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domenica 8 novembre 2020

LA DISADORNA E SOLITARIA BELLEZZA DI SCLAFANI BAGNI

Sclafani Bagni,
la chiesa di San Filippo.
Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia


Con i suoi trecento abitanti, Sclafani Bagni è il più isolato e tranquillo paese delle Madonie; un luogo che prepara il viaggiatore alla solitudine sin dalle dissestate e deserte strade che permettono di raggiungerla: bellissima quella che la collega a Cerda, che si snoda lungo un anfiteatro di discese e salite su cui si sfidarono i bolidi della Targa Florio.
Arrivati a destinazione, Sclafani Bagni mette in mostra i resti severi del millenario castello e l'architettura di elementare eleganza di un buon numero di chiese, prova evidente dello spopolamento subito dal paese nei secoli.



Il centro abitato ricorda l'ambiente di molti altri paesi delle Madonie, così come descritto nel 1961 dallo scrittore  Giovanni Guaita in "Paesi delle Madonie - I campi da sci della borghesia palermitana" ( "Sicilia", volume I, collana "Tuttitalia", G.C.Sansoni - Istituto Geografico De Agostini, pp.240-241 ):

"Le case sono spesso disadorne, ma di una nudità sincera e civile, l'erosione del tempo e la unicità del materiale impiegato hanno creato una uniformità di tono che non dispiace, ogni tanto le decorazioni di un arco catalano, col loro rigoglio simile a quello di cosa vegetale, o un terrazzo settecentesco, con la sua ricca ringhiera in ferro tutta aperta come un fiore sul paesaggio cittadino, dimostrano un'antica dignità di vita locale...

L'importanza della montagna è espressa in modo scenografico: tutti i paesi le sono disposti intorno in un'alta catena eguale e ininterrotta, senza intrusione di quelle borgate un pò difformi nate nell'Ottocento o nel Novecento ai nodi stradali o ferroviari, o di quelle altre, piatte e aperte, costruite nel Settecento da qualche ricco feudatario.

Sono centri cresciuti su se stessi, ciascuno nel suo angolo di montagna, collegati tra loro da strade rotabili, e collegati invece al territorio interno da un ventaglio di trazzere.
Ma certo la montagna ha sempre agito in un senso conservatore, su una società già tesa sino allo spasimo a conservare i rapporti e le tecniche tradizionali..."   
 

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