La Sicilia in un un disegno pubblicato nel 1948 dal saggio "I cinquant'anni del Teatro Massimo", edito a Palermo da I.R.E.S |
Al termine del viaggio letterario offerto ai lettori del suo saggio "La Sicilia" edito in Italia da Cappelli Editore nel 1968, il francese Pierre Sèbilleau descrisse lo "stravagante e abbandonato capolavoro architettonico" di Villa Palagonia, a Bagheria. La scelta di terminare la narrazione dell'Isola con l'illustrazione dell'edificio un tempo abitato da Ferdinando Francesco Gravina, principe di Palagonia, parve a Sèbilleau il miglior modo per offrire una possibile chiave finale di lettura della contraddittoria identità della Sicilia:
"Ho fatto in modo che la vostra ultima passeggiata palermitana e siciliana vi conducesse a questa seducente follia, per dissuadervi un'ultima volta dal dare al vostro viaggio una conclusione troppo razionale, troppo cartesiana, e dal formulare, sulla Sicilia, uno di quei giudizi manichei, "in bianco e nero", contro i quali vi ho messo in guardia fin dalle prime pagine di questo libro.
Ma una precauzione del genere sarà, ormai, senza dubbio, inutile. Adesso voi conoscete la Sicilia. Sorriderete quando alcuni presuntuosi vi diranno di avere scoperto la verità su questo paese in cui Pirandello ha compreso che ciascuno aveva la sua. Quando alcuni insoddisfatti gemeranno davanti a voi: "Che bel paese sarebbe se...", alzerete le spalle, come faceva il "Gattopardo" quando il suo cappellano gli faceva discorsi del genere.
Insorgerete contro quei biliosi che vi diranno di non avere visto in Sicilia che miseria, ma compatirete un poco gli entusiasti che non l'hanno vista affatto. Abituati come vi siete, ormai, ai contrasti siciliani, vi sembrerà del tutto naturale che l'Isola triangolare possa essere luminosa e scura, immensamente ricca e immensamente povera. Paradiso terrestre e paese fra i meno sviluppati d'Europa. Voi la vedete adesso come realmente è, terra e immagine dell'uomo, cioè con pregi e difetti, e in cui l'uomo che è in voi, quale esso sia, ha conosciuto in pieno la gioia di vivere.
Voi sapete adesso di amare la Sicilia. E' questa, a mio avviso, la sola conclusione, e la migliore, che possiate dare al vostro viaggio..."
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