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lunedì 7 aprile 2008

SICILIA DI OGGI


Golfo di Palermo e monte Pellegrino
( foto REPORTAGESICILIA )

SICILIA DI IERI


Pescatori con reti. Autore, località e data sconosciuti

( da 'Sicilia' di Loretta Santini, edizioni Fotorapidacolor, Terni, 1973 )

venerdì 4 aprile 2008

1965, DE MAURO E LA 'SELVAGGIA' LINOSA























Per i 400 linosari dell'epoca, quel reportage - l'anno era il 1965 - rappresentò probabilmente una delle prime finestre giornalistiche aperte sul mondo lontano del loro lembo di terra vulcanica: Linosa, appunto, "piccola remota selvaggia isola, di una povertà toccante come la fierezza dei suoi abitanti".
A descrivere con queste parole l'estremo Sud d'Italia, nell'azzurro dell'arcipelago delle Pelagie, fu Mauro de Mauro, il cronista del quotidiano palermitano 'L'Ora' destinato a scomparire, cinque anni dopo, in uno dei gialli più oscuri della moderna storia d'Italia.
De Mauro sbarcò allora a Linosa come inviato della rivista 'Le vie d'Italia', edita dal Touring Club Italiano; ad accompagnarlo c'era il fotografo palermitano Nicola Scafidi, autore degli scatti presentati da 'REPORTAGESICILIA'.
Il loro articolo è una preziosa memoria per i linosari di oggi, e colpisce il lettore per la descrizione ricca di fatti e nomi "dell'ultimo lembo di terra vergine ancora da scoprire per chi voglia godere ancora la rarissima ebrezza di un'angolo d'Europa selvaggio, primitivo, incontaminato".
Dell'isola, munita all'epoca di un frigorifero a gas, "ma utilizzato per i consumi dei turisti", il giornalista de 'L'Ora' sottolineò la bellezza del mare, ma soprattutto la straordinaria pulizia delle case. "I pavimenti brillano - si legge nel reportage - la biancheria è candida, ogni mattina le donne - spesso due volte al giorno - lavano con lo straccio bagnato il cemento antistante la soglia di casa, e scopano il tratto di strada che fronteggia l'abitazione: ignorano cosa sia l'acqua corrente ed hanno il culto della pulizia. Si servono di acqua piovana raccolta in piccole cisterne".
Poi de Mauro descrive le frequentazioni turistiche di quegli anni: "l'isoletta è frequentata per lo più da francesi e tedeschi. Vecchi aficionados dell'isola sono i Parodi ed i Costa di Genova, e molti fra i più illustri sub d'Italia e di Europa che una decina di anni fa hanno scoperto Linosa ed hanno battezzato 'Piccolo Paradiso' la zona intorno al Faro, dove la lava nera e compatta che si immerge nelle onde è rivestita di incrostazioni che la rendono di un bianco abbagliante".
Oggi Linosa conta 480 abitanti, e non ha cambiato molto l'aspetto di isola lontana da quella civilità del consumo che distrugge l'anima dei luoghi più remoti.
L'isola, da molti anni, dispone di acqua e di luce - la cui penuria, nel 1965, affliggeva gli isolani - ma attende ancora quel nuovo porto allora già invocato dai linosari. Meno frequentata rispetto a Lampedusa, Linosa trova voce ai nostri giorni grazie al sito http://www.linosa.biz/, finestra virtuale di una terra che fece così scrivere a de Mauro: "la verità è che non esiste, in tutti i mari del Mediterraneo, un'altra Linosa".














giovedì 3 aprile 2008

SICILIA DI IERI


Campofranco (CL), sede CGIL dei minatori zolfatari, 1962
( foto di Carlo Anfosso, da 'Le vie d'Italia' TCI del luglio 1962 )

