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Locandina in forma di necrologio apparsa in numerose edicole palermitane nei primi mesi del 1960. Nel febbraio di quell'anno, Indro Montanelli aveva rilasciato un'intervista in cui metteva in dubbio l'italianità dei siciliani. La vicenda è stata ricordata nel 1989 dal giornalista palermitano Michele Russotto. ReportageSicilia ripropone il suo scritto e le fotografie delle locandine pubblicate nel saggio "La Sicilia negli anni Sessanta", edito da Edizioni Anvied |
In un interessante e poco conosciuto saggio del giornalista palermitano Michele Russotto - "La Sicilia e gli anni Sessanta, vicende e scandali in immagini e parole, la storia torna cronaca", edito da Edizione Anvied nel 1989 - si ricorda la polemica sollevata nel 1960 da alcune dichiarazioni rilasciate da Indro Montanelli in merito ai siciliani ed al romanzo "Il Gattopardo".
Il giornalista toscano - all'epoca già affermato cronista, storico e scrittore - nel febbraio di quell'anno rilasciò un'intervista alla prestigiosa rivista francese "Le Figaro Letteraire" in cui si leggeva, fra l'altro:
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Un celebre scatto di Montanelli. La fotografia è tratta dall'opera "La mia eredità sono io" a cura di Paolo Di Paolo, edita nel 2008 da Rizzoli |
"Ah! La Sicilia! Voi avete l'Algeria, noi abbiamo la Sicilia.
Ma voi non siete obbligati a dire agli algerini che sono francesi. Noi, circostanza aggravante, siamo obbligati ad accordare ai siciliani la qualità di italiani".
"Non appena i giornali nazionali diffondono il testo dell'intervista - scrive Russotto - in Sicilia si scatena una vera e propria santabarbara.
E' una valanga di lettere di protesta che si riversano sui giornali. Tutti attaccano Montanelli in maniera aggressiva, al limite del vituperio".
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La locandina che invitava a non leggere i giornali cui collaborava Montanelli: l'iniziativa venne portava avanti dalle Federazioni Provinciali dei Giornalai e dei Commercianti di Palermo |
Le dichiarazioni francesi del giornalista lasciano il segno anche per un giudizio sprezzante nei confronti de "Il Gattopardo", da mesi al centro di un grande successo letterario.
"E' un esempio ammirevole - dichiarò Montanelli - di ciò che bisogna fare in Italia per riuscire in letteratura.
Attaccarsi a un 'caso'. Creare ad ogni costo un 'caso'.
Certo 'Il Gattopardo' è una bella fetta di vita!
Ma io dico spesso agli amici: chi leggerebbe Lampedusa se Lampedusa non fosse morto?
Ve lo accordo, il libro non è male".
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Una delle prime edizioni de "Il Gattopardo". Nell'intervista finita al centro delle polemiche, Montanelli fu anche protagonista di una graffiante stroncatura del romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa |
La stroncatura del romanzo di Tomasi di Lampedusa non fece che gettare altra benzina sul fuoco nelle invettive isolane dirette verso il giornalista.
Salvatore Quasimodo - che qualche mese prima aveva vinto il premio Nobel per la letteratura - commentò:
"Montanelli è un giornalista che si finge di essere specializzato in tutto.
Egli arriva in un Paese straniero e dopo due giorni è già capace di scrivere un libro su qualsiasi argomento: di costume, di politica, di organizzazione per il futuro.
Così fa anche in letteratura. Dice che non capisce niente di poesia e poi trincia dei giudizi sui poeti.
Insomma, con la stessa superficialità giudica di tutto e di tutti.
Ma quello che è peggio, Montanelli è il primo denigratore dell'Italia, quando si trova all'estero".
