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lunedì 5 febbraio 2024

LE TROPPE INCOGNITE CHE GRAVANO SULL'AGRICOLTURA DEL BELICE

Contadini ed allevatori
del Belìce.
Fotografie
Ernesto Oliva-ReportageSicilia 


Per il Belìce, l'agricoltura, la pastorizia e l'allevamento degli animali costituiscono da sempre la più importante forma di economia: l'unica possibile anche dopo la devastazione materiale, sociale e demografica seguita al terremoto del gennaio del 1968. Migliaia di famiglie di un territorio che comprende le province di Palermo, Trapani ed Agrigento vivono grazie al lavoro sui campi, che si basa ancora sui saperi tramandati dai nonni e dai genitori. 



Questa identitaria espressione di conoscenze e di sussistenza economica rischia da qualche anno di essere compromessa dagli eventi naturali e dalle scelte produttive a più ampio respiro territoriale. Siccità, innalzamento delle temperature, carenze infrastrutturali - strade ed opere idrauliche per l'irrigazione - rincari dei costi di produzione e crollo dei prezzi di vendita delle colture, concorrenza dei prodotti extraeuropei ed interessi delle grandi aziende alimentari stanno soffocando l'attività dei piccoli produttori belicini. 



Si chiedono rimedi alla politica - regionale, nazionale ed europea - e si manifesta sulle strade, percorse da colonne di trattori, come accaduto oggi a Santa Margherita del Belìce. Il timore è che dopo i danni provocati dal terremoto, fra qualche anno gli effetti di questa crisi produttiva possano dare il definitivo colpo di grazia ad un pezzo di economia e di società siciliana.  

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