio del 1959 - forse di Marsala o di Trapani, di Vergine Maria o di Porto Empedocle, di Acitrezza, di Ganzirri o di Porticello. 

La statua del pescatore siciliano esposta a Chicago fa ancor oggi parte di una galleria di 101 fra bronzi e busti in marmo realizzata dall'artista di New York Malvina Hoffman. Figlia del pianista Richard Hoffman, la scultrice si trasferì a Parigi agli inizi del Novecento, diventando allieva dello scultore e pittore Auguste Rodin. Nel 1930, la Hoffman fu incaricata dal "Field Museum of Natural History" di riprodurre con opere statuarie uomini e donne di diverse nazionalità - una sorta di "Galleria dell'Uomo" - raffigurandole in attività quotidiane svolte nel loro Paese di origine. Sino al 1936, la scultrice viaggiò dall'Africa all'Asia, dal Sud America alla Cina, dall'Australia all'Europa. Sembra che la Hoffman si sia affidata per la scelta dei suoi personaggi ai consigli di antropologi e studiosi locali delle tradizioni popolari, non senza correre il rischio di cadere nella rappresentazione folclorica dei luoghi e dei caratteri delle persone che vi vivevano. 

"In Sicilia - scrisse Giuseppe Quatriglio nel suo articolo - la scultrice fu accolta da personalità del mondo scientifico e dalle migliori famiglie dell'isola. La signorina Hoffman entrò nei salotti eleganti dove conquistò subito mole simpatie per la sua intelligenza e fu ospite della sontuosa villa del principe di Niscemi. Il dovere la spinse nelle regioni dell'interno, fu ad Enna, sull'Etna, sulle Madonie ed a Erice, ma non scelse il suo tipo nelle alture o sulle montagne; preferì, invece, orientarsi verso un pescatore della costa. Così nacque la superba scultura, uno dei pezzi più grossi, non soltanto per le dimensioni, della intera collezione, "The Sicilian Fisherman", il pescatore siciliano..." 

martedì 8 ottobre 2024

L'ATTESA DELLA VERITA' SUL DELITTO DI MICO GERACI

Fotografia
Ernesto Oliva-ReportageSicilia


La sera di 26 anni fa Mico Geraci veniva ucciso dalla mafia a Caccamo. Stava per candidarsi a sindaco del paese ed aveva denunciato apertamente le pressioni mafiose nella gestione della vita amministrativa locale e nell'erogazioni di fondi pubblici.  



Oggi il figlio Giuseppe ha ricordato il delitto, facendo un appello affinché chi sappia qualcosa di quell'omicidio si decida a parlare. Nel frattempo, la famiglia Geraci attende un possibile processo a carico dei presunti mandanti mafiosi del delitto, i fratelli Pietro e Salvatore Rinella, di Trabia.





UN ELOGIO ( INFELICE ) DELLA BELLEZZA FEMMINILE PANTESCA

Donne di Pantelleria.
Fotografie di Renzo Vento,
opera citata nel post


Nel luglio del 1959, Renzo Vento - professore liceale di latino e greco, giornalista ed in seguito anche sindaco di Trapani - volle elogiare le bellezze di Pantelleria, all'epoca ancora quasi sconosciuta ai non panteschi. L'apprezzamento, espresso in un articolo pubblicato dal mensile trapanese "Sicilia Oggi", andò soprattutto alle donne dell'Isola, sia pure con valutazioni - l'assenza di donne catalogabili come "brutte" - che oggi paiono chiaramente infelici. A supporto della sua discutibile argomentazione - frutto della cultura maschilista del tempo - Vento lasciò tuttavia una documentazione fotografica che recupera alla memoria le figure di alcune donne pantesche e due scorci dell'Isola.

"Le incomparabili bellezze dell'Isola, il cui paesaggio ricorda molto da vicino quello africano, i monti, il lago, le pianure ubertose, le fertili ed ampie vallate, le gole profonde circondate da una serie di pendici, le sorgenti di acqua termale con radioattività superiore alle altre d'Europa, le verdi pinete, le fantastiche grotte marine, tutto sembra favorire naturalmente l'afflusso di una larga schiera di turisti che, stanchi per il ritmo dinamico della vita moderna, cercano per le loro vacanze un'oasi di pace e di riposo...



... Però l'aspetto più attraente di Pantelleria è costituito dalla mediterranea e classica bellezza delle sue donne. Sfideremmo chiunque a trovare nell'Isola una ragazza brutta. E il perché di ciò resterà sempre un mistero. L'unica spiegazione potrebbe essere darla forse quel cielo di un azzurro intenso e la quiete che in ogni luogo regna sovrana..."  

I CERCATORI DI FUNGHI DI GIUSEPPE MIGNECO