Translate

lunedì 28 marzo 2016

VOLTI E COSTUMI DELLA PASQUA A PIANA DEGLI ALBANESI

Immagini della tradizionale esibizione pasquale dei vestiti ricamati in fili di oro e di argento, testimonianza della cultura "arbereshe" in Sicilia 
 
Colori e ricami dei costumi di Piana degli Albanesi.
Le fotografie del post sono di ReportageSicilia
 
Ancora oggi Piana degli Albanesi offre la possibilità di ammirare i costumi greco-albanesi, indossati in occasione dei matrimoni e delle grandi festività ( la Pasqua, San Giorgio, la Madonna Odigitria - rispettivamente il 23 aprile ed il 2 settembre - e l'Epifania ).
Gli scatti di ReportageSicilia documentano i volti ed i costumi di Piana degli Albanesi nel giorno della Pasqua.
Le donne, protagoniste di un'esibizione quest'anno ammirata anche da una comitiva di turisti giapponesi, indossano abiti ricamati in oro su trame ornamentali tradizionali ed ornati di una grande fibbia di argento sbalzato.
La varietà dei colori impiegati può anche indicare la condizione di sposata, nubile o vedova.
 
 
 
 
La passeggiata con questi preziosi e costosi costumi creati in casa ed in poche sartorie locali si svolge in un clima di grande disponibilità verso gli obiettivi fotografici.
Non è poi difficile ascoltare tra i 'chianoti' discorsi in antica lingua albanese, a conferma della contaminazioni etniche che nel corso dei secoli hanno composto la complessa identità della Sicilia.
 
 
 
 
Preziose indicazioni sulla composizione e sulla terminologia  dei costumi di Piana degli Albanesi sono state pubblicata qualche anno fa dalla guida "Informazioni utili Alto Belice Corleonese", edito dal Patto Territoriale per l'Occupazione "Alto Belice Corleonese" e dal Comune di San Giuseppe Jato:   
 
"La gonna è di seta rossa ricamata in oro a motivi floreali ( la ncilona, oppure la pampinija, gonna in broccato o damascato che si usava solo anticamente come abito nuziale ), la camicia ( linja ) è di lino bianco con le maniche ampie, poi il corpetto ( krahet ) anch'esso rosso e ricamato in oro su cui si affibiano le maniche, sempre in seta rossa ricamata in oro, chiuse da dodici fiocchi a quattro petali.
 
 
 
Sul capo, il velo ( sqepi ) color crema, fissato alla ricca cintura ( brezi ) e il copricapo ( keza ).
Pur se simile, il vestito della festa ha alcune differenze: non si indossano le maniche e neanche il velo, e la gonna, al posto dei motivi floreali, può essere ornata di fasce d'oro ( kurore ) o d'argento lavorate a tombolo ( xeghona ), quando non si usa la citata 'pampinija'.
Non c'è il copricapo, simbolo del nuovo status, ma si indossa una mantellina azzurra ( mandilina ) con ricami in oro.
 
 
Tra il corpetto e la gonna, tenuto stretto dal 'brezi', un piccolo fiocco solitamente di colore verde con ricami in oro a cinque petali corti ( shkoka perpara ), sotto il 'brezi' un fiocco a quattro petali lunghi ( shkoka perpara ), sul capo un fiocco a due o tre petali per ogni lato sovrapposti di colore verde o rosso ( shkoka te kryet ), dietro la gonna all'altezza della vita sotto la cintura un fiocco ad intaglio ricamato in oro a due petali sovrapposti ( shkoka prapa ).
Questa ricchezza dell'abito tradizionale è pari solo alla ricchezza della gioielleria siciliana del Seicento che a Piana degli Albanesi ha veramente il suo domicilio più importante.
 
 
 

Anche se fortemente legati alla tradizione ( sia a quella nuziale che a quella dei giorni di festa ), i monili che qui si cesellano sono capaci di lasciare senza parole anche la più loquace delle donne: 'kriqja' e 'kurcetes' ( girocollo di velluto con pendenti ), 'pindajet' ( orecchini ) e 'rrusarij' ( collana a doppio filo di pietre di granato con pendente di varia forma contenente in origine una reliquia ) luccicano dalle vetrine delle oreficerie, tutte rigorosamente artigianali.
 
 
Particolare attenzione merita il 'brezi', la grossa cintura che chiude le gonne.
E' in argento, composta da placche che si uniscono al centro con una borchia cesellata a mano in cui viene inserito un soggetto religioso.
In genere si tratta dei santi della tradizione - San Giorgio, San Demetrio, San Vito - oppure della raffigurazione della Vergine Odigitria.
Bellissima anche nel significato, visto che che il 'brezi' viene donato alla sposa come augurio di fecondità, riconoscimento della maternità"  
 
 

1 commento:

  1. Talvolta il "vestire femminile segnava anche una forma di limitazione alla libertà. La varietà territoriale insomma indicava l'appartenenza. Qui il costume non è sofferenza esistenziale ma al contrario fierezza dell'importanza di ruolo nella società.
    Il costume festivo non differisce da quello giornaliero ma viene addobbato con tutti i simboli di rango familiare e di condizione sessuale:se le fasce sono l'evoluzione delle greche sul bordo inferiore della gonna, il "Brezi" (la generazione) è evidentemente prerogativa nunziale.
    La oreficeria nello splendore della Scuola de "Gli ori di Piana" degli orafi Lucito e figlia della antica tradizione arabo-giudia palermitana arricchita della espressione prodotta da Bisanzio-Mistrà.
    Particolare commozione destano le mani operose delle donne Arbresce adornate dallo splendore degli anelli impreziositi da pietre dure e scintillanti.

    RispondiElimina