Fotografia Ernesto Oliva-ReportageSicilia |
ReportageSicilia
ReportageSicilia è uno spazio aperto di pensieri sulla Sicilia, ma è soprattutto una raccolta di immagini fotografiche del suo passato e del suo presente. Da millenni, l'Isola viene raccontata da viaggiatori, scrittori, saggisti e cronisti, all'inesauribile ricerca delle sue contrastanti anime. All'impossibile fine di questo racconto, come ha scritto Guido Piovene, "si vorrebbe essere venuti quaggiù per vedere solo una delle più belle terre del mondo"
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lunedì 31 marzo 2025
giovedì 27 marzo 2025
L' ABILITA' AGRIGENTINA DI FERMARE ANCHE IL CAMMINO DI UN ELEFANTE
Case e viadotto ad Agrigento. Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia |
Le assai incerte vicende che raccontano in questi mesi la storia di Agrigento Capitale della Cultura Italiana per il 2025 suggeriscono qualche considerazione sull'indole della città e dei suoi amministratori, incapaci di valorizzare - per Agrigento e per la sua comunità - un'investitura che in altre città ha invece generato durevoli benefici.
"Quello degli agrigentini verso la loro città - ha scritto a questo proposito nel 2007 l'economista agrigentino Francesco Pillitteri nel saggio "Con la testa all'indietro" ( Gruppo Editoriale Kalos, Palermo ) - è un amore strano: se si ascoltano i singoli cittadini tutti si lamentano che manca l'acqua, che le strade sono sporche, che c'è disoccupazione e miseria, ma mai nessuno è disposto seriamente a scioperare, a scendere decisamente in piazza.
La verità è che in fondo tutti sperano di ottenere sopportando, convinti, come sono, che non si ottiene nulla se non con la tecnica del favore.
Sì! Gli agrigentini mormorano spesso e volentieri, ma non alzerebbero mai un dito per cacciare una mosca, giacché anche la mosca fa temere e sperare... Le carenze urbanistiche e le pochezze architettoniche delle costruzioni ( ... ) permangono e si perpetuano tutte anche nel nuovo, così come immutato è rimasto il carattere dei suoi abitanti, con le loro beghe di paese, con i loro egoismi, con quell'assurda concettuale incapacità di valutare l'importanza del bene pubblico, con la precisa convinzione che chi può deve fare solo per sé e per gli amici..."
Ma, nonostante tutto io amo questa città che ha, da sempre, inconsapevolmente subito le responsabilità dei suoi contorti abitanti, di uomini incapaci di aperte e ferme opposizioni e però abilissimi nel fermare il cammino anche di un elefante..."
venerdì 14 marzo 2025
PALERMO, LA CITTA' CHE ANCORA "SFUGGE ALLA SUA MARINA"
La costa orientale di Palermo in una fotografia pubblicata nel 1956 dall'opera "Visioni di Palermo", edita dall'Istituto Geografico De Agostini di Novara |
Molti anni prima che Leonardo Sciascia teorizzasse a Domenico Porzio che a Palermo "non importasse niente del mare, avendogli voltato le spalle... Forse Palermo, in quanto capitale, dal mare non ha visto venire che invasori. Si è difesa da tutto quanto portava il mare..." ( "Fuoco all'anima. Conversazioni con Domenico Porzio", Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1992 ), la stessa convinzione era stata espressa dallo storico dell'arte Giuseppe Bellafiore:
"Nell'acceso trasfigurarsi del giorno, si staglia sul golfo la massa del monte Pellegrino e riposa la città tremolante di luci. Solamente da qui - scrisse nella didascalia della foto pubblicata nel 1956 dall'opera "Visioni di Palermo" edita da Istituto Geografico De Agostini di Novara - il mare alita su Palermo che in ogni altra parte sfugge alla sua marina..."
Negli ultimi anni, Palermo ha in parte recuperato la sua identità di città marinara grazie alle opere dell'Autorità Portuale della Sicilia Occidentale. L'intervento più appariscente è stato quello della realizzazione del "Palermo Marina Yachting", il molo trapezoidale affiancato dai resti dello storico Castello al Mare e da un bacino artificiale munito di un ridondante gioco di zampilli di acqua.
Tuttavia, la vera sfida che Palermo dovrà affrontare per diventare a pieno titolo una città aperta al suo mare sarà quella del recupero della sua costa orientale, da Sant'Erasmo alla Bandita, dallo Sperone ad Acqua dei Corsari: un litorale devastato da decenni di abusi edilizi e scarichi illegali, per il cui complesso recupero si è prospettato nel 2023 l'impiego di 70 milioni di euro.
giovedì 13 marzo 2025
POLLINA, IL PAESE CHE SOVRANEGGIA LA SICILIA
Anziani a Pollina, 2016. Fotografia Ernesto Oliva-ReportageSicilia |
Il paese di Pollina è uno di quei luoghi della Sicilia che impongono la scelta di arrivarci, isolato com'è ad una altezza di 763 metri su un cocuzzolo da cui è possibile ammirare a perdita di occhio il territorio interno dell'Isola ed il mare Tirreno che lo lambisce a settentrione. Questa particolare collocazione venne già evidenziata nel 1855 da Vito Maria Amico, che ne lodò la "saluberrima aria" ed il territorio circostante coltivato ad "oliveti, vigneti, frassineti e biade": uno scenario che dopo quasi due secoli si è conservato a beneficio di quanti oggi decidano di visitare Pollina.
