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martedì 27 gennaio 2009

SICILIA DI OGGI


Palermo, quartiere della Kalsa
( foto REPORTAGE SICILIA )

SICILIA DI IERI


Spiaggia di Gela, marzo 1941
( foto di Angelo Oliva )

lunedì 26 gennaio 2009

FESTIVAL POP PALERMO 1970

Lo stadio della Favorita, durante uno dei concerti della prima delle tre edizioni del 'Festival Pop' siciliano: vi presero parte circa 300 artisti stranieri ed italiani ed un totale stimato di 80.000 spettatori

Uno dei momenti topici del 'Festival Pop 1970': l'esibizione di Johnny Halliday - la prima del cantante francese in Sicilia - affiancato da due starlettes svedesi


La stella assoluta dell'edizione 1970 del 'Festival Pop': Duke Ellington, all'epoca 71enne e qui premiato da Carlo Loffredo e Mariolina Cannuli con il riconoscimento 'Trinacria d'Oro'

Altra presenza eccezionale alla Favorita, Aretha Franklin. La regina del rythm and blues atterrò a Palermo con notevole ritardo rispetto ai programmi degli organizzatori: il suo concerto - il primo di un tour italiano - attirò quasi 15.000 spettatori


Arthur Brown durante l'esibizione culminata con l'arresto per atti osceni in luogo pubblico, episodio entrato nella memoria di migliaia di giovani palermitani d'allora. Il cantante inglese - già all'epoca noto per le sue trasgressioni - venne fermato dai carabinieri appena terminato il concerto

Sopra, il manifesto-locandina del Festival Pop 1970 con il leader dei Led Zeppelin, Jimmy Page. Sotto, il programma delle tre giornate di esibizioni: annunciati alla vigilia, i Rolling Stones non presero parte all'evento siciliano

Sotto, suggestioni hippies durante i tre giorni del Festival. Alla manifestazione della Favorita presero parte anche migliaia di stranieri, in una delle poche occasioni di aggregazione multilingue giovanile mai viste nella Palermo degli anni Settanta



Eventi che oggi sono impressi nella memoria di tanti ultracinquantenni siciliani: le tre edizioni – dal 1970 al 1972 – del ‘Palermo Pop Festival’, manifestazione che fece riflettere sulla Sicilia la ribalta dei grandi concerti all’aperto della hippy generation, da Monterey a Woodstock ed all’isola di Wight.
Quello che si svolse sul prato e sugli spalti del vecchio stadio della Favorita fu uno dei più importanti raduni organizzati in quegli anni in Italia, insieme ai romani ‘Festival Pop di Caracalla’, ‘Villa Pamphili 1972’ e ‘Controcanzonissima’, al ‘Re Nudo Pop Festival’ di Lecco ed al ‘Festival della Musica d’Avanguardia e Nuove Tendenze’ di Viareggio.
Sponsorizzato dall’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Palermo e realizzato grazie alla produzione artistica da Joe Napoli – italo-americano nato a Brooklyn e morto qualche anno fa in Sicilia – il ‘Palermo Pop Festival’ riunì insieme artisti di generi e caratura molto diversi, in un curioso e disomogeneo equilibrio fra jazz, rock, progressive rock e musica leggera italiana.
Per la sonnolenta ribalta della musica pop siciliana di allora, i concerti della Favorita furono l’occasione per respirare le già appassite fragranze dei fermenti culturali dei grandi raduni musicali statunitensi ed inglesi.
SICILIAREPORTAGE pubblica alcune fotografie tratte dal mensile SICILIA TEMPO del luglio 1970, pochi giorni dopo la chiusura della prima edizione ‘Palermo Pop Festival’, manifestazione che ebbe luogo dal 16 al 19 dello stesso mese.
Nelle cronache dell’evento, a firma di Mauro Conti, si ricordano i 300 artisti che parteciparono a quell’edizione del Festival, e la presenza stimata complessiva di 80.000 spettatori. Alla presenza di otto stazioni radio-televisive ( le tv di Belgio, Olanda, Brasile, Francia, la West Deutsche Rundfunk, l'inglese BBC ela RAI ) mancarono all’appello gli attesi Rolling Stones, certo; il pubblico palermitano – insieme a Bobby Solo, i Ricchi e Poveri, Nino Ferrer ed altri gruppi locali – ebbe però modo di ascoltare autentiche stelle del firmamento musicale di sempre: Duke Ellington, Kenny Clarke, Phil Woods, Tony Scott ed Aretha Franklin. "Distesi sul prato, liberi di muoversi, di ridere, di esprimere la propria rabbia, di protestare o di manifestare il proprio entusiasmo - scriveva il cronista - i giovani hanno certamente maturato anche la lezione proveviente da molti altri Paesi, soprattutto anglo-sassoni, nei quali i festival 'pop' sono appunto una grande occasione di raduno per la gioventù, ed un motivo per sentirsi uniti, felici, accomunati dal denominatore comune della musica". La contaminazione fra generi musicali e musicisti del festival palermitano, in quelle serate estive del 1970, non potè non creare qualche sgradevole contrattempo, così sottolineato dall'autore dell'articolo: "spiacevoli oltremodo gli incidenti occorsi a jazzisti del calibro di Jacques Pelzer o della 'House Band' italiana, che a stento hanno potuto portare a termine i loro numeri, disturbati da una folla distratta e insofferente, che attendeva Little Tony".
Fra i tanti episodi di quella rassegna, rimane impresso quello di cui fu protagonista Arthur Brown, il cantante inglese noto per le sue trasgressioni sul palco: a Palermo l’esibizione si concluse con un burrascoso ma temporaneo arresto per atti osceni in luogo pubblico, malgrado l'artista "si fosse impegnato con gli organizzatori a non eseguire il suo numero, ed invece si è lasciato trascinare dal raptus provocato dal suo allucinante 'show'". Quella del 1970 - giudicata dal 're' dei 'press agents' inglesi Tony Hall come "il più grande festival d'Europa dell'anno" - fu probabilmente la più valida fra le tre edizioni del ‘Palermo Pop Festival’, che già nel 1972 concluse amaramente la sua vita, consegnando alle cronache ed ai ricordi dei palermitani una dura contestazione al gruppo folk inglese Mungo Jerry.

