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mercoledì 9 dicembre 2015

L'INEFFABILE FULGORE DI SUTERA E DELLA SUA ROCCA

Una pagina dello scrittore Matteo Collura guida i viaggiatori alla visita del borgo nisseno raccolto ai piedi dello scenografico Monte San Paolino


La rocca ed il borgo di Sutera
in una fotografia pubblicata nel 1971 dell'opera
"Enciclopedia delle Regioni Meravigliosa Italia-Sicilia",
Edizioni Aristea


Anche qui - nel cuore della provincia nissena, terra del feudo e delle miniere di zolfo - si ripetono le attrattive paesaggistiche e le suggestioni storiche di tanti altri piccoli paesini della Sicilia.
Sutera sparge la sua secolare edilizia ai piedi di una rocca con una forma di scoglio quadrato, simile ad una immensa torre di gesso; dalla sua sommità, si scorge una delle più complete e belle viste dell'isola.
Naturalmente, tanta naturale suggestione dei luoghi  non poteva accontentare l'ingegno siciliano; è per questo motivo che qualcuno ha pensato di utilizzare due milioni di fondi europei per costruire su quella fantastica opera della natura  un improbabile ascensore panoramico.  
Il paese, in parte distrutto nel 1905 da una rovinosa frana, conserva pochi resti di un castello un tempo munitissimo e oggi testimone di millenarie ed inquiete vicende ( nel 1299 vi fu illustre prigioniero Filippo d'Angiò, principe di Taranto e secondogenito del Re di Napoli ).



Fra i pochi scrittori che hanno dedicato qualche pagina a questo borgo figura l'agrigentino Matteo Collura:

"Visto dal basso - viaggiando appunto da Agrigento o da Palermo - il paesino appare attaccato a un dente di roccia, come a un dito femminile un anello di non preziosa sostanza ma d'ineffabile fulgore.
Come Caltabellotta - si legge in "Sicilia Sconosciuta, itinerari insoliti e curiosi", edito da Rizzoli nel 1997 - Sutera è un nido d'aquila difficile da raggiungere e per questo in gran parte salvato dal dilagare delle seconde case.
L'abitato è disposto lungo le pendici del Monte San Paolino ( 823 metri sul livello del mare ).
L'antico quartiere del Rabato conserva i caratteri arabi, con le tipiche stradine tortuose e gli archi seminascosti in un tessuto urbano che sembra mimetizzarsi con la roccia circostante..."




Sutera, infine, al pari di molti altri paesi nisseni ha patito il dramma dello spopolamento per l'emigrazione di centinaia di famiglie ( alla fine dell'Ottocento si contavano oltre 4.000 abitanti, oggi diventati circa 1.500  ).
Le pene, i rimpianti ed i disagi legati all'abbandono della propria terra negli anni Settanta ed Ottanta furono raccontati in tutta Europa da Momò Salamone e dai fratelli Enzo e Lorenzo Mancuso: poeti, musicisti e cantastorie partiti da Sutera e diventati cantori dei ricordi di chi, per vivere, è costretto a lasciare la sua terra e la sua gente. 


     

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