Case a Marettimo. Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia |
L'estate offre ad un gran numero di visitatori l'occasione di frequentare le isole Egadi, mettendone sotto pressione le sue stesse risorse ambientali e la qualità dei servizi. In queste condizioni, la fruizione turistica di luoghi che per gran parte dell'anno vivono una dimensione di sostanziale isolamento non consente di conoscerne l'identità più vera, vissuta dagli egadini per buona parte dell'anno. Il volto delle Egadi - oltre a quello più noto di Favignana, con il richiamo obbligato al nitore della sabbia di Cala Rossa - è anche quello affatto estivo offerto da Marettimo, la più lontana isola dell'arcipelago, rocciosa e inaccessibile per la massa dei turisti da spiaggia. Qui, la costa di ponente si erge a strapiombo su un mare che nei giorni invernali gli scarica contro ondate violente, formatesi e cresciute in vigore centinaia di chilometri al largo.
"Sono isole ambivalenti e polisemiche - ha scritto il fotografo paesaggista e naturalista Antonio Noto in "Isole Egadi" ( Favonia Editrice, Favignana, 2015 ) - che racchiudono un senso e il suo contrario, il positivo e il suo opposto: luoghi di libertà e di isolamento, separatezza ed inclusione, il lontano e l'ignoto , il vicino e il troppo noto, paradiso e luogo di incatenamento. Staccate dalla terraferma, marcano una separazione dal mondo di ogni giorno. Per la loro reale natura esse suggeriscono una identità individuale, opposta ad un destino collettivo. La terraferma è il luogo della vita ordinaria; esse, invece, sono il luogo dello straordinario e della complessità. Un lembo di terra circondato dal mare, una barca senza movimento lavata dalle onde, è il simbolo perfetto dell'uomo, allo stesso tempo protetto dai suoi compagni e infelicemente separato da essi. Nei lunghi mesi invernali, quando il vento soffia potente e nessun attracco è possibile, forte si avverte il senso della lontananza e della separazione rispetto al resto del mondo, soprattutto nella ieratica Marettimo..."
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