mercoledì 21 gennaio 2009

SICILIA DI OGGI

Isola di Alicudi, dalla costa palermitana di Sant'Ambrogio
( foto REPORTAGESICILIA )

SICILIA DI IERI

Isola di Filicudi, da 'Le Vie d'Italia' ( TCI )
del marzo 1966 ( foto di Piero Studiati Berni )

martedì 20 gennaio 2009

OBLIO DI UNA CHIESA NORMANNA

SAN MICHELE CAMPOGROSSO,
L'ABBANDONO DI UN MILLENNIO DI STORIA

I resti del prospetto della chiesa, tra Altavilla Milicia e Trabia.
L'edificio era annesso ad un cenobio basiliano, fondato nel secolo XI
Quanto rimane dell'unica navata, dall'abside centrale.
L'abbandono del monumento mette a rischio la tutela di questi
resti architettonici, la cui custodia è affidata al Comune di Altavilla Milicia

La cripta della chiesa, con resti di conci e detriti

Uno dei segni dei lapicidi presenti sui conci di tufo
Si stagliano su una collinetta che sovrasta l'autostrada Palermo-Catania, fra Altavilla Milicia e Trabia, alla vista quotidiana di migliaia di automobilisti: pochi di loro sanno esattamente l'origine di quei ruderi di pietra tufacea, simili ai resti di una masseria o di una fortificazione.
Si tratta, in realtà, di ciò che ancora rimane in piedi di una delle chiese normanne di Sicilia più antiche: San Michele di Campogrosso, nella denominazione corrente, o Santa Maria di Campogrosso, secondo i più attenti studi critici, frutto di ricerche documentarie ancora oggetto di approfondimento.
La storia di questo edificio affonda le sue origini alla fine del secolo XI, quando i Normanni completarono la conquista della Sicilia sino ad allora in mano araba; la tradizione vuole che San Michele Campogrosso sia nata in quest'area della campagna palermitana, subito dopo la vittoria normanna contro le armate musulmane ( 1068 ), nella vicina Misilmeri, quattro anni prima la presa di Palermo.
Alle preziose strutture della chiesa - ad unica navata con tre absidi - sarebbero state annessi gli ambienti di un cenobio dell'ordine di San Basilio, e quelli di una vicina 'grancia', un'azienda agricola gestita dagli stessi religiosi nel cuore di quella che, all'epoca, era la foresta di Bagheria.
Sia del cenobio che della 'grancia' non vi sono oggi più tracce visibili; resiste ancora nella vallata sottostante alla collinetta, invece, un ponte ad unica arcata denominato in loco come 'ponte saraceno', anch'esso di età normanna e anch'esso bisognoso di urgenti interventi di restauro.
Il declino dell'ordine basiliano in Sicilia prima, e le frequenti incursioni barbaresche lungo la costa palermitana dopo - specie nel secolo XVI, quando l'edificio subì una ristrutturazione ed una successiva demolizione - hanno contribuito alla completa rovina della storica chiesa normanna.
Dopo un consolidamento eseguito nel 1895 dalla Regia Soprintendenza all'Arte Medioevale e Moderna della Sicilia ed il suo affidamento al Comune di Altavilla Milicia, l'edificio - incluso nella lista dei monumenti sottoposti a vincolo architettonico e paesaggistico - ha sofferto le conseguenze di un colpevole abbandono.
In anni recenti, un progetto di restauro conservativo è stato bocciato dalla Soprintendenza ai BB. CC. AA di Palermo; così, le antiche strutture della chiesa rimangono in stato di colpevole degrado, alla mercè dei crolli e delle spoliazioni dei conci di tufo.
Le pietre, ad uno sguardo più attento, conservano ancora i segni scolpiti dai lapicidi di età normanna, a riconoscimento della propria opera personale: firme che ancora oggi suggeriscono l'antico impegno dell'uomo, e la cui tutela rafforza l'esigenza di tutelare i millenari resti di San Michele o Santa Maria Campogrosso.