Basta consultare una qualsiasi guida della Sicilia antica per leggere che negli anni successivi al secondo conflitto mondiale la ricerca archeologica riprese gli studi o avviò nuovi scavi nei principali siti dell’isola.
L’interesse degli studiosi – italiani e stranieri - si concentrò sulle città di fondazione greca e punica, situate in prevalenza lungo le coste; gli scavi tuttavia riguardarono anche luoghi frequentati da popolazioni autoctone – elimi, siculi e sicani – situati per lo più nelle zone più interne. Nacque allora una vasta pubblicistica di carattere documentario che fece della fotografia il mezzo essenziale per immortalare i risultati dei nuovi studi archeologici; fu allora così inevitabile che quegli scatti sottolineassero il contesto paesaggistico delle rovine, restituendoci oggi quel volto di una Sicilia in cui i più antichi fondatori di città avevano scelto siti di fondazione spesso di grande suggestione ambientale.
Qualche anno fa, nei soliti giri fra le bancarelle romane dei libri usati, trovai uno di quei libri che appunto nacquero sul solco del rinnovato interesse per l’archeologia isolana dei decenni Cinquanta e Sessanta: “La Sicilia antica”, pubblicato nel 1960 da Stringa Editore Genova, con testo di Luigi Pareti e note di Pietro Griffo. Il volume passa in rassegna le vicende dell’isola pregreca, greca e romana, ed è accompagnato da 231 fotografie in bianco e nero e colori ( poche ) per lo più a piena pagina ( 22 per 27 cm. ). Autore di quegli scatti fu il fotografo svizzero Leonard Van Matt ( 1909-1988 ), che in quegli anni realizzò in Italia reportage fotografici pubblicati in una cinquantina di monografie di carattere architettonico, artistico e religioso, soprattutto a Roma.
Il volume dedicato alla Sicilia antica rivela il gusto di Van Matt per la descrizione dell’opera architettonica – i templi di Agrigento e Segesta, le rovine di Selinunte o gli scavi in corso a Piazza Armerina – rappresentata sempre in relazione ad un riferimento ambientale di ampio respiro, con l’assenza di elementi estranei all’equilibrio fra antico monumento e paesaggio: una caratteristica di tanta architettura siciliana, le cui testimonianze – dal tempio di Segesta a tante più recenti basiliche di età normanna – vivono spesso in una situazione di isolamento fisico.
Ogni tanto il fotografo svizzero coglie nel paesaggio del luogo architettonico anche una figura umana: è il caso del gruppo di cavalieri nelle campagne ennesi di Calascibetta o del barcaiolo al largo dell’isola trapanese di Mozia.
Anche in questo caso, nel racconto di Van Matt l’uomo completa la descrizione dei luoghi, occasionale e temporanea presenza nel millenario contesto dell’opera architettonica e della natura.
In altri casi – una serie di fotografie di oggetti conservati nei musei dell’isola – il bianco e nero degli scatti scopre quasi la nuda e più vera essenza della vita quotidiana di quelle millenarie civiltà; una suggestione suggerita, ad esempio, dai coni di alcune monete siracusane, scandagliate dall’obiettivo del fotografo svizzero con l’emozione di chi racconta con i dettagli la storia.
L’interesse degli studiosi – italiani e stranieri - si concentrò sulle città di fondazione greca e punica, situate in prevalenza lungo le coste; gli scavi tuttavia riguardarono anche luoghi frequentati da popolazioni autoctone – elimi, siculi e sicani – situati per lo più nelle zone più interne. Nacque allora una vasta pubblicistica di carattere documentario che fece della fotografia il mezzo essenziale per immortalare i risultati dei nuovi studi archeologici; fu allora così inevitabile che quegli scatti sottolineassero il contesto paesaggistico delle rovine, restituendoci oggi quel volto di una Sicilia in cui i più antichi fondatori di città avevano scelto siti di fondazione spesso di grande suggestione ambientale.
Qualche anno fa, nei soliti giri fra le bancarelle romane dei libri usati, trovai uno di quei libri che appunto nacquero sul solco del rinnovato interesse per l’archeologia isolana dei decenni Cinquanta e Sessanta: “La Sicilia antica”, pubblicato nel 1960 da Stringa Editore Genova, con testo di Luigi Pareti e note di Pietro Griffo. Il volume passa in rassegna le vicende dell’isola pregreca, greca e romana, ed è accompagnato da 231 fotografie in bianco e nero e colori ( poche ) per lo più a piena pagina ( 22 per 27 cm. ). Autore di quegli scatti fu il fotografo svizzero Leonard Van Matt ( 1909-1988 ), che in quegli anni realizzò in Italia reportage fotografici pubblicati in una cinquantina di monografie di carattere architettonico, artistico e religioso, soprattutto a Roma.
Il volume dedicato alla Sicilia antica rivela il gusto di Van Matt per la descrizione dell’opera architettonica – i templi di Agrigento e Segesta, le rovine di Selinunte o gli scavi in corso a Piazza Armerina – rappresentata sempre in relazione ad un riferimento ambientale di ampio respiro, con l’assenza di elementi estranei all’equilibrio fra antico monumento e paesaggio: una caratteristica di tanta architettura siciliana, le cui testimonianze – dal tempio di Segesta a tante più recenti basiliche di età normanna – vivono spesso in una situazione di isolamento fisico.
Ogni tanto il fotografo svizzero coglie nel paesaggio del luogo architettonico anche una figura umana: è il caso del gruppo di cavalieri nelle campagne ennesi di Calascibetta o del barcaiolo al largo dell’isola trapanese di Mozia.
Anche in questo caso, nel racconto di Van Matt l’uomo completa la descrizione dei luoghi, occasionale e temporanea presenza nel millenario contesto dell’opera architettonica e della natura.
In altri casi – una serie di fotografie di oggetti conservati nei musei dell’isola – il bianco e nero degli scatti scopre quasi la nuda e più vera essenza della vita quotidiana di quelle millenarie civiltà; una suggestione suggerita, ad esempio, dai coni di alcune monete siracusane, scandagliate dall’obiettivo del fotografo svizzero con l’emozione di chi racconta con i dettagli la storia.
La fotografia di Von Matt scopre l'interno della 'grotta dei cordari', all'interno del Parco Archeologico della Neapoli, a Siracusa |
Nessun commento:
Posta un commento