Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia |
A guardarla da lontano, Custonaci - paese del trapanese che si incontra lungo la strada che conduce alla più nota San Vito lo Capo - non invoglia il viaggiatore ad approfondire la sua conoscenza.
Si tira dritto, scoraggiati dalle profonde ferite ambientali provocate dalla presenza di decine di cave di marmo sui fianchi delle montagne che la circondano.
Attraverso il porto di Trapani, i blocchi vengono esportati sino all'India, alla Florida ed ai Paesi della penisola arabica, contribuendo all'attività edilizia di città e metropoli lontanissime da questo piccolo angolo della Sicilia.
Eppure, una visita a Custonaci regala la scoperta di uno dei quei molti luoghi poco noti dell'Isola di interesse culturale ed artistico, con il suo carico di storia religiosa e popolare: il Santuario di Maria Santissima - sovrastante l'abitato - con all'interno un ricco altare e dipinti oggetto di un radicato culto.
All'esterno del Santuario, mani anonime di abilissimi artigiani ordirono la tessitura lapidea di un sagrato disposto su più piani e costituito da fasce, rosoni e altri decori geometrici composti con migliaia di ciottoli di fiume.
La storia di questa singolare pavimentazione è finora in gran parte da scrivere, non trovandosi una documentazione che possa tramandare i nomi degli autori né il periodo certo di costruzione.
Nel 1984, Matteo Collura ( "Sicilia sconosciuta. Cento itinerari insoliti e curiosi", Rizzoli ) fornì qualche traccia in proposito:
"L'acciottolato, bizzarro e fantasioso mosaico tutto fiori e rosoni, è stato realizzato, un centinaio di anni fa, da un sacerdote del luogo"
Il nome di quel sacerdote - colui che commissionò il sagrato - è stato nel frattempo indicato da più siti in monsignore Giuseppe Rizzo, che fra il 1870 ed il 1900 dispose una profonda ristrutturazione del Santuario.
E' possibile che le maestranze incaricate di creare la scenografica pavimentazione provenissero da luoghi non distanti da Custonaci, e già laboratorio di accurate lavorazioni stradali lapidee ( Erice? ).
Sembra invece più semplice stabilire la provenienza dei ciottoli che servirono per creare il virtuosistico sagrato.
Fra gli anziani custonacesi, si ricorda infatti l'esistenza di un abbondante giacimento di questi sassi nella vicina contrada Frassino-Tuono, definito "u cuticchiato" ( da "cuticchio", "ciottolo" ), nei pressi del greto di un torrente.
La questione dell'origine del magnifico sagrato rimane tuttavia ancora aperta, lasciando solo la certezza dell'ammirazione di chi abbia l'occasione di visitare Custonaci.
All'esterno del Santuario, mani anonime di abilissimi artigiani ordirono la tessitura lapidea di un sagrato disposto su più piani e costituito da fasce, rosoni e altri decori geometrici composti con migliaia di ciottoli di fiume.
La storia di questa singolare pavimentazione è finora in gran parte da scrivere, non trovandosi una documentazione che possa tramandare i nomi degli autori né il periodo certo di costruzione.
Nel 1984, Matteo Collura ( "Sicilia sconosciuta. Cento itinerari insoliti e curiosi", Rizzoli ) fornì qualche traccia in proposito:
"L'acciottolato, bizzarro e fantasioso mosaico tutto fiori e rosoni, è stato realizzato, un centinaio di anni fa, da un sacerdote del luogo"
Il nome di quel sacerdote - colui che commissionò il sagrato - è stato nel frattempo indicato da più siti in monsignore Giuseppe Rizzo, che fra il 1870 ed il 1900 dispose una profonda ristrutturazione del Santuario.
E' possibile che le maestranze incaricate di creare la scenografica pavimentazione provenissero da luoghi non distanti da Custonaci, e già laboratorio di accurate lavorazioni stradali lapidee ( Erice? ).
Sembra invece più semplice stabilire la provenienza dei ciottoli che servirono per creare il virtuosistico sagrato.
Fra gli anziani custonacesi, si ricorda infatti l'esistenza di un abbondante giacimento di questi sassi nella vicina contrada Frassino-Tuono, definito "u cuticchiato" ( da "cuticchio", "ciottolo" ), nei pressi del greto di un torrente.
La questione dell'origine del magnifico sagrato rimane tuttavia ancora aperta, lasciando solo la certezza dell'ammirazione di chi abbia l'occasione di visitare Custonaci.
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