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giovedì 11 novembre 2021

ERCOLE PATTI ED UN REPORTAGE FRA GLI AMBULANTI SULLO STRETTO DI MESSINA

Fotografia di Federico Patellani.
Opera citata nel post


Nel maggio del 1952 Ercole Patti attraversò lo Stretto di Messina a bordo di uno dei traghetti che quotidianamente, dal 1 novembre del 1899 - fatti salvi eventi bellici o naturali - collegano la Sicilia alla Calabria. Colpì l'attenzione dello scrittore catanese la presenza a bordo di gruppi di pendolari del piccolo commercio alimentare: venditori di frutta, verdura o animali da cortile, personaggi dimenticati dell'economia rurale siciliana di quegli anni. Di loro, Patti così scrisse in un reportage - il titolo, "Arrivo nell'isola" - pubblicato nel dicembre dello stesso anno da "L'Illustrazione Italiana" in un fascicolo speciale natalizio dedicato alla Sicilia:

"Un curioso odore di Oriente circola nei sottopassaggi fra le travature metalliche del ponte inferiore che è pieno di folla. Donne con grandi cesti di frutta, di verdura, sacchetti, canestri, involti, panieri, hanno invaso i binari facendoli sparire sotto le loro vesti colorate e i loro variopinti bagagli. Tutta gente che svolge il suo quotidiano piccolo commercio tra Villa San Giovanni e Messina, tra Reggio Calabria e Messina. Vanno vendere i fichi, l'uva o l'insalata, secondo la stagione, facendo la spola tra l'isola e il continente.



Basta un cestino di uova fresche, pochi grappoli di uva o un paio di pollastri vivi legati per le zampe caldissime come avessero la febbre a trentanove, per giustificare la traversata del profondo mare che divide la Sicilia dall'Italia. Quasi a tutte le ore c'è un traghetto che parte e uno che torna tra Messina, Reggio e Villa, e sono tutti affollati. Le grosse macchine straniere dirette a Taormina o ad Agrigento, sistemate accanto ai vagoni incatenati al ponte, emergono tra una folla di panieri, galline e valige legate lo spago...



I turisti stranieri hanno tirato fuori dagli astucci di cuoio binocoli e macchine fotografiche e prendono di mira la costa siciliana; piazzano treppiedi, fanno ronzare apparecchi, girano manovelle. I siciliani che rientrano dal Nord passeggiano sul ponte e cominciano a fiutare l'aria nativa. Il dialetto circola per i ponti e le scalette del battello, fiorisce sulle labbra degli agenti di servizio. L'accento messinese del controllore che attraversa il ponte luminosissimo invaso dalla gran luce del mattino, si riconosce subito, non può lasciare dubbi..."

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