Edizioni straniere de "Il Gattopardo". Fotografia Ernesto Oliva-ReportageSicilia |
Furono ben nove le edizioni del libro pubblicate da Feltrinelli nel febbraio del 1959 dopo l'avvio della prima stampa, risalente al 25 ottobre dell'anno precedente. Agli inizi del 1961, "Il Gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa - già tradotto in 12 lingue, diventate 19 nel 1963 - era stato diffuso in Italia in 250.000 copie, 100.000 in Francia e 150.000 in Germania. La presentazione della prima copia a Palermo avvenne il 9 dicembre del 1958, all'interno della libreria Flaccovio, dove Tomasi di Lampedusa - morto il 23 luglio dell'anno precedente - era solito acquistare romanzi e saggi in lingua inglese e francese. All'appuntamento letterario presero parte parenti, amici e conoscenti dello scrittore, come raccontato il giorno dopo dalla cronaca del "Giornale di Sicilia":
"Nell'ideale omaggio a Giuseppe Tomasi di Lampedusa - scrisse l'anonimo cronista della "fotonotizia", riproposta nel post da ReportageSicilia - principe e scrittore palermitano, il cui nome oggi corre verso la fama, si sono riuniti, invitati da Fausto Flaccovio, nella libreria ove il Tomasi trascorreva curioso e solitario ore e ore, i familiari e gli amici dell'autore, vivo oggi e nel ricordo e nell'opera sua. Fra gli intervenuti, insieme alla moglie di Giuseppe Tomasi, principessa di Lampedusa, Gioacchino e Mirella Lanza Tomasi, il conte e la contessa D'Asaro, ed amici vecchi e nuovi, convenuti in gran numero ed accomunati nell'omaggio e nell'affetto all'amico non dimenticabile e all'autore di un romanzo fra i più significativi del nostro tempo..."
Molto e da autorevoli critici è stato scritto sulla travagliate vicende che fecero da prologo alla pubblicazione del romanzo. Dettagli interessanti emergono dalla lettura del documentatissimo saggio del medico e ricercatore di Palma di Montechiaro, Andrea Vitello: "I Gattopardi di Donnafugata", pubblicato da S.F. Flaccovio a Palermo nel 1963. Vitello raccolse informazioni di "prima mano" sulla gestazione del libro, interrogando parenti, amici e persone direttamente coinvolte nei tentativi di trovare un editore per la pubblicazione. La sua ricerca ha meglio precisato anche i motivi del famoso rifiuto di Elio Vittorini - interrogato sulla vicenda dallo stesso Vitello - all'inclusione de "Il Gattopardo" nella collana "I Gettoni" di Einaudi:
"Ancora in vita, il Tomasi cercò un editore per il suo romanzo col pudore di un giovane esordiente, chiedendo talvolta consigli in merito. Una delle copie battute a macchina Verso la fine tentò due editori famosi: Einaudi e Mondadori. A entrambi fu inviata anonima, per precisa volontà dell'autore: a Einaudi, da Salvatore Fausto Flaccovio; a Mondadori, da Lucio Piccolo. Verso la fine del 1956 il principe ebbe un colloquio con Flaccovio, al quale, presente il comune amico Ubaldo Mirabelli, redattore del "Giornale di Sicilia", offrì la lettura del romanzo. Successivamente, ancora in compagnia del giornalista Mirabelli, lo scrittore portò il dattiloscritto a Flaccovio, che lesse l'opera e pensò di inviarla a Elio Vittorini con una convinta lettera d'accompagnamento, nella quale si caldeggiava appunto la pubblicazione ne "I Gettoni" di Einaudi. Dopo alcuni mesi, Vittorini, rispondendo a Flaccovio, comunicava che stava riordinando la collana e che pertanto doveva rimandare qualsiasi decisione sulla offerta del romanzo. Anche la copia inviata a Mondadori dal cugino Lucio con una lettera di presentazione fu respinta. In ambedue le circostanze editoriali, a prendere in considerazione il romanzo, fu Elio Vittorini, che presso Mondadori, pur non svolgendo attività di lettore, ha sempre avuto il compito di dirigere e coordinare il lavoro dei vari consulenti, limitandosi, generalmente, ad avanzare suggerimenti editoriali sulla base dei giudizi di merito emessi dai critici che collaborano con la casa editrice. Il "gran rifiuto" di Vittorini è stato oggetto di non poche polemiche e di moltissimi commenti: pochissimi hanno condiviso il suo giudizio, i più ( a successo scontato ) hanno gridato al "crucifige".
Non è questa la sede per parlarne, né è nostro compito formulare un giudizio. Per quanto ci risulta da fonte autorevole, possiamo affermare che Vittorini, pur suggerendo a Mondadori un certo lavoro di revisione del dattiloscritto da parte del Tomasi, ritenne il romanzo commercialmente valido: ancora oggi, resta da spiegare perché Mondadori non abbia seguito tale suggerimento. Per "I Gettoni", il discorso doveva essere diverso: in questa sede, Vittorini rifiutò il romanzo per non contraddire il discorso culturale che impostava con quella collana; di ciò, scrisse al Tomasi in una lunga lettera con la quale si dava conto dettagliato dell'esame. Una volta inquadrato il giudizio nella particolare prospettiva dalla quale scaturì, Vittorini tuttora non può imporsi d'amare scrittori che si manifestano entro gli schemi tradizionali: stando alle sue convinzioni, avrebbe potuto amare "Il Gattopardo" come opera del passato, oggi scoperta in qualche archivio. Scartata la possibilità di approvare un autore non congeniale, soprattutto sul piano ideologico, a Vittorini rimase la pratica "colpa" di non avere avuto "fiuto" commerciale; questo, in verità, richiede, tra l'altro, virtù che confinano con l'arte divinatoria: e chi può predire il successo di un'opera?..."
Giuseppe Tomasi di Lampedusa ricevette l'ultimo rifiuto editoriale cinque giorni prima di morire, dopo una cura palliativa nella "Clinica Sanatrix" di Roma. Otto mesi dopo la sua scomparsa, la critica letteraria Elena Craveri-Croce, figlia di Benedetto, tramite l'ingegnere Giargia ricevette il manoscritto del romanzo dalla vedova dello scrittore, la baronessa Alessandra Wolff-Stomersee. Lo scritto, spedito anche questa volta in forma anonima, venne sottoposto dalla figlia del filosofo alla lettura di Giorgio Bassani. Arrivò così il via libera alla pubblicazione, che - in considerazione anche della suggestione creata alla morte di Tomasi di Lampedusa - ottenne uno straordinario successo di pubblico. Nel marzo del 1959, la "Titanus" ottenne i diritti cinematografici. Nell'agosto dello stesso, "Il Gattopardo" si affermo' con 135 voti al "Premio Strega", presieduto quell'anno dal giornalista Luigi Barzini jr., che era solito frequentare Palermo e lo stesso editore Flaccovio. Il riconoscimento venne consegnato all'editore Giangiacomo Feltrinelli, già reduce dal successo editoriale de "Il dottore Zivago" di Pasternak, anch'esso diventato allora un grande classico della cinematografia mondiale.