Cala Dogana, a Levanzo. Fotografia tratta da "Capolavori della Sicilia", opera citata |
La fotografia è tratta dal libro "Capolavori della Sicilia", edito a Milano da Co.gra.fa nel 1977. Uno cioè di quei volumi piazzati ancor oggi dai venditori di souvenir sulle bancarelle di Cefalù o Monreale ed infarciti di immagini a colori di chiese, opere d'arte e carretti siciliani, carichi di improbabili suonatori di marranzani e tamburelli. L'immagine riproposta da ReportageSicilia da quella pubblicazione turistica - una veduta dall'alto dell'isola di Levanzo - ha però un singolare valore documentario, e non solo per la frugalità edilizia del centro abitato di cinquant'anni fa. Sembra infatti che la fotografia del gruppo di case che all'epoca cingeva l'arco costiero di cala Dogana - un grumo edilizio fortunatamente non troppo cresciuto nei decenni - non sia stata eseguita in una piena giornata d'estate: collocazione temporale cioè in cui siamo ormai abituati a vedere riprodotta un'isola o altre località marine sugli smartphone, sulle riviste e su ogni tipo di guida di promozione turistica. La Levanzo fissata da "Capolavori della Sicilia" mostra invece il volto un pò ruvido ed aspro delle isole d'autunno; mesi in cui questi luoghi lontani dalla "terraferma" - la Sicilia a sua volta isola - non conoscono quasi piede dei turisti che hanno imparato a frequentarli e a conoscerli esclusivamente durante i mesi estivi.
Così, nessuno o pochissimi che non siano levanzari possono dire di conoscere davvero Levanzo, che è isola soprattutto quando i turisti hanno lasciato da tempo le sue cale rocciose e la calda passeggiata d'agosto lungo il belvedere di cala Dogana.
"Il paese - ha scritto Carla Serra in "Meridiani Sicilia-Isole" edito nel giugno del 2000 da Editoriale Domus - è una specie di domino che si allunga di fronte al molo: due file di cubetti bianchi a un piano e un'unica strada, il salotto all'aperto dei 200 abitanti che in inverno si spostano a Favignana: oppure a Trapani, da dove partono i traghetti e gli aliscafi. Venti minuti per coprire le sei miglia di mare, che diventano giorni d'attesa quando, in inverno, le mareggiate impediscono i collegamenti..."
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