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giovedì 12 settembre 2024

PANTELLERIA, L'ISOLA CHE CONSERVA I SEGNI DELLA SUA STORIA ISLAMICA

Due fotografie scattate a Pantelleria
e pubblicate nel settembre del 1973
dalla rivista "Mediterraneo"
edita dalla Camera di Commercio di Palermo 


Pantelleria non vanta né una chiesa né i resti di un edificio che testimonino l'influenza islamica in Sicilia nella nobile architettura di epoca normanna, visibile con chiarezza a Palermo, Monreale, Cefalù - e, per rimanere nella provincia trapanese - a Mazara del Vallo e Castelvetrano. Eppure, Pantelleria è l'unica terra italiana e d'Europa in cui toponomastica delle contrade ed edilizia rurale conservano un'impronta marcatamente maghrebina: l'eredità di una pacifica colonizzazione dalla Tunisia che segnò la storia dell'isola secoli dopo la sua bellicosa invasione araba, risalente al 700 dietro Cristo

"... Si può dire - ha scritto Gin Racheli in "Le isole minori della Sicilia" ( Giuseppe Maimone Editore, Catania, 1989 ) - che tutte le Isole siciliane fossero deserte oppure abitate da pochi disperati e che pertanto ai secoli dal IX all'XI, quando arrivarono i Normanni, debba collocarsi la fine del periodo romano-cristiano delle isole minori e la scomparsa delle etnie isolane; d'ora innanzi esse si ritroveranno completamente senza una continuità storica con le precedenti. Agli Arabi interessavano in modo particolare le isole occidentali per la loro posizione ideale sulla rotta di casa: perciò su di esse, più che sulle settentrionali, essi concentrarono una cura assidua allorché, dopo la conquista spietata, iniziarono lo sfruttamento economico dell'area siciliana. Nulla sappiamo di Lampedusa e Linosa, mentre appare certo che i Musulmani diedero un notevolissimo impulso all'agricoltura in Pantelleria a partire dal IX secolo, e che per quest'epoca deve risalire l'inizio della costruzione dei "dammusi" e della straordinaria trama dei muri a secco. 



Nei "dammusi" il modulo architettonico è esclusivamente arabo e ciò perché l'Isola fu ripopolata da coloni tunisini; se ne ha la conferma anche nella toponomastica rimasta inalterata da allora ad oggi, con le denominazioni in lingua araba. Tra le coltivazioni, i nuovi coloni importarono quella del cotone e degli agrumi che erano sconosciuti in Europa prima della dominazione musulmana, mentre mantennero la viticoltura perfezionandola e ottenendo lo squisito "zibibbo": erano maestri nelle tecniche dell'irrigazione..." 

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