"Paese fondato nella vetta di un monte, che soprastando sugli altri alla spiaggia aquilonare ( settentrionale, n.d.r. ) della Sicilia - scrisse D'Amico in "Dizionario topografico della Sicilia" - sovraneggia a tutta la regione ed all'opposto mare Tirreno. Era ricinto di mura e presentava difficile ad espugnarsi una rocca sovrapposta a rupi verso libeccio, disgiunta da una fossa e con un ponte; era dunque munitissimo il paese per sito e per arte..."
lunedì 3 marzo 2025
SELINUNTE, IL RESTAURO DELLA TESTA LEONINA DI MARMO DI PAROS
Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia |
Con i suoi 270 ettari di superficie - 110 dei quali urbanizzati - Selinunte è destinata ancora per un lunghissimo periodo a riservare nuove piccole e grandi scoperte ai ricercatori. Una delle ultime risale all'agosto del 2023, quando un gruppo di archeologi tedeschi dell'Università di Bochum riportò alla luce nei pressi dell'antico porto orientale della città fondata da coloni megaresi nel 628 avanti Cristo una testa leonina di marmo - una "sima" - pesante 250 chilogrammi. La scoperta avvenne nell'ultimo giorno programmato di scavi, ad una profondità di poco meno di due metri, in un terreno composto in buona parte da terriccio. La "sima", risalente al IV secolo avanti Cristo, era destinata ad ornare la parte superiore di un tempio o di uno degli edifici monumentali pubblici, costruiti soprattutto nei luoghi sacri. Aveva però anche uno scopo pratico - di tipo idraulico - perché serviva a fare defluire l'acqua piovana verso terra, grazie alla presenza di un beccuccio non presente in questo esemplare. L'eccezionalità della "sima" selinuntina risiede nella qualità del suo materiale marmoreo tendente al grigio, che indagini di laboratorio hanno stabilito provenire con certezza da una cava dell'isola di Paros, nelle Cicladi. La testa leonina viene sottoposta da qualche settimana ad un lavoro di pulitura e restauro nel laboratorio allestito all'interno del Baglio Florio, all'interno del Parco Archeologico. Grazie all'utilizzo del laser e degli ultrasuoni, si stanno rimuovendo le incrostazioni che nel corso dei secoli hanno intaccato la levigatezza della testa leonina, soprattutto della criniera. A Selinunte, già in passato erano stati recuperati frammenti di "sime" in marmo, ma di più piccole dimensioni.
Un ultimo ritrovamento di alcune parti risale a poche settimane, a suggerire l'ipotesi che altre teste leonine potrebbero trovarsi nel sottosuolo dell'estesa area archeologica. La datazione al IV secolo e la mancata definizione di alcuni particolari della "sima" venuta alla luce nel 2023 fanno ipotizzare che la sua lavorazione venne bruscamente interrotta.
Forse, accadde all'incirca nel 409 avanti Cristo, quando "i Cartaginesi - ha scritto nel 2005 Dieter Mertens nell'opera "Urbanistica e architettura nella Sicilia greca" ( a cura di Patrizia Minà, Regione Siciliana, Assessorato dei Beni Culturali e Pubblica Istruzione ) - in un contesto politico profondamente mutato, assediano e prendono la città in pochi giorni, la radono al suolo e ne annientano la popolazione..."
giovedì 27 febbraio 2025
MARETTIMO, L'ISOLA PER "FORTE GENTE DI MARE" CHE HA VARCATO L'OCEANO ATLANTICO
Pescatori a Marettimo. Fotografia di Franco Patini tratta da "vie d'Italia e del Mondo" edito dal Touring Club Italiano nell'aprile del 1969 |
"Marettimo, "ultima che in mare giace, rocciosa, aspra", è stata da sempre, come l'Itaca di Ulisse, buona per forte gente di mare. Da Marettimo, in tempi di penuria, i pescatori sono emigrati in America, e lì, in California, hanno continuato a lavorare sul mare"
Così Vincenzo Consolo descrisse in "Meridiani Sicilia-Isole" edito a Milano nel giugno del 2000 da Editoriale Domus la realtà sociale di Marettimo, da sempre legata alle attività della pesca. L'emigrazione dei marettimari oltre l'Oceano Atlantico è un fenomeno a sé rispetto agli altri flussi migratori che nel Novecento hanno segnato le vicende delle rimanenti isole minori della Sicilia, a cominciare da Favignana e Levanzo e dalle Eolie. Ne ha scritto Gin Racheli in "Le isole minori della Sicilia", edito a Catania da Giuseppe Maimone Editore nel 1989:
"Tra il 1951 e il 1971 emigrarono dall'arcipelago ( delle Egadi, ndr ) 2214 persone, pari al 29 per cento della popolazione, altre 811 se ne andarono tra il 1971 e il 1975. Il fenomeno non dipese dalla crisi delle tonnare, quanto dall'evidente esubero della popolazione rispetto alle capacità reali di sussistenza delle Isole; d'altra parte, le attività traenti dell'agricoltura e del tufo furono abbandonate. Quella estrattiva a causa del proibitivo costo dei trasporti, quella agricola di riflesso all'emigrazione e alla disaffezione dei giovani.
Un caso particolare va considerato Marettimo, dove il flusso migratorio è tuttora in atto, mentre ha subìto un arresto negli ultimi tre anni nelle altre due Isole. Ma a Marettimo molti abitanti si trasferiscono ( più che emigrare ) per periodi di parecchi anni in America, dove da generazioni hanno cospicui interessi in fiorenti imprese di pesca, e in genere tornano a casa per trascorrervi la vecchiaia..."