Scorci di Scopello. Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia |
Con il loro corredo botanico che è un catalogo rigoglioso, a tratti straripante, di vita mediterranea - la palma nana, il carrubo, il frassino, l'ulivo, l'olivastro, il mirto, il mandorlo, l'alloro, le piante grasse - i faraglioni e la costa più accidentata di Scopello raccontano un passato remoto in cui un manipolo di cavalieri padani, pare piacentini, ne frequentarono il borgo; un villaggio che, per la vicina zona di pesca di grossi tonni, in precedenza era stato chiamato Cetaria.
Pare che a guidare a Scopello i cavalieri venuti dal Nord sia stato tale Oddone di Camerina, in virtù di una concessione disposta nel 1237 da Federico II. Il documento concedeva questo luogo "a detti uomini lombardi per essere molto oppressati dalle guerre, andandovi con le mogli, coi figlioli ed i bestiami, le sostanze, i mobili e le masserizie, allo scopo di potervi comodamente abitare".
La concessione di una località siciliana dove dimenticare le asprezze dei combattimenti non procurò ai "lombardi piacentini" grandi benefici; pare infatti che l'asprezza della località - afflitta dalla malaria - e le incursioni dei corsari nordafricani già nel 1241 avessero convinto i cavalieri padani ad abbandonare Scopello. Da qualche anno, migliaia di turisti e visitatori lombardi e di altre regioni del Nord Italia invadono la terra ed il mare che fu per un lontanissimo decennio dei loro antenati; e, ammaliati dallo scenario mediterraneo, non immaginano che questi luoghi siano stati quasi un millennio fa oggetto di una precipitosa fuga di conterranei.
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