Eugenio Bronzetti è stato uno dei più noti fotografi nella Palermo degli anni Venti dello scorso secolo. Figlio di Benedetto – a sua volta attivo in Sicilia come fotografo a partire almeno dal 1889 – e nipote materno di Eugenio Interguglielmi, altro nome storico di quest’arte, Eugenio deve la sua fama agli arditi scatti aerei ed alla fotografia industriale.
Il giovane Bronzetti, nato nel 1906, già all’età di 16 anni fece parlare di sé per essersi arrampicato su una ciminiera, allo scopo di ottenere un’inedita immagine panoramica di Palermo; da lì a qualche anno, il giovane fotografo avrebbe sposato l’ideologia futurista, privilegiando la rappresentazione di edifici monumentali, attrezzature meccaniche, miniere ed inaugurazioni, come quella della sede palermitana della Banca d’Italia, nel 1929.
Così, Eugenio Bronzetti riuscì presto a diventare il fotografo accreditato per molti committenti pubblici: l’Ente di Colonizzazione del Latifondo, i Cantieri Navali, l’Ente Porto e l’Ente Zolfi.
A lui si devono ancora numerose immagini dei villini liberty a Palermo, che costituiscono una parte del patrimonio di circa 85.000 negativi e lastre di vetro che lo stesso Bronzetti donò prima della morte – avvenuta nel 1997 - alla fototeca regionale del Centro per l’Inventario e la Catalogazione del capoluogo siciliano.
Il giovane Bronzetti, nato nel 1906, già all’età di 16 anni fece parlare di sé per essersi arrampicato su una ciminiera, allo scopo di ottenere un’inedita immagine panoramica di Palermo; da lì a qualche anno, il giovane fotografo avrebbe sposato l’ideologia futurista, privilegiando la rappresentazione di edifici monumentali, attrezzature meccaniche, miniere ed inaugurazioni, come quella della sede palermitana della Banca d’Italia, nel 1929.
Così, Eugenio Bronzetti riuscì presto a diventare il fotografo accreditato per molti committenti pubblici: l’Ente di Colonizzazione del Latifondo, i Cantieri Navali, l’Ente Porto e l’Ente Zolfi.
A lui si devono ancora numerose immagini dei villini liberty a Palermo, che costituiscono una parte del patrimonio di circa 85.000 negativi e lastre di vetro che lo stesso Bronzetti donò prima della morte – avvenuta nel 1997 - alla fototeca regionale del Centro per l’Inventario e la Catalogazione del capoluogo siciliano.
Meno nota e celebrata è l’opera fotografica che Bronzetti portò avanti negli ambienti rurali della Sicilia, sin oltre gli anni del secondo conflitto mondiale; i suoi scatti furono realizzati nella maggioranza dei casi utilizzando una vecchia macchina a cassetta a lastre di vetro.
In campagna – come scrisse nel 1990 Nino Recupero, nella prefazione al volume ‘Le Siciliane – L’archivio fotografico di Eugenio Bronzetti’, edito da Gelka – “ il suo occhio documenta la tradizionale, antica miseria; riuscendovi forse meglio che non nella veste di esaltatore della riforma agraria fascista.
Ricche di contrasto tra bianco e nero, le sue foto delle nuove case coloniche del latifondo ricordano più il cinema sovietico degli anni Trenta che non la contemporanea fotografia americana…”.
In campagna – come scrisse nel 1990 Nino Recupero, nella prefazione al volume ‘Le Siciliane – L’archivio fotografico di Eugenio Bronzetti’, edito da Gelka – “ il suo occhio documenta la tradizionale, antica miseria; riuscendovi forse meglio che non nella veste di esaltatore della riforma agraria fascista.
Ricche di contrasto tra bianco e nero, le sue foto delle nuove case coloniche del latifondo ricordano più il cinema sovietico degli anni Trenta che non la contemporanea fotografia americana…”.
Il volume della Gelka è da tempo fuori produzione; REPORTAGESICILIA ripropone alcuni degli scatti raccolti nella pubblicazione. Sono scatti in bianco e nero che restituiscono l’immagine di una Sicilia oggi quasi del tutto scomparsa, in un’ambientazione rurale che racconta per lo più gesti antichi di vita domestica, fra il 1933 ed il 1950.
Nessun commento:
Posta un commento