Translate

domenica 20 ottobre 2024

VISIONI ED ASPIRAZIONI A LAMPEDUSA PRIMA DELL'INDUSTRIA DEL TURISMO

Il porto di Lampedusa
alla fine degli anni Sessanta dello scorso secolo.
Fotografie di Francesco Conforti,
opera citata nel post


"Il grosso rinnovamento di questo estremo lembo d'Italia dove si può quasi vedere la costa africana è quasi iniziato. Sarà il turismo a farlo camminare rapidamente? Chi ha comunque ancora interesse a vedere Lampedusa quale è stata da sempre, si affretti: le novità in via di realizzazione ne cambieranno presto l'aspetto, tanto semplice e suggestivo"

Con questa considerazione, il giornalista Francesco Conforti concluse il suo reportage dedicato alle isole Pelagie pubblicato nel febbraio del 1970 dalla rivista del TCI "Le Vie d'Italia e del Mondo". L'articolo - corredato dalle fotografie riproposte nel post - fornisce oggi parecchie informazioni sulla vita quotidiana a Lampedusa pochi anni prima che la "profezia" di Conforti si avverasse, facendo prevalere l'economia del turismo su quella della pesca. A partire dal 1969, grazie anche all'attivazione di regolari collegamenti aerei fra l'isola e gli aeroporti di Trapani e Palermo, il numero dei turisti lampedusani aveva fatto registrare un primo storico incremento: 4.000, rispetto ai 1.500 dell'anno precedente ed ai 700 del 1967. Quando il giornalista sbarcò sull'isola, Lampedusa contava 4.620 abitanti, una decina di piccoli stabilimenti per la preparazione degli sgombri sott'olio in scatola, circa 200 fra piccole e grandi barche da pesca ed un solo albergo, ancora in costruzione a cala Guitcia.



"Circolano circa cento fra automobili e autocarri - si legge nell'articolo - mentre altrettanti sono gli scooter e le motorette. Dal centro di Lampedusa partono tre strade in terra battuta. La prima in direzione di levante e per un paio di chilometri fino al faro; la seconda corre parallelamente al lato a mezzogiorno dell'isola per sette chilometri, fino al punto panoramico più alto, Capo Ponente, metri 113; la terza è quella che per un chilometro costeggia la pista dell'aeroporto e arriva al molo di cala Pisana"

Prima del secondo conflitto mondiale, l'interno dell'isola era stato coltivato da pastori e pecorai: attività in seguito abbandonate per le scarse risorse idriche ed il basso reddito che offriva la terra. Molti lampedusani erano così emigrati in Germania, Svizzera e Francia; chi aveva preferito non emigrare, viveva quasi esclusivamente grazie alle risorse offerte dal mare, spiegando a Conforti:

"Siamo pescatori. Solo a pochi puzzano i piedi di capra..."



Durante il soggiorno del giornalista del TCI, la maggioranza dei visitatori di Lampedusa era costituita da pescatori subacquei. Erano appassionati delle immersioni provenienti da tutta Italia e dall'estero, attirati nel cuore del Canale di Sicilia dalla possibilità di catturare un consistente numero di pesci.  Fra questi, Conforti cita Guido Pfeiffer, uno storico "profondista" che da lì a qualche anno avrebbe anche diretto alcune riviste specializzate. La presenza dei pescatori subacquei, che pure alimentavano un discreto indotto economico, non era troppo apprezzata dagli isolani:

"L'isola è piccola e perciò basta la presenza d'estate di 300 o 400 subacquei per ripulire in breve tempo quello che c'è ancora da pescare. Lo stesso Salvatore Loverde, il solo lampedusano che peschi con gli autorespiratori ad aria, non è favorito nella sua attività. Prima pescava anche sottocosta, oggi anche Loverde per prendere delle belle cernie deve scendere a profondità superiori ai 40 metri ed allontanarsi dalla costa..."

Agli occhi del giornalista, la Lampedusa di 54 anni fa mostrava un aspetto paesaggistico non ancora intaccato dall'edilizia turistica dei nostri giorni:

"Tutto è rimasto come sempre, niente ville, niente turismo organizzato nel senso tradizionale della parola. L'isola ha conservato intatto tutto il suo fascino. Nelle sue deliziose spiaggette: l'isola dei Conigli, cala Guitcia, cala Francese, cala Madonna, cala Pisana e cala Croce, di una stagione turistica sono rimasti solo qualche scatoletta di carne sventrata e i frammenti di bottiglie di acqua minerale. Chi si reca perciò nell'isola ancora oggi ha l'impressione di esserci arrivato per primo..."



Nel reportage, Francesco Conforti non mancò di segnalare che i lampedusani prospettavano allora un futuro diverso per la loro isola, non ancora entrata nella storia per l'epocale e talora drammatico flusso di migranti dalle coste del Nord Africa:

"Le grandi speranze degli isolani sono rappresentate da due società immobiliari che hanno acquistato a 50 lire il metro i terreni migliori in riva al mare nelle zone più suggestive, ripromettendosi di costruire dei villeggi turistici capaci di ospitare quattromila persone. I tempi, comunque, non sono ancora maturi. Per il momento, l'isola resta affidata all'iniziativa di un marinaio, Virgilio Ferrari, di origine parmigiana, che oltre ad avere costruito dei bungalow e un ristorante all'isola dei Conigli, è stato capace di orientare con successo i lampedusani verso questo nuovo tipo di mentalità turistica, inducendoli ad aprire le loro case ai forestieri..."



Dal 2012, una nuova aerostazione ha contribuito ad incrementare il numero di turisti che da tutta Italia raggiungono abitualmente Lampedusa in poche ore. Nel 2023, ne sono sbarcati 320.000. Le previsioni indicano che in prossimo futuro potrebbero raggiungere quota 400.000: un dato che spiega meglio di ogni altro i cambiamenti subiti da un'isola che nel 1970 poteva ancora mostrarsi a Conforti come "un luogo dove la natura non è ancora stata contaminata, dove il paesaggio ci è stato tramandato intatto da millenni" . 

Nessun commento:

Posta un commento