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martedì 18 settembre 2018

LO SFRUTTAMENTO DEI RAGAZZI DI MAZARA CHE TAGLIAVANO LA TESTA AI GAMBERI

Lavoro minorile in Sicilia.
La fotografia è tratta dal mensile di economia e cultura
"il Mediterraneo", edito dalla Camera di Commercio di Palermo
nel luglio del 1969
Nella primavera del 1969 l'Italia fu messa all'angolo sulla piaga del lavoro minorile in Sicilia, fenomeno già segnalato dalle ricerche di Danilo Dolci e presente pure nella narrazione de "Le parrocchie di Regalpetra" di Leonardo Sciascia ( quella dei bambini impiegati come garzoni dai nobili e dai ricchi del paese ).
La denuncia portò la firma di Joseph Mueller, deputato democristiano   della Germania Occidentale: un rapporto consegnato alla commissione lavoro del MEC - un preciso atto d'accusa contro il governo italiano - descrisse l'esito di un'ispezione condotta in Sicilia occidentale.
Il documento rivelò il diffuso utilizzo di minori soprattutto nei porti pescherecci di Sciacca e Mazara del Vallo.
Penoso e sconcertante risultò soprattutto il loro sfruttamento nella cittadina trapanese. 
Almeno 150 ragazzini - in prevalenza tunisini - risultarono da tempo impiegati per riempire cassette da dieci chilogrammi di gamberi, dopo averne tagliato le teste: un duro lavoro notturno pagato 350 lire a contenitore, privo di ogni tutela sindacale e sanitaria.



La denuncia di Mueller, accompagnata dai dati sullo sfruttamento minorile a Palermo - qui, nel febbraio del 1969, il 12enne Antonio Scalici era morto cadendo da un camion di una ditta di trasporti - provocò lo scontato susseguirsi di promesse a vari livelli per l'eliminazione dell'"odioso fenomeno".
Poche settimane dopo, il Parlamento Europeo condannò la gravità delle indicazioni contenute nel rapporto del deputato di Bonn.
Ministero del Lavoro e Regione Siciliana assicurarono maggiori e più severi controlli; e se a Mazara del Vallo il numero di bambini impegnati a tagliare teste di gamberi scese di colpo, negli anni successivi il lavoro minorile in Sicilia ha continuato ad essere una pratica diffusa.
Oggi il numero di ragazzini impiegati soprattutto nelle attività agricole, pur sfuggendo a precise statistiche, è ancora rilevante. 



Le cronache quotidiane segnalano con frequenza episodi di "caporalato minorile" ai danni soprattutto di ragazzini extracomunitari sbarcati in Sicilia come migranti: un destino di sfruttamento che è il frutto della fragilità delle condizioni economiche nell'Isola, per le quali il prezzo maggiore viene pagato dai più deboli. 

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