L'isola di Porto Palo di Capo Passero. Le fotografie sono di ReportageSicilia |
A lui si deve la notizia secondo cui l'occasionale formazione dell'isolotto - oggi esteso circa 37 ettari, ed alto 21 metri sul livello del mare - era all'epoca legata alla forza delle mareggiate invernali:
"Questa penisola - scrisse Fazello - è molto più che un mezzo miglio di circuito, e di giro, è tutta pietrosa, aspra, piena di balze, e di rupi, e di sassi grossissimi, ha un istmo, o vero stretto che a gran fatica è venti passi, tanto è piccolo e stretto.
La onde avviene, che al tempo del verno, quando gonfia il mare, e rincontrandosi l'onde da ogni parte, lì diventa spesso un'isola..."
Nei decenni successivi - come si legge nel prezioso volume "L'isola di Capo Passero", edito nel 1988 dall'Ente Fauna Siciliana - sia sulle carte nautiche che nei resoconti di viaggiatori, non si rileva traccia dell'isolotto.
Il primo scritto che rende conto della scomparsa dell'istmo che lo collegava stabilmente alla terraferma risale al 1714.
Da una "Relazione historiografica delle città, castelli, forti e torri esistenti ne' littorali del Regno di Sicilia", conservata nell'Archivio di Stato di Torino ed opera di un colonnello di artiglieria - cavaliere di Castel Alfiere - si apprende che:
"Il piccolo canale di mare, che divide detta isola da terra, è tanto secco dalla parte di mezzogiorno, che si può tragittare sopra un cavallo, e però dalla parte di tramontana ponno entrarvi li bastimenti"
In seguito, vari autori e cartografi - da Grevio-Burmann a Bellin, da Michele De Borch ad Arcangelo Leanti - non attestano più la presenza dell'isola di Capo Passero.
Ancora nel 1767, l'archeologo tedesco Joseph Hermann Von Riedesel, diretto da Malta verso le coste siracusane, definì Capo Passero come una "punta di terra" protesa sul mare.
Appena tre anni dopo, l'isola riappariva però agli occhi di Patrick Brydone.
In "A tour through Sicily and Malta", il viaggiatore scozzese scrisse che Capo Passero non era una penisola, come indicato dalle carte nautiche, ma un isolotto deserto e spoglio di vegetazione, separato dalla terra da uno stretto di circa mezzo miglio.
Ha scritto quindi Sebastiano Burgaretta in "L'isola di Capo Passero" che si può dedurre che l'isola prese la sua fisionomia odierna nella seconda metà del Settecento, proprio all'epoca in cui la osservò Brydone.
"Appare perciò strano - ha concluso Burgaretta - che nel 1859 Vincenzo Amico in "Dizionario Topografico della Sicilia", trattando di Capo Passero, scriva '... in lungo e in largo stendéntesi per due miglia ad austro nel mare ed ivi per poco depresso volgesi a sinistra curvato il lido e forma una penisola dove si avanza ad oriente, la quale si ha un circuito di 600 passi ad aspre rupi e caverne...'"
Nei decenni successivi - come si legge nel prezioso volume "L'isola di Capo Passero", edito nel 1988 dall'Ente Fauna Siciliana - sia sulle carte nautiche che nei resoconti di viaggiatori, non si rileva traccia dell'isolotto.
Il primo scritto che rende conto della scomparsa dell'istmo che lo collegava stabilmente alla terraferma risale al 1714.
Da una "Relazione historiografica delle città, castelli, forti e torri esistenti ne' littorali del Regno di Sicilia", conservata nell'Archivio di Stato di Torino ed opera di un colonnello di artiglieria - cavaliere di Castel Alfiere - si apprende che:
"Il piccolo canale di mare, che divide detta isola da terra, è tanto secco dalla parte di mezzogiorno, che si può tragittare sopra un cavallo, e però dalla parte di tramontana ponno entrarvi li bastimenti"
Ancora nel 1767, l'archeologo tedesco Joseph Hermann Von Riedesel, diretto da Malta verso le coste siracusane, definì Capo Passero come una "punta di terra" protesa sul mare.
Appena tre anni dopo, l'isola riappariva però agli occhi di Patrick Brydone.
In "A tour through Sicily and Malta", il viaggiatore scozzese scrisse che Capo Passero non era una penisola, come indicato dalle carte nautiche, ma un isolotto deserto e spoglio di vegetazione, separato dalla terra da uno stretto di circa mezzo miglio.
Ha scritto quindi Sebastiano Burgaretta in "L'isola di Capo Passero" che si può dedurre che l'isola prese la sua fisionomia odierna nella seconda metà del Settecento, proprio all'epoca in cui la osservò Brydone.
"Appare perciò strano - ha concluso Burgaretta - che nel 1859 Vincenzo Amico in "Dizionario Topografico della Sicilia", trattando di Capo Passero, scriva '... in lungo e in largo stendéntesi per due miglia ad austro nel mare ed ivi per poco depresso volgesi a sinistra curvato il lido e forma una penisola dove si avanza ad oriente, la quale si ha un circuito di 600 passi ad aspre rupi e caverne...'"
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