L'ABBANDONO DI PALAZZO LAMPEDUSA











Le bombe americane del 5 aprile 1943 fecero scempio dei saloni e degli arredi, trasformando il palazzo nella "scomparsa amata" descritta nei 'Ricordi d'infanzia' dal suo proprietario: Giuseppe Tomasi, principe di Lampedusa, l'autore de 'Il Gattopardo'. Le "ripugnanti rovine" di Palazzo Lampedusa sono ancora lì, in via Lampedusa, tra il retro della Prefettura - che fu la villa urbana dei Whitaker - e l'Oratorio di Santa Cita. Di quello che fu uno dei più grandi palazzi aristocratici palermitani, esteso oltre 1600 metri quadrati, non rimane nulla, se non uno sconfortante sfacelo.
E' la sorte comune a molti altri edifici storici del centro storico di Palermo, abbandonati all'incuria ed all'assenza di illuminati progetti di recupero, strutturale e della memoria. Già il 1 luglio 1998, Gianni Farinetti così descrisse sulle pagine de 'La Stampa' lo stato di Palazzo Lampedusa:
"Sul lato destro si leggono ancora vaghi architravi di finestre, la facciata è spartita dai due portoni e da piccoli ingressi secondari ora murati con grigi blocchi di cemento. Un alianthus cresce rigoglioso nelle inaccessibili macerie, la chioma sparge la sua modesta ombra sulla piccola via abbandonata. Non ci sono abitazioni in questo tratto, solo un cadente edificio moderno ed il finaco severo del palazzo dell'ex Monte dei Pegni con le sue inferriate carcerarie. Lampedusa ricorda che durante i bombardamenti queste si scagliarono contro il palazzo di fronte, penetrando nei saloni, con l'effetto che si può immaginare. Ma non si può immaginare, solo intuire, il dolore di Tommasi che, accorso dopo il bombardamento, riuscì soltanto a riempire una borsa di pochi effetti personali della moglie e si incamminò verso Bagheria. Raggiunse a piedi la casa del principe di Mirto a Santa Flavia e per tre giorni si rinchiuse in una stanza, rifiutandosi di parlare".
I ruderi di Palazzo Lampedusa, oggi, vivono una triste stagione di oblio. Negli anni passati è stato tentato un progetto di recupero privato, frutto di una lunga trattativa con gli attuali proprietari, residenti lontano dalla Sicilia; una squadra di operai ripulì l'area interna, ingombra di detriti e sirighe utilizzate dai tossicodipendenti della zona.
Oggi - a 50 anni dalla pubblicazione del 'Il Gattopardo', datata 11 novembre 1958 - 'l'amata scomparsa' di Giuseppe Tommasi continua la sua agonia; il cemento ha murato anche ciò che rimane del grande portone d'ingresso, al di sopra del quale resiste un raffinato fiore in ferro battuto: quasi un disperato omaggio al principe di Lampedusa ed alle sue disperanti pagine siciliane.
( foto REPORTAGESICILIA )




mercoledì 2 aprile 2008

SICILIA DI OGGI


Palermo, balcone con piante nella strada del Cassaro
( foto REPORTAGESICILIA )

martedì 1 aprile 2008

MUSICA E POESIA, I DONI DELLA 'BOUTIQUE'




A Palermo, la 'Boutique della Musica' di via Terrasanta è un luogo che rimanda ad un'idea di negozio scomparsa ormai da anni.

Emilio Paolo Taormina, semplicemente 'Paolo' per i clienti più intimi, è sempre lì, dal 1962; seduto dietro lo stretto e basso bancone, a ridosso dei pacchi postali pieni di CD appena consegnati dal corriere, Paolo stringe forte l'ormeggio della sua 'Boutique'.

Sono tempi in cui i piccoli negozi di musica - quelli nati nell'era del vinile, poi convertiti al CD - capitolano dinanzi la falce dei megastore e dei brani scaricati da internet.

L'ultimo a cadere, in città, è stato 'EllePi' di via Libertà: uno storico negozio guidato con passione da Alba, e destinato adesso ad ospitare l'ennesimo 'punto-vendita' di telefonini.

Paolo, per ora, tiene duro, alzando ogni mattina la sua saracinesca verde.

I clienti della 'Boutique' appartengono alla fascia d'età che include la generazione dai capelli brizzolati: sono i ragazzini che negli anni Sessanta e Settanta hanno ricevuto da Paolo l'educazione musicale jazz, rock, country, blues, folk e di tutti gli altri generi pop che rendono preziose le discoteche di tanti odierni over cinquanta.

Ritrovarsi in questo negozio, oggi, è anzitutto un modo per ritrovare ed allungare il filo di una passione - la musica - capace di raccontare, in diverso modo, le vite di ciascuno di noi; e di questa possibilità, i brizzolati della 'Boutique' rendono grazie a Paolo.

Da parte sua, l'ultimo custode degli LP e dei CD dispensa ai suoi amici altra arte, "opera di straordinario incanto della parola e dell'armonia": è la poesia, raccolta in leggeri volumetti.

Gli ultimi lavori, editi da 'L'arciere del dissenso', si intitolano "Il colore del vento" e "Magnolie"; vi si leggono versi brevi, sussurati e sempre intimamente sorprendenti.

'REPORTAGESICILIA' ne cita alcuni, con la pretesa di pensare che il raccontare la Sicilia possa diventare - come nel caso di Paolo - Poesia.


di Emilio Paolo Taormina


"Spezza le parole e mordile come pane vi troverai mille spighe cento terre il sapore del sole che ha fatto maturare il grano"


"Tra i giardini di limone qualche filo di fumo disegna l'arrivo dell'autunno"


"Sul fondo dell'acque trasparenti scorrono le nuvole"


"I gridi dei gatti in amore sbucciavano la notte come un'arancia matura"
( foto REPORTAGESICILIA )