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sabato 17 maggio 2008

CASSIBILE, QUEL CIPPO SCOMPARSO





"Armistice / signed here / Sept.3. 1943 / Italy - Allies ".
Sino a qualche decennio fa, le campagne siracusane di Cassibile conservavano in questa scarna incisione su pietra la memoria di uno degli eventi cardine della storia d'Italia: la firma dell'armistizio tra Italia ed Alleati, siglata meno di due mesi dopo lo sbarco anglo-americano in Sicilia.
Il cippo commemorativo fu posto in un campo di ulivi, a poca distanza dalla tenda dove il generale Giuseppe Castellano, con un'impeccabile stilografica, firmò il documento di resa
Di quei momenti, a futura memoria degli storici, è rimasta oggi una nota documentazione fotografica: gli scatti delle firme dell'atto di armistizio, quella italiana di Castellano - vestito in borghese, fazzoletto che spunta dal taschino della giacca - e quella americana del capo di Stato Maggiore, Bedell Smith.
Meno documentato è invece il cippo commemorativo che avrebbe dovuto perpetuare il ricordo dell'evento, e che risulta essere andato disperso già molti decenni; REPORTAGESICILIA ne ha trovato però traccia in una fotografia pubblicata nel 1950 da uno dei primi numeri del settimanale 'EPOCA'.
Qualche anno fa, il giornalista e saggista Matteo Collura si mise alla ricerca di quel blocco di pietra, fra i resti di una vasta masseria in contrada San Michele, nelle campagne di Cassibile.
Ecco il suo reportage:

'Preceduta da due piccoli cani che sembrano abbaiare per spirito di servizio - si legge ne 'In Sicilia', Longanesi & C., 2004 - una donna dall'età indefinibile si affaccia sulla soglia di un abituro che un tempo doveva far parte di un razionale complesso rurale. "Si, il posto è questo", dice asciugandosi le mani con un grembiule che tiene intorno ai fianchi.
"Ci dovrebbero essere gli ulivi", dico. "E la scritta che ricorda la firma dell'armistizio. L'ho vista in una fotografia stampata in un libro".
"Io sono qui da trentasei anni e non ho visto niente", replica la donna, cui il duro lavoro sembra aver cancellato la femminilità.
A suo modo è gentile, ma lascia intendere di essere distratta dalle sue occupazioni.
"Gli eredi degli antichi proprietari hanno tolto tutto", spiega. "C'erano gli ulivi? Sì, forse c'erano. Ma adesso ci sono le arance, e le stalle, dove teniamo le mucche. Noi viviamo di questo"'.
Resta il mistero, naturalmente, della sorte del cippo: oggetto di distruzione, di furto vandalico - e magari di futura asta su 'e Bay' - o magari di clandestina conservazione, all'interno di un salotto o di una cantina privata; in tutti questi casi, il cippo dell'armistizio del 1943 ha assolto fugacemente il compito commemorativo assegnatogli quello storico giorno.
( le foto delle firme dell'armistizio sono tratte da saggio 'Sicilia 1943', di Ezio Costanzo, Le Nove Muse Editrice Catania )

AGGIORNAMENTO
Nell'articolo 'Normandia d'Italia', pubblicato dal Corriere della Sera il 3 settembre del 2011, Maria Antonietta Calabrò ricorda che il cippo "venne a lungo chiamato 'la pietra della pace' ( 'a petra da paci' )". Secondo la Calabrò, fu rubato nel 1955, dopo l'originaria donazione fatta dallo stato maggiore di Eisenhower alla baronessa Aline Grande, proprietaria della tenuta San Michele in contrada Santa Teresa Longarini, a 3 chilometri da Cassibile. 

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