"A Gela si vende e si compra di più, c'è maggiore circolazione di denaro, la macchina del progresso ha incominciato a mettersi in moto; per le strade si vedono numerosi moto-scooters con nastri e fiocchi e specchietti e selle in falso leopardo o in falsa zebra.
E nei bar ci sono i juke-box, e nei chioschi si vendono più giornali e più settimanali, ed i tabacchini hanno visto aumentare le richieste di sigarette che non fossero le solite alfa o nazionali semplici. E se i cinema sono sempre due, fanno però spettacoli tutte le sere, e non a sere alternate come accadeva qualche anno fa. Quando ciò accade in un'area depressa, un altro fenomeno viene a galla in modo netto: le contraddizioni non vengono più oscurate e celate, ma stridono.
Così, di Gela 1962 si possono dare due immagini: una ottimistica e una pessimistica. Pessimistica, se ci si limita a constatare lo stato di estrema indigenza nella quale vive tuttora la maggior parte della popolazione, e la mancanza di fognature, di servizi igienici, di lavoro, la povertà della campagna, la carenza di aule scolastiche e di insegnanti, e la gran quantità di cose che resta ancora da fare.
Ottimistica, se si nota l'aumento dei consumi, se si guarda al futuro, agli sviluppi che l'impresa dell'ENI ha provocato e provocherà, alla costruzione del nuovo ospedale, alle case ed ai quartieri che sorgono alla periferia del vecchio centro urbano.
Gela è un paese aperto a tutte le possibilità, dove progresso e arretratezza si confondono ancora, e dove è certamente esploso il primo stadio - quello febbrile, per intenderci - della rivoluzione industriale e dove questa rivoluzione ha causato alcuni dei suoi effetti, ma sviluppandoli e accrescendoli in mezzo al caos ed al disordine e nella mancanza di una legislazione adeguata"
Così, di Gela 1962 si possono dare due immagini: una ottimistica e una pessimistica. Pessimistica, se ci si limita a constatare lo stato di estrema indigenza nella quale vive tuttora la maggior parte della popolazione, e la mancanza di fognature, di servizi igienici, di lavoro, la povertà della campagna, la carenza di aule scolastiche e di insegnanti, e la gran quantità di cose che resta ancora da fare.
Ottimistica, se si nota l'aumento dei consumi, se si guarda al futuro, agli sviluppi che l'impresa dell'ENI ha provocato e provocherà, alla costruzione del nuovo ospedale, alle case ed ai quartieri che sorgono alla periferia del vecchio centro urbano.
Gela è un paese aperto a tutte le possibilità, dove progresso e arretratezza si confondono ancora, e dove è certamente esploso il primo stadio - quello febbrile, per intenderci - della rivoluzione industriale e dove questa rivoluzione ha causato alcuni dei suoi effetti, ma sviluppandoli e accrescendoli in mezzo al caos ed al disordine e nella mancanza di una legislazione adeguata"
Uno scatto del petrolchimico gelese senza indicazione di data del fotografo ragusano Giuseppe Leone, tratto dal catalogo della mostra 'Scritture di Paesaggio', Alloro Editore, Palermo, 1998 |
Il reportage riproposto da REPORTAGE SICILIA è ancora una volta tratto dal mensile del Touring Club d'Italia 'Le Vie d'Italia'; porta la data del maggio 1962, vale a dire nel periodo di massimo sviluppo delle attività di esplorazione petrolifera e lavorazione del greggio nello stabilimento dell'ENI, oggi più noto come petrolchimico.
Nel 1956, le sonde dell'Agip Mineraria avevano scoperto a 3230 metri di profondità, nella Piana del Signore, un giacimento petrolifero: i pozzi crebbero rapidamente, soprattutto fra il vallone Miroglio, il fiume Gela ed il mare, sino a superare i trenta nelle settimane in cui 'Le Vie d'Italia' realizzava il reportage. In quel periodo, gli occupati nel comparto petrolifero erano circa 4.000; l'aspetto stesso di Gela era stato modificato: la realizzazione del petrolchimico aveva richiesto un investimento da 130 miliardi di lire e la necessità di spianare 500 ettari di terra sabbiosa,dove far scorrere strade, canali di cemento ed impianti di produzione.
Nell'area industriale - poco distante dai 'terragni', le case umide e senza servizi igienici, abitate dai più poveri - quattro settori trasformavano il greggio in benzina, gasolio e bitume; qui venivano prodotti anche prodotti azotati ed etilenici, solfato ammonico, urea e coke.
Le previsioni indicarono la possibilità di ricavare petrolio da circa 200 pozzi, ma le potenzialità del giacimento nisseno si rivelarono presto ben inferiori, a causa anche dell'eccessiva densità e viscosità del greggio gelese.
Firmato da Giuseppe Tarozzi - due anni prima la produzione di uno straordinario documentario scritto da Leonardo Sciascia 'Gela antica e moderna', realizzato da Giuseppe Ferrara - il resoconto della situazione socio-economica della cittadina nissena di allora, fotografa perfettamente le contraddizioni ancor oggi visibili a Gela: quella della sua situazione occupazionale - oggi deficitaria e non più garantita dai livelli occupazionali degli anni del 'boom petrolifero' - e quella di una situazione ambientale piena di incognite, come dimostrato dall'alto numero di malformazioni infantili registrate negli ultimi decenni e recenti accertamenti della locale Guardia Costiera http://www.hercole.it/index.phpoption=com_content&task=view&id=23991&Itemid=111
Ragazzi e bambini gelesi in strada con gli operai del petrolchimico; negli anni di maggiore attività degli impianti, il numero di addetti raggiunse le 4.000 unità |
Posta su una altura che guarda il canale di Sicilia, lungo una lunga spiaggia sabbiosa, Gela fu una delle più importanti colonie doriche greche dell'isola, fondata il 689 a.C. dai Rodii di Antifemo e dai Cretesi di Eutimo: una storia testimoniata da numerose zone archeologiche, sia terrestri che marine, nascoste queste ultime ancor oggi nei fondali al largo della cittadina.
Il Museo Archeologico nacque nel 1958, nel pieno della stagione di sviluppo delle attività petrolifere; una celebrazione dei fasti più antichi della città greca, proprio quando tutto stava cambiando: il volto del territorio, il suo equilibrio ambientale e la prospettiva di uno sviluppo di un'economia prevalentemente turistica, legata all'offerta del binomio natura e cultura.
Oggi Gela vanta una piazza dedicata ad Enrico Mattei, ma c'è da chiedersi quale sia oggi il futuro del petrolchimico, dopo gli ultimi vent'anni di politiche di dismissione e le nuove ipotesi di un disimpegno dell'ENI:http://www.ragusanews.com/articolo/17282/Raffineria-diGela-cento-assunzioni-per-400-licenziamenti.
Le fotografie pubblicate nel post sono tratte dall'articolo 'Gela, statue e petrolio', di Giuseppe Tarozzi/Scalfati/Fotocielo edito in 'Le Vie d'Italia' del TCI del maggio 1962; 'Sicilia', di Aldo Pecora, collana 'le regioni d'Italia', UTET, 1974; 'Sicilia', volume II della collana 'tuttitalia-enciclopedia dell'Italia antica e moderna', G.C.Sansoni, 1962; 'Sicilia', collana 'attraverso l'Italia', edita dal TCI, 1961
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