Una delle due torri che dominano il prospetto del duomo di Cefalù. Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia |
Fra tutte le grandi chiese siciliane costruite in età normanna, il duomo di Cefalù è quella che in origine ha rappresentato il più felice connubio tra forme architettoniche ed ambiente naturale.
Il colpo d'occhio offerto dalla costruzione fondata per volontà di Ruggero II offre la visione di un manufatto solidamente ed armoniosamente incastonato fra il mare e la sovrastante rocca rocciosa.
Da un punto di vista architettonico, il duomo cefaludese viene indicato come il più tipico esempio di "ecclesia munita" della Sicilia normanna: quel modello cioè di "chiesa-fortezza" che doveva esaltare pienamente il potere regio dei dominatori cristiani della Sicilia del secolo XII.
Così, le due possenti torri che dominano il prospetto del duomo - recentemente aperte alle visite - raccontano la natura stessa del potere ruggeriano, fondato sull'ostentata e ben riconoscibile affermazione di un prestigio politico che voleva trarre fondamento dalla difesa di una fede religiosa.
Tutti gli studiosi di architettura normanna hanno colto la peculiarità costruttiva dell'edificio; ma in maniera più perspicace ed acuta, l'identità del duomo è stata così descritta dal critico letterario e d'arte cefaludese Steno Vazzana:
"Il duomo - si legge in "Cefalù oltre le mura" ( Edizioni dell'ARNIA, 1981, Roma ) - si offre con la visione dei due torrioni e della volta del transetto sud, allineati ad uguale altezza, sicché se ne ricava a colpo d'occhio il rilievo di una forma pressoché cubica, proprio da fortezza, solidamente piantata sul declivio del paese, quasi come una continuazione della massa calcarea della montagna che le fa da sfondo...
Tutti gli studiosi di architettura normanna hanno colto la peculiarità costruttiva dell'edificio; ma in maniera più perspicace ed acuta, l'identità del duomo è stata così descritta dal critico letterario e d'arte cefaludese Steno Vazzana:
"Il duomo - si legge in "Cefalù oltre le mura" ( Edizioni dell'ARNIA, 1981, Roma ) - si offre con la visione dei due torrioni e della volta del transetto sud, allineati ad uguale altezza, sicché se ne ricava a colpo d'occhio il rilievo di una forma pressoché cubica, proprio da fortezza, solidamente piantata sul declivio del paese, quasi come una continuazione della massa calcarea della montagna che le fa da sfondo...
E' pur vero che le linee del paesaggio addolciscono molto l'impressione d'insieme, ma non sì da cancellare l'imponente dimostrazione di forza quasi naturale che il monumento spira dalle sue masse angolose, dominanti sul sottostante abitato compatto e dimesso con imperiosità regale...
In verità si esprime nell'esterno del duomo cefaludese la nordica dignità guerresca di un popolo ancora fedele alle sue origini, giustamente e giovanilmente cosciente della sua missione storica, che dal contatto con il mondo islamico traeva piuttosto elementi di contrasto che di similarità..."
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