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domenica 27 maggio 2018

LA VOLUTTUOSA ESTATE CATANESE DI ERCOLE PATTI

Estate siciliana.
Le fotografie di Nino Teresi
vennero pubblicate nel dicembre del 1967
dalla rivista "Sicilia" edita da S.F. Flaccovio
L'estate piomba sulla Sicilia come un falco sulla sua preda: improvvisa e implacabile, consegna al vivere quotidiano lunghe giornate prostrate alla mollezza del sole ed al richiamo irrefrenabile del mare.
La voluttuosa stagione dei bagni, che può iniziare a maggio e concludersi ad ottobre, è stata descritta da Ercole Patti nel racconto "L'adolescenza", pubblicato come prologo in "Diario siciliano" ( Bompiani, 1971 ).


La sensualità dei bagni fra gli scogli di Catania, la contemplazione dei colori, degli odori e dei sapori marini, l'ozio del riposo pomeridiano, il languore gastronomico, fanno dell'estate siciliana di Patti un'esperienza sensoriale, dilagante e struggente.
Leggendo le sue pagine, torna in mente l'abusata ma appropriata espressione di Baudelaire, "sempre il mare, uomo libero, amerai":

"L'odore del mare di Catania nel 1920, quell'odore di vecchie tavole imbevute di salsedine, gli scogli ricoperti di alghe verdi o avana pallido carnose e sensibili come branche di polipo.
L'aria marina trascorreva tra i pali e le passerelle di legno dei vecchi stabilimenti balneari.
Qualche riccio bluastro si vedeva sul fondo ingrandito dall'acqua limpida sotto la verandina battuta dalla brezza marina.


Il mare salato penetrava nelle narici, attaccava le mucose, faceva lagrimare gli occhi durante i numerosi tuffi a chiodo fatti dal piccolo trampolino sporgente dalla scogliera di Guardia Ognina.
Mentre l'acqua marina scivolava sul corpo felice i pensieri confusi del meraviglioso pomeriggio da trascorrere ronzavano nella testa sommersa sott'acqua.
L'acqua scorreva sul corpo compatto e abbronzato in un desiderio struggente della pasta con le melanzane che aspettava a casa sotto un piatto capovolto ancora tiepida.
Il desiderio della pasta con le melanzane era simile come intensità a quello di vedere gli occhi della figlia dell'avvocato che si affacciava alla bassa finestra della casa di fronte.


il rombo leggero del mare che si insinuava fra gli scogli e ne tornava fuori con un movimento di risucchio scoprendo qualche patella che se ne stava leggermente sollevata sulla parete dello scoglio quasi per respirare pronta ad attaccarsi dal demente con la ventosa se qualcuno la toccava.
Durante quelle ore marine mentre l'acqua grondava e si asciugava subito sulla pelle la vita sembrava non dovesse mai aver fine ed era disseminata di ore bellissime di ore bellissime, di risvegli dopo un leggero sonno pomeridiano nella stanza in penombra mentre attraverso le stecche dello storino abbassato arrivava il vento rinfrescato del meriggio...


Il mare rotolava sulla sabbia liscia della spiaggia.
L'olio delle meduse marine vi galleggiava in piccole chiazze e causticava la pelle soltanto che la sfiorasse appena.
Il braccio tenero bruciato dall'olio della medusa; si sentiva l'eco del grido di allarme dei ragazzi che risuonava fra gli scogli:

'L'olio a mare! L'olio a mare!'

Nelle narici c'era l'odore delle erbe carnose vedine e ondulate come una frangia di stoffa.
L'estate dilagava nel cielo a grandi ondate silenziose..."


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