Donna con il bastone a Petralia Soprana. Fotografia di Melo Minnella pubblicata dalla rivista "Sicilia" nel gennaio del 1973 |
Nel 1960 il geografo napoletano Ferdinando Milone diede alle stampe per l'editore Paolo Boringhieri il saggio "Sicilia. La natura e l'uomo": quasi 500 pagine in cui l'autore esamina gli aspetti naturali, storici, demografici, economici e paesaggistici di una regione in cui i secolari problemi, secondo Milone, "derivano dalla situazione geografica e dalla natura del suolo e del clima". Nel saggio - scritto "per amore verso la popolazione dell'isola, che soffre per decenni e decenni di abbandono e di fame" - il geografo traccia uno degli infiniti ritratti dei siciliani forniti nei secoli da viaggiatori:
"Credetemi, questa non è una popolazione qualsiasi. E' gente assai complessa e difficile a capirsi. Assai più delle altre, a me sembra, vicina alla natura, con i suoi trasporti di generosità e di gelosie, di gioie e dolori, allegrie e tristezze, rancori e perdoni; con le sue collere e gli odi implacabili, tramandati dall'una all'altra delle generazioni; le delazioni e l'omertà. Ma, insieme, è erede di una più volte millenaria civiltà, che costruì i tempi dorici e le chiese barocche, i castelli medioevali e le ville sontuose del Settecento, le belle città ottocentesche, i giardini tropicali; e dalla quale ebbe, a fondo del suo carattere, una saggezza antica e una intelligenza artistica, una pienezza di sentimenti e una tendenza contemplativa, direi quasi ascetica, che contrasta con l'amore e la precocità dei sensi, e la volge di più verso la speculazione del pensiero, nella filosofia e nel giure, nell'arte o nella scienza, che non verso le attività pratiche, mentre pur ha notevole attitudine ai commerci..."
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