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sabato 29 luglio 2017

L'INSOLITO VIAGGIO DELLE MENADI E DEI SATIRI A SAN CIPIRELLO

Particolare della testa di una delle due statue di menadi
scoperte fra le rovine del teatro di monte Iato, nel 1972.
Le fotografie riproposte da ReportageSicilia
sono tratte dalla rivista "Sicilia Archeologica"
pubblicata dall'EPT di Trapani nell'agosto del 1973
Giorno e notte, per due settimane del 1972, i carabinieri della stazione di San Cipirello furono costretti ad assecondare le preoccupazioni del sindaco.
Avuto il via libera dalla caserma di Monreale, si misero a presidiare a turno i resti di quelle quattro strane figure umane ancora sporche di terra.
La voce della loro scoperta si era già sparsa in paese e la curiosità coinvolgeva anziani e bambini. 
Il rischio di un  trafugamento era però dietro l'angolo: la disgraziata eventualità avrebbe creato motivi di imbarazzo con Sovraintendenza e con il gruppo di archeologi stranieri da qualche mese accasati a San Cipirello.  
Fino ad allora, il maresciallo aveva avuto a che fare con i corpi dei mafiosi ammazzati nelle campagne del circondario, o con le ricerche delle vittime della "lupara bianca"; nulla ora sapeva di statue femminili di menadi e di satiri appena dissotterrati dalle vecchie rovine del monte Iato.


Una delle due menadi.
Le quattro sculture sono datate al 300 avanti Cristo.
Gli studiosi svizzeri, guidati da Hans Peter Isler, avevano cavato per giorni pietre e fango indurito dai piedi della gradinata del teatro: una fatica ripagata dal recupero delle quattro sculture in tufo datate al 300 avanti Cristo.
Erano tutte formate da tre blocchi, con il retro ed un lato grezzi perché originariamente incastrati in un muro.
Finito il lavoro di scavo, si era presentato il problema di portare via quelle pesanti sculture sino a San Cipirello: un tragitto non lungo, ma privo di una strada carrabile in grado di favorire il trasporto.
L'incertezza sul da farsi ed il presidio dei carabinieri ebbero fine solo quando un paio di proprietari di pale meccaniche si convinsero a mettere a disposizione i loro mezzi.
In tre giorni fu tracciata sua "strada d'urgenza" che dalla zona del teatro, sul monte Iato, permise di trasferire le pesanti statue sin quasi al paese: imbracate con corde e protette da telai in legno, le millenarie sculture furono caricate su carrelli-rimorchio agganciati alle pale meccaniche. 


Uno dei due satiri
con la testa mutilata nel medioevo
Dopo quell'avventuroso viaggio, le quattro statue furono sistemate in un magazzino comunale; in seguito, avrebbero trovato l'attuale collocazione all'interno dell'Antiquarium "Case D'Alia":

"La scoperta - avrebbe scritto Hans Peter Isler, all'epoca direttore dell'Istituto di Archeologia dell'Università di Zurigo, su "Sicilia Archeologica" di aprile-agosto 1973 - portò avanti pure i progetti per un Antiquarium locale che è stato preparato provvisoriamente a San Cipirello, di modo che i ritrovamenti potranno essere salvaguardati in prossimità del luogo di ritrovamento.
Le indispensabili spese furono coperte mediante una colletta organizzata dal Comune tra la popolazione di San Cipirello, la quale portò risultati sorprendenti"


Il trasporto a valle del monte Iato delle statue
a bordo di carrelli agganciati a pale meccaniche.
In fondo, la strada tracciata dai proprietari dei mezzi
per agevolare il trasferimento verso San Cipirello
Lo stesso archeologo svizzero - per quarant'anni direttore degli scavi a monte Iato - così descrisse le statue su quel numero di "Sicilia Archeologica":

"Le sculture sono lavorate ad alto rilievo.
Le figure femminili portano un peplos dorico ed una corona d'edera con foglie e frutti, mentre i maschi indossano una gonnella di pela ed una tenia di edera che cinge diagonalmente il torso.
D'una delle due figure maschili manca il blocco con la testa, mentre testa e braccia alzate dell'altra sono assai mutilate, essendo questo blocco stato riadoperato nel muro medievale che si sovrappone alla scena.
Si riconoscono però ancora la barba e gli orecchi equini che contraddistinguono i satiri, come la corona d'edera le menadi.
Tale iconografia bene si adatta alla decorazione di un teatro, edificio dedicato a Dionisio..."



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