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Salvatore Quasimodo, da poco Nobel per la letteratura, fu il più titolato fra gli intellettuali isolani a criticare i giudizi del giornalista toscano. Montanelli venne da lui accusato di superficialità e volontà denigratoria nei confronti dei siciliani |
La frase contro l'italianità dei siciliani costò al giornalista di Fucecchio addirittura una denuncia alla Procura di Milano da parte del deputato democristiano di Termini Imerese Bartolomeo Romano; il Movimento Monarchico chiese invece che Montanelli venisse privato della cittadinanza italiana.
"Sul piano pratico, la protesta più appariscente - scrive ancora Russotto - è degli edicolanti che per settimane si rifiutano, apponendo nelle edicole appositi cartelli, di vendere i giornali che contengono articoli di Montanelli. La 'Domenica del Corriere' soprattutto..."
"Contro di lui prendono posizione l'associazione siciliana della stampa e il Comitato regionale per le celebrazioni del centenario dell'unità d'Italia.
Vibrate voci di protesta si elevano dai consigli comunali di mezza Sicilia appositamente convocati.
Guglielmo Lo Curzio propone che per rispondere a Montanelli venga bandito un concorso nazionale sul tema 'I siciliani veri'.
C'è una Lega Mondiale dei Siciliani, con sede a Palermo in via Libertà, che accusa Montanelli di miseria morale e mentale".
Nel suo saggio, Michele Russotto chiese un commento sulla vicenda al giornalista palermitano Roberto Ciuni, che all'epoca rivestita l'incarico di direttore del quotidiano "La Nazione" di Firenze.
"Montanelli forzò la polemica sui siciliani - dichiarò - anche perchè allora i siciliani erano molto antipatici...
Intendiamoci, non è che paragonare la Sicilia all'Algeria sia poi tanto cattivo, perchè l'Algeria è una terra che ha la sua storia, la sua dignità, la sua cultura.
Però allora i siciliani non gradirono. Ricordo che allora ci furono reazioni molto pesanti, quasi da sfida a duello.
Era un periodo in cui nel meridione ci si offendeva facilmente.
Noi siciliani siamo antipatici perchè in questo bel paese si cerca sempre il diavolo per esorcizzare i problemi generali.
Così la Sicilia, la Calabria o addirittura Napoli ogni tanto diventano il diavolo per far dimenticare quali sono i veri problemi.
Così per Montanelli, che voglia definirsi fiorentino o milanese faccia lui, è facile dire che i problemi sono tutti al Sud del Garigliano...".
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Anni dopo la contestata intervista, Indro Montanelli avrebbe espresso giudizi negativi anche su Giuseppe Garibaldi e sulla condotta dell'impresa dei Mille in Sicilia. L'immagine, attribuita ad Enzo Sellerio, ritrae un quadro raffigurante lo sbarco a Marsala conservato presso il Museo del Risorgimento a Palermo |
Per quanto noto, Indro Montanelli non smentì mai le dichiarazioni rilasciate al "Le Figaro Letteraire" ( e del resto una smentita avrebbe messo in dubbio la fama di uomo ed intellettuale dalle salde convinzioni ).
Anni dopo anzi - era il 1967 - avrebbe confermato i suoi poco lusinghieri giudizi su personaggi e protagonisti delle vicende siciliane, dando dell'incapace a Giuseppe Garibaldi.
L'ennesima stroncatura venne espressa nel corso di un convegno che ebbe luogo a Torino, e durante il quale Montanelli liquidò così il ruolo del capo militare dell'impresa dei Mille.
"Garibaldi aveva poche e confuse idee, era uno scadente politico ed un mediocre stratega: era più geniale che astuto. Cercava sempre un capo che legittimasse le sue azioni ed era insofferente alla disciplina. Oggi il cinema americano gli avrebbe però dedicato centinaia di film".
Più tardi - nel 1989 - in occasione della morte di Leonardo Sciascia, Montanelli avrebbe così infine fissato il suo giudizio sugli isolani per i quali trent'anni prima aveva lamentato l'attribuzione della qualifica di italiani:
"Era siciliano fino al midollo; e, come tutti i siciliani veraci, combattuto fra l'amore per la sua terra com'è, e l'odio perchè è come è".