Le fotografie riproposte in questo post da ReportageSicilia – ad eccezione di una, tratta dall’opera dell’Enit "Il libro dei giorni italiani - Le isole felici", del 1966 - sono tratte dal saggio del geografo Ferdinando Milone “Sicilia, la natura e l’uomo”, edito nel 1960 da Boringhieri.
Il canale di Sicilia con l'ordinata pianta urbana di Gela e le campagne circostanti: l'immagine svela l'identità economica originaria della cittadina nissena, legata alle produzioni agricole |
Si tratta più precisamente di 6 aerofotogrammetrie in bianco e nero scattate prevedibilmente negli anni Cinquanta per un fine militare e cartografico, senza qualsiasi indicazione che ne possa favorire l’attribuzione.
L’aerofotogrammetria – oggi soppiantata dalle immagini satellitari e da strumenti di larga diffusione come “Google Earth” – ha il pregio di restituire un’immagine asettica del paesaggio, rivelandone le sue caratteristiche naturali e gli interventi in esso compiuti dalla mano dell’uomo.
Le immagini riproposte nel post – data la loro datazione – offrono la possibilità di scoprire le profonde trasformazioni subite dal territorio siciliano dopo oltre mezzo secolo.
Così, ad esempio, l’aerofotogrammetria della costa palermitana di Sferracavallo restituisce il volto di una piana dei Colli dall’aspetto agricolo, non ancora stravolto dalla speculazione edilizia. La piana di Gela svela invece l’ordinato tessuto urbano della cittadina nissena e la sua economia agricola prima del disordinato sviluppo indotto dall’affermazione dell’industria del petrolchimico.
La tentacolare topografia del centro ennese di Centuripe, nelle campagne fra il Salso ed il Dittàino: la visione aerea di mezzo secolo fa svela l'originario sviluppo urbano del sito |
Sulla costa jonica catanese, invece, la foto zenitale fissa l’intensità delle colture ed abitativa del territorio etneo fra Mascali, Giarre e Riposto.
Sorprendente appare quindi la topografia aerea di Centuripe, con il suo aspetto, aspro e tentacolare, di stella marina.
Nell’immagine di un latifondo catanese, invece, sembra leggersi quell’immobile condizione di arretratezza e povertà che ancor oggi distingue molte zone interne della Sicilia.
Infine, la misteriosa bellezza di Mozia – con la chiara traccia della sua strada sommersa, dalla porta Nord dell’isoletta fino a Birgi – deve al bianco e nero quella suggestione che è propria dei più antichi segni della civiltà in Sicilia.
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