L'ex campione europeo di pugilato Pino Leto e la sua palestra di boxe all'aperto, in piazza Caracciolo. Le fotografie del post sono di ReportageSicilia |
Agli inizi del primo round, sotto il tendone di Partanna Mondello, la folla della Vucciria urlava "Leto, Leto, mandalo al tappeto!".
Il coro, scandito battendo i piedi sulle tavole di legno, si interruppe di colpo; ad ammutolirlo dopo nemmeno un minuto fu un violento montante al volto che mandò lui - Pino Leto - al tappeto.
Era la sera del 20 dicembre del 1989, quando il francese della Guadelupa Gilbert Delé mise fine alla carriera del pugile palermitano fino a quel momento campione europeo dei Superwelters.
Il montante raggiunse Leto forse alla nuca; o almeno, così lasciò intendere il boxeur di casa ai suoi delusi sostenitori.
Così, quando l'arbitro inglese John Coilye decretò il KO, dentro e fuori dal ring successe il parapiglia: una sorella di Leto tentò di aggredire Coilye, mentre lo staff tecnico di Delé riuscì a sfuggire ai "vuccirioti" solo grazie all'accorrere di poliziotti e carabinieri.
L'epilogo della carriera di Pino Leto è solo uno dei tanti episodi fuori dall'ordinario che hanno accompagnato la vita di un pugile cresciuto nel cuore di una Palermo disperata e alla difficile ricerca del riscatto sociale.
Molti amici d'infanzia dell'ex campione, oggi 61enne, sono caduti nel frattempo per sempre, uccisi da un colpo di pistola o da una dose di eroina; altri hanno frequentato regolarmente il carcere perché - racconta oggi Leto - "non hanno voluto o non hanno avuto la possibilità di far mangiare i propri figli in maniera onesta".
Dopo l'abbandono della carriera agonistica, lui stesso si è scontrato con le crudeli regole palermitane del gioco criminale: era il luglio del 1993 quando in corso dei Mille - da guardia giurata di una banca - uccise con un colpo di pistola un rapinatore 17enne.
Il ragazzo si chiamava Damiano Ciaramitaro; l'ex pugile gli sparò dopo avere ricevuto una coltellata che gli aveva procurato uno squarcio dallo zigomo della guancia sinistra sino al collo.
In ospedale Pino Leto fu ricucito con 215 punti di sutura, né fu quella l'ultima traversia che sembra porne la vita quotidiana costantemente sul filo del rasoio.
Nell'aprile del 2015, Leto è stato fermato dopo una rissa all'interno della Vucciria.
La vicenda gli è costata la perdita della licenza per il porto d'armi e il lavoro da guardia giurata.
Da allora, Pino Leto riunisce i ragazzi dello storico quartiere palermitano a scuola di boxe sulle "balate" di piazza Caracciolo.
Il suo desiderio è quello di potere disporre di uno spazio chiuso dove allestire una vera palestra:
"Voglio insegnare a questi ragazzi che ci può essere un modo di vincere, nella vita, secondo le regole dello sport.
La boxe - spiega Pino Leto - può essere lo strumento per fargli capire che c'é qualcosa oltre la povertà della Vucciria: un mondo da conoscere e dove cercare di essere migliori.
Ricordo ancora il primo incontro combattuto lontano da Palermo.
Per la prima volta misi piede su un aereo e per la prima volta feci colazione in un albergo: erano lussi che non avevo mai neppure immaginato..."
Nell'aprile del 2015, Leto è stato fermato dopo una rissa all'interno della Vucciria.
La vicenda gli è costata la perdita della licenza per il porto d'armi e il lavoro da guardia giurata.
Da allora, Pino Leto riunisce i ragazzi dello storico quartiere palermitano a scuola di boxe sulle "balate" di piazza Caracciolo.
Il suo desiderio è quello di potere disporre di uno spazio chiuso dove allestire una vera palestra:
"Voglio insegnare a questi ragazzi che ci può essere un modo di vincere, nella vita, secondo le regole dello sport.
La boxe - spiega Pino Leto - può essere lo strumento per fargli capire che c'é qualcosa oltre la povertà della Vucciria: un mondo da conoscere e dove cercare di essere migliori.
Ricordo ancora il primo incontro combattuto lontano da Palermo.
Per la prima volta misi piede su un aereo e per la prima volta feci colazione in un albergo: erano lussi che non avevo mai neppure immaginato..."
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