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lunedì 6 aprile 2020

I PESCATORI SICILIANI DI GIOVANNI COMISSO

Barche da pesca a Sant'Elia, nel palermitano.
Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia

Nelle pagine di "Sicilia", edito a Ginevra nel 1953 da Pierre Cailler, Giovanni Comisso tratteggiò brevemente il mondo dei pescatori dell'Isola: un ambiente che lo scrittore di Treviso aveva già conosciuto e più ampiamente narrato nel 1928 in "Gente di mare", incentrato sulla vita e sulle fatiche dei pescatori dell'Adriatico.

"Quando il villaggio è sul mare - scrisse Comisso in "Sicilia" - allora ai contadini si aggiungono i pescatori che abitano nelle case vicino al porto per potere dalla finestra guardare la barca in secca sulla spiaggia e il variare del mare.
Vanno alla pesca con le lampare nella notte e all'alba ritornano riversando sulla sabbia pesce maculato come pantere, altro rosso irto come draghi, altro ancora azzurro e verdastro come i fondali da cui proviene.


Le lunghe reti vengono portate ad asciugare al sole sul pendio con un senso religioso verso questo strumento della loro fatica notturna, come se portassero lo strascico della Madonna.
Le barche dalle prue variopinte d'azzurro, di bianco e di rosso vengono spinte in secca scorrendo su rulli di legno come ai primordi del navigare" 

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