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giovedì 18 dicembre 2025

STORIA, MITO E PESCI D'APRILE: L'ARDUO RACCONTO DELL'ISOLOTTO DELLE FEMMINE

L'isolotto delle Femmine.
Fotografie Ernesto Oliva-ReportageSicilia©


Ci ha provato anche un saggista e docente universitario di Letteratura italiana autorevole come Massimo Onofri a scrivere la storia dell'isolotto palermitano delle Femmine, districandosi fra leggende e ricostruzioni dei fatti di difficile verifica: un esercizio che ingannò anche lo storico Tommaso Fazello, che nel secolo XVI vi individuò il sito della colonia fenicia di Mozia. Il tentativo di Onofri si può leggere nel saggio "Passaggio in Sicilia", edito da Giunti Editore nel 2016:

"Credo che soltanto in Sicilia possa esistere un nome come questo, su cui per altro s'è molto almanaccato: dico la Sicilia degli "ingravidabalconi" di Verga, delle cavallerie rusticane di compare Turiddu, degli stilnovisti patologici di Brancati. Nome, insomma, d'origine quanto mai misteriosa e catalizzatore di molte leggende. Diciamo allora, che, tra tutte le fantasie etimologiche, quelle che paiono avere una maggiore plausibilità mi sembrano due. La prima: che vuole il nome derivato dal latino "fimis", in quanto traduzione dell'arabo "fim", e cioè bocca, a indicare il canale che separa l'isola dalla terraferma, come risulterebbe, per altro, in un documento del 1176 legato a Guglielmo II. La seconda: che punta sul sintagma latino "Insula Fimi", risultato d'un processo di italianizzazione dell'antico Isola di Eufemio, e cioè il nome del generale Eufemio di Messina, governatore bizantino della Sicilia.



Tra le leggende, la più suggestiva ma anche la più popolare, mi pare quella che si lega all'altra ipotesi che lì, in quella torre, vi fosse una prigione per sole donne. Sicché la tradizione vuole che fossero qui vissute, per sette anni, tredici fanciulle turche, macchiatesi di gravi colpe, e per questa ragione imbarcate dai loro stessi familiari su una nave senza timoniere e alla deriva, fino a quando una tempesta non le fece approdare sull'isolotto. Ma non è finita qui: ritrovate dopo tante ricerche dagli stessi parenti ormai pentiti, insieme alle famiglie decisero di stabilirsi sulla terraferma, dove fondarono, in memoria della pace ritrovata e unendosi ai maschi nativi, una colonia che chiamarono Capaci ( "ca 'a paci": e cioè qui la pace ), e battezzando appunto l'isolotto Isola delle Femmine. A ogni modo, già Plinio il Giovane, in una sua lettera all'imperatore Traiano, la descriveva come "parva et pulcherrima insula mulieribus", per dire di femmine bellissime lì residenti, che si concedevano in premio ai guerrieri più coraggiosi..." 

Nella sua storia dell'isolotto delle Femmine, Massimo Onofri non ha mancato di dare conto di una notizia che nel 2015 fu il frutto di un giornalistico "pesce d'aprile": quello secondo cui emissari russi di Vladimir Putin ne avrebbero trattato l'acquisto , progettando di costruirvi un resort di lusso ed un ponte che l'avrebbe dovuto collegare alla borgata di Sferracavallo



Malgrado i suoi appena 15 ettari e l'assenza di abitanti, in tempi recenti l'isola delle Femmine è stata al centro di altri e documentabili fatti di cronaca. Nel 2017 - 20 anni dopo l'istituzione di una riserva naturale gestita dalla LIPU - giunse l'informazione della sua messa di vendita per un importo di 3 milioni e mezzo milioni di euro da parte di un'agenzia internazionale. Nella sorpresa di tanti, la marchesa Pilo Bacci - discendente di Rosolino Pilo - dichiarò allora di essere la proprietaria dell'isolotto, che a suo dire avrebbe fatto parte di un più vasto feudo di proprietà familiare. Fu allora che un gruppo di donne artiste - fra queste la fotografa Stefania Galegati - avviò un progetto di finanziamento collettivo per l'acquisto dell'isolotto, allo scopo di farne un visionario luogo di ispirazione sui temi dell'ecologia e delle relazioni umane.  Nel frattempo, un funzionario dell'assessorato regionale al Territorio precisò che l'isola delle Femmine sarebbe di proprietà della Regione Siciliana. La questione della titolarità, ad oggi, sembra essere ancora irrisolta, ad alimentare le secolari vicende di questo lembo di terra galleggiante fra mare e cielo, fra realtà ed immaginazione della sua storia.  


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