Translate

lunedì 24 novembre 2025

SANTO STEFANO DI CAMASTRA, UNA STORIA DI "STAZZUNARA" E "QUARTARARA"

Ceramiche di Santo Stefano di Camastra.
Fotografie tratte dall'opera
"Artigianato siciliano"
edita nel 1966
da Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta-Roma


Da molti decenni, Santo Stefano di Camastra ha raccolto e amplificato la tradizione delle antiche fornaci messinesi di Patti. Ai nostri giorni, la produzione della maggior parte delle botteghe locali non è sfuggita ad un certo gusto del convenzionale, alimentato da un mercato che non sfugge ai cliché di motivi decorativi indicati come "siciliani". Ne hanno fatto le spese soprattutto le famose pigne, in origine destinate ad ornare con valore propiziatorio portoni d'ingresso e balconi di case; in origine smaltate in verde, giallo e bianco, sono oggi realizzate anche a Santo Stefano di Camastra in una più ampia varietà di tonalità. Sino a qualche anno fa, i colori delle altre ceramiche stefanesi mostravano toni accesi, o un bianco filettato d'azzurro, su uno strato compatto di smalto coprente di colore verde o giallo ferraccia. Quasi del tutto scomparsa è la produzione di fioriere o porta piante di varie dimensioni, anch'esse di colore verde, bianco e giallo. Di contro, prosegue quella di mattonelle per pavimenti, che accosta a motivi decorativi locali ottocenteschi quelli di più moderna composizione.  

Nel 1978, il giornalista, poeta ed autore teatrale messinese Pippo Rescifina così spiegò l'origine dell'arte della ceramica a Santo Stefano di Camastra:

"Le ricerche sull'origine di questa singolare arte, che, alla base della propria espressione, sfrutta il prodotto più naturale, ovvero l'argilla - si legge in un articolo pubblicato il 10 agosto di quell'anno sul "Giornale di Sicilia" - hanno accertato che il primo nucleo stefanese risiedeva esattamente a "Rumèi", da cui "Nomej", antico nome degli abitanti di quella località, confinante con Mistretta. Ma un potentissimo evento sismico, intorno al 670, costrinse molti a rifugiarsi accanto ad un antico monastero basiliano, quello di Santa Maria del Vocante, che oggi è possibile ammirare sulle pendici occidentali del monte Santa Croce o, come viene usualmente definito, "Lettosanto".  Alla prima localizzazione dell'abitato attuale di Santo Stefano di Camastra si è giunti grazie alla individuazione di un altro monastero, dei benedettini, dedicato proprio a Santo Stefano, dal quale prese nome la località.



Lento e travagliato fu l'avvicinamento dei locali all'argilla. ma pare che a spingere gli stefanesi ad usare questo prodotto. Tant'è che un nuovo trasferimento del paese, nel 1682, causato da una potentissima frana, vide moltissimi impegnati nella costruzione di edifici, grazie all'uso dell'argilla per l'esecuzione di tegole e "catusa". Ma la vera lavorazione dell'argilla diventò per gli stefanesi un'arte nel XIX secolo, quando iniziò la produzione delle mattonelle, prodotto che, attraverso gli anni, acquistò sempre più consistente testimonianza di garbo interpretativo ed elemento inconfondibile e caratterizzante della vita economica di Santo Stefano. Nell'ambiente locale, ancora oggi, è doveroso fare una divisione netta tra la produzione degli "stazzunara" ( limitata a semplici oggetti quotidiani ) e quella dei "quartarara" che è legata all'arte della maiolica, cioè della mattonella contenente i motivi floreali o "arabeschi"..." 



Nessun commento:

Posta un commento